Presidente Rosato, il 3 marzo a palazzo Chigi si viene a conoscenza della richiesta

Domenica 9 Agosto 2020
Presidente Rosato, il 3 marzo a palazzo Chigi si viene a conoscenza della richiesta del Cts di chiudere i comuni della Val Seriana, ma si agisce solo il 7. Perché?
«La ricostruzione di quanto accaduto in quei giorni - spiega il presidnete di Italia viva - sarà molto faticosa, ma indispensabile per dare giusta risposta ai parenti delle vittime e al Paese che ha subito un pesante lockdown. Per questo abbiamo proposto una commissione d'inchiesta che lavori su quanto accaduto sia nell'acquisto dei dispositivi sia su alcune scelte che hanno reso il nostro sistema più fragile. Siamo però contrari a processi sommari a chi ha lavorato».
Però il Cts non si rivolse solo a palazzo Chigi, ma interpellò anche la regione Lombardia.
«Assolutamente sì, ed è per questo che consiglio alla Lega prudenza e all'opposizione tutta di non criminalizzare atteggiamenti dei singoli. Che in una fase convulsa come quella ci siano stati errori, mi sembra scontato».
È stato un errore chiudere tutto?
«Siamo partiti con una zona rossa che riguardava un solo comune, penso che oggi dobbiamo lavorare per riaprire non per chiudere».
I verbali, che sono stati alla base di provvedimenti che hanno ristretto le libertà personali, sono venuti fuori solo grazie alla Fondazione Einaudi dopo una forte resistenza della Protezione Civile e dell'Avvocatura dello Stato. Non ritiene assurda questa mancanza di trasparenza?
«Certamente, ed infatti furono per prime le nostre ministre a chiederlo. Infatti nella prima fase le decisioni di restrizione della libertà arrivate con Dpcm se giustificate sotto alcuni profili e nell'immediato inizio, sono risultate poi eccessive e noi di Italia Viva siamo stati i primi a denunciarlo».
Quindi, per trasparenza si potrebbero tirare fuori anche gli altri verbali che mancano?
«Certo, non c'è nessun motivo per secretare nessun atto».
Conte è stato dai magistrati e ha spiegato anche in Parlamento. Pensa che alla luce di questi verbali sia opportuno un suo ritorno in Parlamento?
«La totale trasparenza su quanto accaduto è indispensabile, ma non dimentichiamo che l'emergenza non è finita, soprattutto quella economica che non è meno grave di quella sanitaria».
Il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini ieri ha detto che con il senno di poi è facile parlare. Condivide?
«Sì, ma abbiamo chiesto di trasformare i Dpcm in decreti proprio per condividere le scelte e non affidarle solo al presidente del Consiglio».
L'emergenza economica si affronta con decreti, quella sanitaria con i dpcm ed infatti è stato prolungato lo stato d'emergenza. Non ci sono altre strade?
«Siamo stati noi a chiedere che venisse ridotto ad ottobre. Lo stato d'emergenza opera in tutti contesti dove opera la Protezione Civile quando opera in contesti particolari come l'attuale, ma guai a farne abuso. Bisogna però ricondurre il Paese alla normalità. Mi permetto e lo faccio con prudenza senza nessuna sottovalutazione del rischio Covid, che ogni giorno muoiono 500 persone di tumore e 1000 scoprono di essere ammalate. Le terapie antitumorali non possono essere sospese durante il lockdown».
Ma. Con.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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