Prosecco immune dal virus le vendite vanno a gonfie vele

Venerdì 3 Aprile 2020
IL CASO
TREVISO Il business del Prosecco sembra non conoscere crisi, neppure davanti al coronavirus che sta mettendo a dura prova migliaia di imprese. Perché se nella grande distribuzione le vendite del nettare delle colline dell'Unesco aumentano, nonostante l'emergenza sanitaria che sta travolgendo il pianeta, il segreto non sta solo nella qualità. Ma anche, e soprattutto, nel significato che riveste. «È un prodotto di conforto, che in questo periodo di difficoltà garantisce tranquillità». Innocente Nardi, presidente della Docg, non ha dubbi: il Prosecco non si arresta perché è una parte traversale del Dna di una comunità. «Fa parte di quei prodotti quotidiani che ti tengono legati alle abitudini, tutte cose delle quali mai come ora abbiamo bisogno». E quindi la gente nei supermercati sembra includerlo volentieri nel carrello.
LA TENDENZA
I primi segnali di un timido calo nella grande distribuzione la Docg ha iniziato ad averli solo la scorsa settimana. Discorso diverso per la filiera Horeca (acromino inglese per indicare ristornati, bar ed enoteche, ndr) completamente bloccata.
«Nella fase pre Covid 19 - precisa Nardi - stavamo crescendo, ora la situazione è preoccupante sul fronte Horeca, mentre nella grande distribuzione reggiamo, anche se nell'ultima settimana il margine di crescita si sta restringendo. Io resto comunque ottimista: noi siamo molto agganciati al mercato italiano, che essendo entrato prima nell'emergenza dovrebbe uscirne prima, e sul fronte dell'export abbiamo un mercato molto frammentato che ci permette di diversificare». Insomma il Coronavirus non intacca il Prosecco che anche sul fronte della produzione disponibile è assolutamente in linea con i dati pre pandemia. Su questo fronte Docg e Doc corrono su binari paralleli. Al primo aprile la produzione disponibile di Doc resta confermata a due milioni e 217mila ettolitri. A questa, in caso di necessità, si potrebbe sommare la parte della vendemmia 2019 a suo tempo stoccata, pari a 550mila ettolitri.
LA GIACENZA
«Il problema se l'emergenza continua precisa Nardi è legato allo stoccaggio della prossima vendemmia qualora non si riesca a vendere le giacenze della vendemmia 2019. Ora vanno evitate speculazioni e va valutato il livello produttivo: noi dipendiamo dalla natura e fino alla vendemmia viviamo nell'incertezza. Nei prossimi mesi valuteremo quali misure affrontare; il nostro compito, come Consorzio, è comunque garantire un equilibrio tra domanda e offerta. Proprio l'altro ieri l'assessore regionale all'agricoltura Pan ha convocato una riunione con tutti i consorzi del Veneto: è un problema generale. Abbiamo iniziato ad affrontare l'argomento per tempo, non vogliamo drammatizzare, ma avere la situazione sotto controllo è nell'interesse di tutti».
«Al momento gli fa eco Stefano Zanette, presidente del consorzio Doc - e sottolineo al momento, pur essendo a conoscenza della drammaticità della situazione per alcune realtà - particolarmente quelle a filiera corta e quelle che non operano all'interno della grande distribuzione organizzata, alle quali va la nostra vicinanza e la disponibilità, come Consorzio, a valutare soluzioni che possano andare loro incontro non vedo scenari drammatici». Anche per la Doc, insomma, la situazione è sotto controllo: i dati confermano l'andamento previsto e la liberalizzazione della quota stoccata è ipotesi più che remota. Non solo: è prematuro adottare misure limitative dell'offerta, sia relative alla produzione 2019 che a quella 2020, a meno che, sulla base di dati oggettivi, nei prossimi mesi la situazione non precipiti tanto da richiedere un tempestivo intervento dei Consorzi. Ma in questo caso si cadrebbe in botti sicure invecchiate a resistenza e resilienza. Un connubio che chi produce vino conosce bene e che anche in questa fase farà la differenza.
Manuela Collodet
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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