Quei vertici rosso-gialli fuori orario: Quelli della notte è a Palazzo Chigi

Mercoledì 15 Luglio 2020
Quei vertici rosso-gialli fuori orario: Quelli della notte è a Palazzo Chigi
IL TREND
Quelli della notte. Così, anche se Renzo Arbore era un'altra cosa, andrebbe chiamata la brigata Conte. Perché se il capo del governo e i suoi ministri dovessero mettersi a cantare, potrebbero benissimo scegliere l'inno di quella strepitosa trasmissione tivvù: «Lo diceva Neruda che di giorno si suda / Ma la notte no! / Lo diceva Picasso, io di giorno mi scasso / Ma la notte no!». E insomma ci risiamo. Ancora una volta - e sarà la ventesima - a Palazzo Chigi ci si ritrova alle ore piccole per decidere i destini della nazione, o meglio per rinviarli. Già su Autostrade in un'altra occasione non s'era trovata la quadra nonostante l'arrivo dell'alba ma ora si è provato ad insistere di nuovo e come al solito: niente! La notte da consiglio dei ministri non sembra portare consiglio. E povera signora Merkel.
Avrà fatto le ore piccolissime la Cancelliera. Era «molto curiosa di sapere come andrà a finire il Cdm su Autostrade» (parole sue) e dunque si sarà messa gli stecchini sulle palpebre per non farle chiudere, per consentirle di tirare tardi, per godersi la tendenza dark che ha preso la politica italiana. E che spesso, dopo grandi maratone notturne, l'arrivo delle pizze a Palazzo Chigi o la gita di gruppo a cena tardissimo ospiti del premier, lo spargimento di veleni intorno al tavolo della riunione piena di veti e controveti e chissà quanti sgambetti sottostanti, si conclude con la formula «salvo intese». Come è accaduto al termine di 5 ore di Cdm non molte notti fa per il decreto Semplificazioni. Di cui il mitico Catalano, il super-ovvio, star di Quelli della notte, avrebbe detto: «Meglio semplificare che non semplificare». Ma magari nelle riunioni governative fuori orario vincesse l'ovvio. Sarebbe il modo migliore per andare a letto prima.
Una squadra che ha scelto di muoversi a tentoni ha trovato nelle tenebre la sua condizione ottimale. Winston Auden, grande poeta sensibilissimo, diceva che lo inquietavano i governanti che non vanno mai a dormire. Magari si sbagliava, perché se la notte fosse risolutiva, ben venga: l'importante è che non sia la prosecuzione della diurna perdita di tempo. Un prolongé dell'indecisione. Il supplemento dello stallo. Gli abili comunicatori di Palazzo Chigi devono pensare che l'abolizione del sonno può dare un'immagine di efficienza alla compagine dei ministri in versione stakanovisti h24, e tuttavia i risultati di tante nottate laboriose in rosso-giallo non suffragano questo pensiero. E suscitano anche sfottò sui social come sta accadendo in queste ore: «Si riuniscono di notte come i vampiri». Ma almeno, di notte, tra il 6 e il 7 marzo 2020, è stato partorito il maxi-decreto per far fronte al Coronavirus (quello, per esempio, sull'assunzione di medici specializzandi). Il 16 marzo, dopo un preconsiglio di 8 ore cominciato alle 16, si è passati al lungo consiglio che poi avrebbe varato il Cura Italia. E dunque guai a demonizzare del tutto la notte. Perché come diceva Frassica nella trasmissione di Arbore: «Meglio una gallina oggi che un uovo domani». E talvolta la gallina si riesce a farla. Ma più che altro la notte è il momento in cui si sfugge meglio, è più agevole mascherarsi da statisti fattivi e risolutori tanto poi domani è un altro giorno e si vedrà. E magari aveva ragione Berlusconi, il quale diceva: «Io la notte non dormo, perché faccio l'amore». Mentre Conte in queste ore di lavoro indefesso (Alberto Arbasino che probabilmente non amava Giuseppi avrebbe potuto rispolverare queste sue rimette: «Tanto parlare, tanto discutere, tanto agitarsi, per risultati così scarsi?») non dorme per il bene degli italiani.
IL MITICO FERRINI
Il vertice notturno più lungo è stato quello del 17 ottobre 2019, sulla manovra economica: oltre sei ore di discussioni per trovare un'intesa «salvo intese». Durò di meno la notte di Natale dell'800 quando fu incoronato imperatore Carlo Magno e cambiò la storia dell'Europa. E ancora: nottatacce - con o senza conferenza stampa finale tra gli sbadigli dei giornalisti e il fuggi fuggi dei ministri - - sul Def e sul Mes, sulla giustizia e su Alitalia, sulla Popolare di Bari e sull'Ilva e sull'Iva. E se manca l'intesa o c'è solo il «salvo intese», i partecipanti si sentono tutti un po' come il Maurizio Ferrini che in Quelli della notte non faceva che dire: «Non capisco ma mi adeguo».
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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