Pm in sala parto per tagliare un cordone

Domenica 17 Settembre 2017
Rifiuta il taglio del cordone ombelicale, convinta per il suo credo che sarebbe dovuto cadere da solo. E quando il neonato, dato da poco alla luce comincia a mostrare segni di sofferenza fetale, i medici presenti in sala parto chiamano la Procura per capire come comportarsi di fronte al diniego della mamma. È successo venerdì all'ospedale di San Daniele del Friuli.
I medici si sono trovati di fronte a una coppia di genitori italiani che per convinzioni personali - volevano seguire un parto del tutto naturale. Tutto è proseguito per il meglio. Il bambino dopo il parto è stato appoggiato alla pancia della mamma, skin-to-skin, come dall'Azienda sanitaria spiegano di fare ogni volta che è possibile. Ma, dopo circa un'ora e mezza, il neonato ha cominciato a manifestare qualche segnale di sofferenza. I medici hanno valutato la necessità di tagliare il cordone e mettere il bambino in incubatrice. E di fronte alle obiezioni dei neo-genitori i medici hanno preferito chiamare la Procura per essere sicuri su come agire.
«Ovviamente abbiamo risposto che devono salvare il bambino», spiega il procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo. Il suo ufficio non ha adottato alcun provvedimento, si è limitato a fornire un'indicazione ai sanitari. La decisione finale è stata accettata anche dalla famiglia. La situazione si è risolta per il meglio. Mamma e bambino stanno bene.
È la «mission dei medici salvare vite. Nel momento in cui sussiste un pericolo di vita, il trattamento sanitario va fatto», spiega il procuratore. È «un segno triste dei tempi, che dimostra a che punto è arrivata la medicina difensiva»: così legge l'episodio De Nicolo, che sempre più di frequente si trova sul tavolo denunce a carico dei medici. Segnalazioni ed esposti che nella maggior parte dei casi vengono archiviate. «I medici devono essere liberi e sereni nello svolgere il loro lavoro per salvare i pazienti - ha constatato il procuratore -. Evitare le denunce è impossibile, ma qualora arrivasse, per un caso del genere, di un intervento salvavita, chiaramente archivieremo». Esattamente all'opposto, «se al contrario il neonato fosse morto in assenza di intervento, in quel caso sì che avremmo aperto un fascicolo d'indagine». Nella medicina, come in qualunque altro campo o settore, «prima di tutto deve essere la coscienza a guidare l'operato ha analizzato ancora il procuratore De Nicolo -. Se uno si comporta secondo il proprio dovere non ha nulla da temere. Ma non è possibile evitare un rischio di denuncia». Un rischio a cui «chiunque è esposto. Non lo si può evitare». «Ma se uno fa il suo dovere ha concluso - non deve chiedere il preventivo avvallo della magistratura».
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