Pedopornografia, monsignor Capella condannato a 5 anni dal Vaticano

Domenica 24 Giugno 2018
LO SCANDALO
CITTÀ DEL VATICANO Il tribunale Vaticano ha condannato a 5 anni di reclusione l'ex diplomatico vaticano della sede di Washington, monsignor Carlo Alberto Capella, per detenzione e scambi di materiale pedopornografico. È la pena massima prevista per questo tipo di reati dalla legge vaticana anche se il Promotore di Giustizia aveva fatto una richiesta maggiorata, 5 anni e 9 mesi, con l'aggravante dell'«ingente quantità» di materiale. Aggravante che sarebbe stata riconosciuta ma alla fine anche bilanciata dalle attenuanti generiche. La multa per l'ecclesiastico è di 5mila euro (il Pg aveva chiesto il doppio), oltre il pagamento delle spese processuali.
Un processo-lampo, solo due udienze, poco più di sei ore in tutto, più circa un'ora di Camera di Consiglio per la decisione dei giudici, con Giuseppe Dalla Torre presidente del Tribunale. Una sentenza esemplare, la prima di questo genere in Vaticano, che potrebbe fare anche da apripista.
L'ABITO
Il monsignore, che si è presentato nell'aula del tribunale vestito con il clergyman, l'abito ecclesiastico, resta quindi detenuto nel carcere vaticano che si trova presso la caserma della Gendarmeria. Nelle dichiarazioni finali, in un ultimo tentativo di difesa, anche se aveva ammesso le sue colpe fin dalla fase istruttoria, Capella ha voluto circoscrivere il crimine compiuto ad un periodo della sua vita in cui si sentiva in crisi: «Spero che questa situazione - ha detto oggi ai giudici - possa essere considerata un incidente di percorso nella mia vita sacerdotale che amo ancora di più». Un messaggio che forse il prelato, che era destinato ad una carriera nella diplomazia vaticana, voleva fare arrivare non solo ai giudici che aveva davanti ma indirettamente anche al palazzo distante qualche decina di metri, Casa Santa Marta, dove abita il Papa. Dopo questa condanna il successivo passo potrebbe essere infatti l'apertura di un processo, questa volta canonico, che potrebbe portare alla riduzione allo stato laicale del monsignore.
Nella seconda e ultima udienza l'ufficio del Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano e Roberto Zanotti, ha sottolineato l'emergere della «volontà» del prete di acquisire queste immagini, attraverso le chat del social Tumblr. E la continuazione di questo reato. Insomma l'ecclesiastico non è finito per caso in questi giri online dove si scambiano e commentano immagini di bambini e ragazzi ritratti in rapporti sessuali con adulti.
LE IMMAGINI
L'avvocato Roberto Borgogno ha puntato sul fatto che quella quarantina di immagini non fosse una «ingente quantità». Ma il legale ha anche aggiunto che «questi comportamenti non sono indice di pericolosità ma di disagio» invocando in qualche modo percorsi terapeutici riabilitativi, in alternativa alla detenzione. Si era appellato alla sua «fragilità» anche lo stesso Capella: «Gli errori fatti sono evidenti» ma sono legati «ad un particolare periodo di fragilità». Si è detto anche «dispiaciuto» che il suo comportamento abbia «addolorato la famiglia e inciso nella vita della diocesi, della Santa Sede e della Chiesa». Una crisi, quella di cui parla l'ecclesiastico, classe 67, che da una parrocchia del milanese era arrivato fino alla Segreteria di Stato, nata da un trasferimento alla Nunziatura di Washington, una delle sedi più prestigiose della diplomazia vaticana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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