Quarantena o rimpatrio Così Mauritius ferma tutti gli italiani del Nord

Martedì 25 Febbraio 2020
IL CASO
ROMA L'allarme per la diffusione del coronavirus in Nord Italia è arrivato fino a Mauritius, rovinando le vacanze a decine di italiani. Per ora. Nell'isola paradiso dell'Oceano Indiano le autorità hanno impedito lo sbarco a 40 passeggeri lombardi e veneti atterrati su un volo Alitalia, offrendo loro due opzioni: o la quarantena a terra o il rientro immediato. Tutti hanno scelto di tornare indietro. E i controlli sono proseguiti su tutti gli altri voli e riguardano soprattutto i passeggeri provenienti da Paesi dove si sono sviluppati i focolai di contagio, a partire dalla Cina per arrivare a Lombardia e Veneto.
All'aeroporto internazionale Sir Seewoosagur Ramgoola, a una cinquantina di chilometri dalla capitale Port Louis, viene misurata - così come da qualche settimana negli scali italiani - la temperatura dei passeggeri appena sbarcati. Da tutti i voli. Così è capitato che anche gli italiani provenienti da Dubai con volo Emirates venissero fermati. Particolare attenzione alle città d'origine riportate nei passaporti. Chi proviene da sopra il Po finisce inevitabilmente nella lista nera e, cortesemente, viene posto di fronte all'alternativa: quarantena precauzionale di due settimane oppure rimpatrio immediato.
LA STRETTA IMPROVVISA
Il caso è scoppiato con il volo AZ 772 Roma-Mauritius, atterrato regolarmente all'aeroporto dell'isola dell'Oceano Indiano alle 7.45 italiane, con a bordo 212 passeggeri e 12 membri dell'equipaggio, tra cui 40 passeggeri provenienti appunto da Lombardia e Veneto, le due regioni dove si registrano i principali focolai del coronavirus in Italia. La presenza a bordo di questo gruppo ha convinto le autorità mauriziane ad emettere un ordine restrittivo nei loro confronti, impedendone lo sbarco. A meno di non sottoporsi ad un periodo di quarantena nell'isola, quindi almeno 14 giorni. Nonostante nessuno avesse manifestato alcun sintomo. In alternativa, è stato proposto di riprendere il volo per fare immediato rientro in Italia. A tutti gli altri, invece, è stato consentito lo sbarco, senza vincolo alcuno. Scelta anche questa discutibile viste le lunghe ore di viaggio trascorse insieme.
Per i 40 vacanzieri è stata una brutta sorpresa: il governo di Port Louis avrebbe preso questa decisione in modo improvviso, se si considera che non ha dato alcuna comunicazione preventiva ad Alitalia, come ha spiegato in seguito la compagnia in una nota. A quel punto, di fronte alla prospettiva di trascorrere le agognate vacanze chiusi in un ospedale anziché sulle spiagge dorate, i passeggeri discriminati hanno chiesto di rientrare. Alitalia, in coordinamento con la Farnesina, «ha coinvolto le autorità competenti al fine di chiarire l'eventuale sussistenza di limitazioni alla mobilità dei cittadini italiani». Ed ha predisposto il volo di rientro in Italia. Peggio potrebbe andare ad altri connazionali in viaggio non con la compagnia di bandiera ma che hanno scelto voli stranieri. Con tutti gli oneri del caso da sopportare, oltre alla beffa della vacanza finita prima ancora di cominciare.
LA PROTESTA
«È inaccettabile che viaggiatori andati in vacanza scoprano solo dopo l'atterraggio che non sono graditi in quel Paese». Così è intervenuto subito Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori: «È legittimo, per quanto immotivato, che un Paese decida la quarantena nei confronti degli italiani, ma dovrebbe comunicarlo a tempo debito al nostro ministero degli Esteri, oltre che a tour operator e compagnie aeree. Per questo chiediamo che la Farnesina non si limiti a garantire la massima assistenza agli italiani coinvolti nella vicenda, ma che inoltri una nota ufficiale di protesta per il mancato preavviso. Infine, è bene che si coordini con gli altri ministeri degli Esteri per evitare che simili episodi possano ripetersi. Sia chiaro, comunque, che tutte le spese sostenute dai consumatori, per viaggi, hotel, spettacoli, vacanze, partite di calcio, concerti, eventi che poi sono stati cancellati, devono essere rimborsate».
R.C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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