Pd, asse post Renzi tra Martina e Orlando «Scenari pericolosi, sbagliato l'Aventino»

Domenica 18 Marzo 2018
Pd, asse post Renzi tra Martina e Orlando «Scenari pericolosi, sbagliato l'Aventino»
LA SINISTRA
ROMA «Martina sta già tentando di sganciarsi». Renzi non ha intenzione in questo momento di intervenire nel processo al Pd iniziato dopo il voto del 4 marzo ma i segnali arrivati ieri, a suo dire, non sono certo incoraggianti. Non che il suo momento sabbatico stia per finire, in una fase di decantazione non ha alcuna voglia di far sentire la sua voce. Ma l'analisi fatta con i fedelissimi lascia tracce di amarezza. Il sospetto è che anche il vice segretario abbia intenzione di smarcarsi, che abbia cominciato a scegliere una strada ben precisa. Lontana dalla gestione finora del Nazareno e soprattutto critica verso un passato che lo coinvolge personalmente.
Alla direzione scorsa si era evitato di addossare le colpe tutte al Capo. Ora però ci sono le prime avvisaglie. «E' iniziato il controcanto. E' stata una iniziativa stile ds, non del Pd», il commento dei renziani riguardo la kermesse che ha visto sullo stesso palco il reggente dem, Calenda, Orlando e Cuperlo. Un parterre ben preciso, con l'esordio in campo di Calenda che i renziani considerano un'emanazione di Gentiloni. Non è un caso che non fosse presente alcun esponente vicino all'ex presidente del Consiglio. Se non è una spaccatura interna poco ci manca. Lo stupore dei renziani è per le prime mosse di Martina: «Una scelta sbagliata vista la composizione dell'assemblea che dovrebbe eleggerlo».
LA SEGRETERIA
Al momento le chance che Martina possa guidare il Pd non sono calate, anche perché Delrio non ha intenzione di presentarsi. «Ma dipenderà aggiunge un altro renziano da quello che vuole fare». Ovvero come porterà avanti la linea politica.
Il piano di Renzi (ieri ha smentito di voler dimissionare Gentiloni) prevede che il partito stia all'opposizione. Che compia una sorta di traversata nel deserto. Certo, se dovesse candidarsi l'azzurro Romani per la presidenza del Senato i voti andrebbero a lui, ma lo schema non prevede un appoggio né a M5S né alla Lega per un futuro governo. È la stessa linea rimarcata da Martina che però ai renziani è sembrato spingersi oltre: «Noi non ci tireremo indietro dal confronto e non aspetteremo che siano le forze che hanno vinto il 4 a fare le loro mosse. Incalzeremo, proporremo», ha sostenuto l'ex responsabile delle Politiche agricole. «Ai vincitori dico, stiamo attenti che la campagna elettorale è finita. Se hanno in testa questo film, armare un secondo temo di campagna elettorale non ci avranno, combatteremo, reagiremo, non staremo a guardare».
Il no all'Aventino è stato rimarcato anche sa Orlando e Cuperlo, entrambi però hanno ribadito la necessità di trattare sui vertici istituzionali. «Ma se ha sottolineato Calenda - a un certo punto bisogna fare un governo istituzionale, un governo di tutti, un governo del presidente insieme a tutti gli altri quello è un altro paio di maniche». Ieri i riflettori erano tutti per il ministro dello Sviluppo, arrivato alla kermesse di SinistraDem in jeans. «Ma che prendere in mano il partito. Sono arrivato da poco», ha premesso per poi rimarcare che è stato «un errore dire che eravamo fuori dalla crisi. Ora bisogna dare protezione alle paure e ai posti di lavoro». Il più duro nei confronti di Renzi però è stato Orlando: «Va aperta una fase costituente. Dobbiamo riflettere sugli elementi di nepotismo e clientelismo che hanno caratterizzato il nostro partito». Salvo poi precisare che non si riferiva all'ex segretario.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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