Presidente Berlusconi, la lotta alla pandemia è al primo posto dell'azione

Mercoledì 24 Febbraio 2021
Presidente Berlusconi, la lotta alla pandemia è al primo posto dell'azione del nuovo governo. Pensa vada cambiato il meccanismo di approvvigionamento dei vaccini?
«E' evidente che qualcosa fin qui non ha funzionato, non solo in Italia. Anche senza fare paragoni con l'esempio straordinario di Israele, basta guardare al Regno Unito, più simile a noi per dimensioni e caratteristiche: il governo inglese ha già somministrato almeno una dose di vaccino al 25% della popolazione. Va detto però che il problema non è solo italiano, i nostri principali partner nell'Unione Europea sono anch'essi in difficoltà. Credo che la strada da seguire sia quella di verificare la possibilità, con l'acquisto delle licenze dai produttori, di coinvolgere direttamente nel processo produttivo le aziende italiane dotate delle necessarie apparecchiature. I tempi da prevedere per gli eventuali vaccini italiani saranno comunque non inferiori a sei mesi. Ovviamente il governo dovrà chiedere con fermezza il rispetto degli accordi sulle forniture presi con le case farmaceutiche».
Le fasce colorate vanno abbandonate, magari per provvedimenti più generali?
«Alcuni scienziati chiedono un lockdown generalizzato per qualche settimana, come del resto stanno facendo altri paesi europei. Credo che dobbiamo fare di tutto per non arrivare a questo, anche sulla base del parere contrario già espresso da molte regioni. Mi rendo però ben conto che il pericolo di una nuova e più grave ondata, collegata alle varianti del virus che si stanno diffondendo, è davvero dietro l'angolo. Due regole comunque devono essere rispettate in modo assoluto. La prima è che ai cittadini va data un'informazione chiara e tempestiva, non suscitando false speranze né timori infondati, evitando di cambiare strada all'ultimo momento. La seconda regola è che ad ogni chiusura deve corrispondere un risarcimento immediato e soprattutto contestuale».
Che ne pensa dei virologi star dei media?
«Penso che legittime discussioni scientifiche, se trasferite sui media, involontariamente disorientino la popolazione e aumentino quindi la sfiducia. In questi mesi abbiamo ascoltato tutto e il suo contrario e per questo ci auguriamo che la moratoria Draghi sulle corrette informazioni da dare ai cittadini possa estendersi anche alla comunità medico-scientifica».
La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha promesso di inserire la riforma della prescrizione in quella del processo penale. È un successo o solo il modo per rinviare?
«So bene che la maggioranza è composita e che anche sui temi della giustizia le sensibilità sono diverse. Posso solo augurarmi che si giunga alla migliore riforma possibile a tutela dei cittadini sulla base dei principi costituzionali del giusto processo. In Parlamento daremo al ministro Cartabia, che è giurista di pregio, la nostra collaborazione per raggiungere questo scopo».
L'abuso di ufficio è, secondo lei, uno dei motivi della fuga dalla firma denunciata dal premier Draghi? Va rivisto?
«Nonostante alcune parziali riforme nel corso degli anni, la struttura dei codici, in questa materia, è rimasta agli anni '30 del secolo scorso. La realtà dell'amministrazione però è diventata infinitamente più complessa. Fermo restando il rigoroso rispetto della legalità, vi sono anche altre strade, dalle sanzioni civili al giudizio politico dei cittadini, per punire - nel caso di specie - colpe o mancanze di chi esercita funzioni di governo».
Quanto è legato il successo del Recovery Fund alle riforme della giustizia?
«Moltissimo, è l'Europa stessa che ce lo chiede. Un sistema giudiziario efficiente è condizione non solo per garantire i diritti di cittadini e imprese, ma anche per rendere il nostro Paese attrattivo per investimenti. Del resto il problema giustizia esiste e pone una grave questione per la libertà degli italiani. Quanto è emerso in questi mesi sui comportamenti di una parte della magistratura non può rimanere senza conseguenze».
Sul fisco Draghi ha criticato i continui interventi. Che profilo dovrebbe avere secondo lei la riforma ed è possibile che venga accompagnata da un condono?
«Oggi si può e si deve realizzare quello che il Presidente Draghi ha indicato nel suo discorso programmatico, un progressivo alleggerimento del carico fiscale sul lavoro soprattutto nei confronti del ceto medio. Serve una riforma organica del sistema fiscale, oggi inutilmente complesso, e tale da lasciare inevitabili spazi all'elusione. Non credo sia il caso di parlare di condono, ma riformando il quadro di insieme, si dovrà permettere ai contribuenti onesti, soprattutto se gravati da debiti-covid, di chiudere i conti con il passato».
Il centrodestra, tre quarti di governo e un quarto d'opposizione, reggerà alla lunga o è possibile un rimescolamento?
«A lungo termine diceva lord Keynes siamo tutti morti. Ma io non sono mai stato keynesiano, preferisco Milton Friedman o Friederich Von Hayek, quindi mi sbilancio in una previsione: il centro-destra reggerà e vincerà, fin dai prossimi appuntamenti amministrativi. Siamo forze politiche profondamente diverse per cultura politica e per stile, ma ci unisce un buon progetto per l'Italia che rimane assolutamente valido. Sta a noi fare in modo che il centro-destra abbia sempre più le nostre caratteristiche, liberali, cristiane, europeiste, garantiste».
La legge elettorale si rifarà in senso proporzionale o resterà il rosatellum?
«Sinceramente al momento credo che sia l'ultima delle priorità e l'ultima delle preoccupazioni degli italiani».
Dentro FI non tutti hanno gradito la scelta dei ministri azzurri e ora c'è da nominare sottosegretari. Riuscirà a contenere malumori ed eventuali esodi?
«Mi scusi, ma trovo inaccettabile questo modo di rappresentare Forza Italia. La scelta dei ministri è stata fatta come da noi auspicato dal Presidente Draghi su nostra indicazione. Tutta Forza Italia, e sottolineo tutta, si riconosce nelle grandi capacità di Renato Brunetta, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, tre figure che sono parti importanti della nostra storia politica. Allo stesso modo tutta Forza Italia si riconosce nelle persone alle quali ho deciso di delegare la guida operativa del nostro Movimento, prima di tutto Antonio Tajani, con la sua autorevolezza anche internazionale. Non temo nessuna fuga, tanto meno dettata da personalismi che da noi non hanno cittadinanza né ragione di esistere».
Riuscirete a governare con un M5S in pieno tormento e ad eleggere il nuovo Capo dello Stato?
«Questo governo, che io ho fortissimamente voluto, è indubbiamente un'anomalia, determinata da circostanze straordinarie. Nell'imboccare questa strada, tutti erano consapevoli delle difficoltà, ma anche della gravità del momento. Sarebbe assurdo che questa consapevolezza venisse meno in corso d'opera. Naturalmente sappiamo tutti che appena le condizioni lo consentiranno, torneremo a dividerci. Magari con più civiltà e più maturità rispetto al passato perché l'ora più dura ha imposto a tutti un supplemento di ragionevolezza. Ma ci vorrà tempo, perché, purtroppo, da questo disastro non si uscirà in pochi mesi».
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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