Pfizer, in arrivo 2,1 milioni di dosi ok Ema al richiamo dopo 40 giorni

Giovedì 13 Maggio 2021
LA CAMPAGNA VACCINALE
MILANO Chi ha sviluppato il vaccino e lo commercializza ricorda che il protocollo prevede la seconda dose a 21 giorni, ma dall'Agenzia europea del farmaco arriva una precisazione. Cioè che per il siero a Rna messaggero creato da Biontech-Pfizer la somministrazione della seconda dose a 42 giorni era prevista nei test clinici.
IL BUGIARDINO
«Queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione superare i 21 giorni estendendo a cinque settimane-40 giorni. Se si superassero i 42 giorni, allora sarebbe una deviazione», afferma Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell'Ema. Annunciando che l'ente europeo «sta valutando la richiesta di estendere l'utilizzo del vaccino di Pfizer agli adolescenti dai 12 ai 15 anni. Abbiamo accelerato su questa procedura e speriamo di autorizzare alla fine di maggio. L'approvazione arriverà presto». L'allungamento del tempo di somministrazione tra prima e seconda dose è stato sperimentato sul campo dal governo britannico già da fine gennaio, quando sotto la pressione dei contagi e dei morti è stato deciso di far slittare i tempi per proteggere il maggior numero di persone con una dose. Una scelta allora fortemente criticata, ma che alla luce dei risultati ottenuti dalla Gran Bretagna risulta vincente. «Stiamo monitorando molto da vicino i dati sulla variante indiana e ci sono evidenze promettenti sulla possibilità che i vaccini a mRna siano in grado di neutralizzarla precisa Cavaleri - Siamo piuttosto fiduciosi che saranno efficaci», benché debbano essere raccolte «ulteriori prove». Uno studio della Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, pubblicato sul British Medical Journal, rileva che ritardare la seconda dose dei vaccini contro il Covid, almeno per gli under 65, potrebbe ridurre i decessi fino al 20%, a determinate condizioni e grazie al conseguente aumento della somministrazione di prime dosi. È il risultato di uno studio della Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, pubblicato sul British Medical Journal. Tra le condizioni per questi effetti benefici, sottolinea lo studio, c'è un'efficacia della prima dose del vaccino di almeno l'80% e tassi di vaccinazione giornalieri della popolazione dallo 0,1% allo 0,3%. In questo modo i ricercatori stimano che la strategia potrebbe prevenire tra 26 e 47 decessi per 100 mila persone.
CEPPI RESISTENTI
Sia il vaccino Pfizer che quello Moderna, sottolinea lo studio, sono estremamente efficaci, nelle loro due dosi, nel prevenire infezioni sintomatiche e il decesso. Ma l'immunizzazione mondiale rimane di basso livello, in parte a causa degli scarsi tassi di vaccinazione. Inoltre più tempo è necessario per vaccinare l'intera popolazione, secondo i ricercatori, più aumenta il rischio di sviluppo di ceppi resistenti ai vaccini. Questo ha portato a far vaccinare il più possibile con la prima dose, anche se ciò significa ritardare una seconda dose oltre i tempi raccomandati. «Le autorità politiche e sanitarie - sottolineano i ricercatori - dovranno valutare i loro tassi di vaccinazione e i benefici di aumentarli ritardando una seconda dose, rispetto ai rischi associati all'incertezza in questa strategia. Queste decisioni in ogni caso dovrebbero essere continuamente rivalutate non appena sono disponibili nuovi dati». Intanto entro la fine della prossima settimana arriveranno circa 3 milioni di dosi di vaccino Pfizer, ieri è iniziata la distribuzione di circa 2,1 milioni dosi con le consegne alle Regioni. Oggi è previsto l'afflusso di oltre 170 mila dosi di Janssen all'hub nazionale vaccini della Difesa, dove entro la fine di questa settimana arriveranno anche circa 360 mila dosi di Vaxzevria e oltre 390 mila di Moderna.
F.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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