Politica e giustizia

Mercoledì 19 Giugno 2019
Politica e giustizia
IL CASO
ROMA Non si è astenuto Riccardo Fuzio, il procuratore generale tirato in ballo nei dialoghi tra Luca Palamara, il pm di Roma indagato per corruzione, e l'oramai ex consigliere del Csm Luigi Spina. Almeno non adesso. Alla sezione del Csm, Fuzio chiede di sospendere, in via cautelare, il collega di corrente (Unità per la costituzione) dalle funzioni e dallo stipendio. Non è un atto dovuto, ma è probabile che il prossimo 2 luglio il collegio, nella nuova composizione dopo le dimissioni di Corrado Cartoni, voti a favore della richiesta. Anche per dare un segnale forte di discontinuità. Il segnale Palamara l'ha già ricevuto: nessun collega lo difenderà davanti alle toghe, come avviene nella consuetudine. I rapporti cordiali e amicali con i tanti colleghi si sono rescissi improvvisamente, dopo la pubblicazione delle intercettazioni. Davanti alla disciplinare, l'ex presidente dell'Anm si presenterà con i suoi avvocati, Mariano e Benedetto Buratti. Un unicum. L'esigenza della magistratura, adesso, è quella di prendere le distanze dalla gestione delle nomine raccontato dagli atti dell'inchiesta di Perugia, di allontanarsi il più possibile da quello che è stato. A voltare pagina sarà il presidente della Repubblica, nel corso del plenum straordinario che presiederà venerdì.
L'ACCUSA
Palamara è solo indagato, gli vengono contestati illeciti disciplinari che non prevedono la sospensione automatica. La richiesta di Fuzio riguarda dunque una misura cautelare, che interverrebbe prima della celebrazione del processo disciplinare. Sono tre le contestazioni, che si riferiscono, però, a diversi episodi emersi dalle indagini di Perugia. Si va dalla violazione dei doveri di imparzialità, a quella dei principi di correttezza ed equilibrio, fino ai reati di corruzione, ipotizzati dai pm umbri e ritenuti «idonei a ledere l'immagine della magistratura». La richiesta di Fuzio era già stata notificata già il 12 giugno.
VOLTARE PAGINA
La decisione del Quirinale è chiara: il Csm ha espulso quasi tutti i componenti coinvolti negli incontri clandestini con i parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti, in cui si discuteva degli incarichi da assegnare negli uffici giudiziari. L'ipotesi che Marcello Viola, sponsorizzato da Palamara & co. possa diventare procuratore di Roma, è tramontata. Il Consiglio ha, di fatto, cambiato aspetto. Si riparte. Dei cinque togati presenti alla riunione notturna con i deputati resta in carica, ma autosospeso, solo Paolo Criscuoli, l'ultimo consigliere di Magistatura Indipendente che resiste, dopo la solidarietà della sua corrente. Gli equilibri all'interno di Palazzo dei Marescialli sono molto diversi da quelli disegnati dalle elezioni dello scorso luglio. Autonomia e Indipendenza, la corrente che ha tra i suoi fondatori Piercamillo Davigo, si rafforza a scapito di Mi e Unicost. Sono questi i due gruppi a cui appartengono i dimissionari finiti sotto procedimento disciplinare. Se per sostituire i pm Spina e Antonio Lepre occorreranno le elezioni suppletive indette per il 6 e 7 ottobre, i consiglieri eletti nella quota giudici verranno rimpiazzati dai primi dei non eletti. E al posto di Gianluigi Morlini e di Corrado Cartoni entreranno due esponenti di Autonomia e Indipendenza. Il risultato sarà il raddoppio del gruppo, che passerà dai due componenti attuali (Davigo e Sebastiano Ardita) a quattro. A pagare il prezzo più alto, Unicost che ha già perso due consiglieri - passando da cinque a tre togati - e Magistratura Indipendente, che l'anno scorso aveva fatto il pieno dei voti eleggendo cinque consiglieri, un record mai raggiunto in precedenza. Ne restano due: Paola Braggion e Loredana Miccichè.
IL PG DELLA CASSAZIONE
Le intercettazioni dell'incontro con Luca Palamara del 27 maggio scorso, evidentemente, non imbarazzano Fuzio, dal momento che il procuratore generale della Cassazione ha scelto di non astenersi. Nelle nuove conversazioni, trasmesse al ministero della Giustizia e al Csm, è contenuto il dialogo, captato da trojan installato nel cellulare di Palamara, tra il pm indagato e il pg della Cassazione che adesso chiede la misura cautelare. Poco più di dieci giorni prima era stato lo stesso Palamara, informato da Spina della trasmissione degli atti a Palazzo dei Marescialli, a chiedere se «Riccardo sapesse». Ma Fuzio all'epoca era all'estero. Spina lo tranquillizzava: «Mi sono messaggiato. Dice di non fare niente. Ha detto: quando torno lo chiamo».
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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