Prescrizione, pressing del Pd: vertice e patto di maggioranza

Lunedì 9 Dicembre 2019
IL CASO
ROMA L'obiettivo del Pd è portare a casa qualche risultato entro la fine dell'anno, stendere un documento firmato dai capigruppo della maggioranza nel quale sancire nero su bianco che l'entrata in vigore della riforma della prescrizione venga accompagnata da una norma di garanzia sulla durata ragionevole del processo. Ma l'ordine di scuderia del Nazareno ai parlamentari è stato quello di abbassare i toni, evitare in piena campagna elettorale in Emilia Romagna di acuire la tensione con M5s. Del resto c'è già la legge di bilancio ad essere una partita complicata, inutile accendere altri incendi.
LA SPINTA
Ed allora il Partito democratico spingerà nei prossimi giorni affinché si tenga un vertice della giustizia (possibile tra martedì e mercoledì), dopo aver dato prova di compattezza sia sulla riforma del processo civile che ha avuto il via libera del Cdm, sia sul no all'accelerazione al ddl Costa che punta allo stop della riforma Bonafede.
Le opposizioni parlano di scambio sul tema intercettazioni, sul fatto che i pentastellati non si opporranno alla riforma Orlando, che si arriverà ad un decreto per inserire alcune osservazioni arrivate dai magistrati. In realtà dell'argomento ai vertici che si sono tenuti finora, anche quelli a palazzo Chigi, se ne è parlato pochissimo, non è mai stato un tema divisivo e in ogni caso i dem sono disponibili eventualmente a discutere delle modifiche, non ne fanno insomma una questione di priorità.
LA PREOCCUPAZIONE
La preoccupazione è solo legata ai correttivi da apportare alla norma inserita nel dl Spazzacorrotti, sull'onda anche delle proteste delle Camere penali e delle richieste dell'Anm. Ma ormai è passata la tesi che gli effetti della riforma della prescrizione si vedranno nei prossimi anni, dunque inutile agitare le acque. C'è insomma fiducia nel presidente del Consiglio che due giorni fa ha parlato di «soluzione tecnica vicina» e nel Guardasigilli. Il premier infatti ha fatto sapere che l'idea di estendere i tempi della sospensione dopo il primo grado previsti dalla riforma Orlando (da 18 mesi fino a 3 anni) potrebbe andare bene. E quindi occorrerà vedere quale sarà lo strumento con cui siglare l'intesa. L'orientamento è quello di agire con una legge da approvare in Parlamento, non con un dl. I dem comunque sono aperti a diverse opzioni: ad una soluzione ponte ma anche all'eventualità che il lodo individuato possa essere inserito nella riforma del processo penale e partire tra un anno, non per forza subito.
Solo che Renzi resta sul piede di guerra. Con la riforma Bonafede ripete da tempo si nega la giustizia, non la si agevola. E così fonti parlamentari di Italia viva sottolineano che l'accordo Pd-M5s è «una presa per i fondelli», che al momento l'unica strada dovrebbe essere quella del rinvio. Tuttavia gli stessi renziani sono consapevoli che alzare ancor di più il tiro e votare, per esempio, insieme a FI il ddl Costa porterebbe ad una crisi che nessuno vuole in questo momento
LE TAPPE
In ogni caso il provvedimento firmato dall'esponente azzurro non andrà in Aula nel 2019 e così la possibilità di uno scontro all'arma bianca è rinviato. I dem però fanno sapere che è falsa la tesi di un do ut des con i pentastellati. «Il tema della prescrizione non è affatto legato a quello delle intercettazioni», assicura per esempio il deputato Bordo. «Si è aperta nel governo dice il senatore Pd Mirabelli una interlocuzione concreta, c'è la volontà da parte di tutti di trovare il modo affinché i processi non siano infiniti».
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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