Parla Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, tra gli industriali che

Domenica 19 Settembre 2021
Parla Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, tra gli industriali che si sono schierati in prima linea per estendere l'obbligo del Green pass: «Solo con il certificato verde si può garantire che la ripartenza dell'economia tricolore non sia effimera. I luoghi di lavoro devono essere sicuri al cento per cento». Il Green pass allargato però non sarà operativo prima di metà ottobre. «Giusto così - aggiunge l'imprenditore veneto - per effetto di questo invito gentile la quota di no vax dentro le fabbriche diminuirà drasticamente nel corso delle prossime settimane: ritengo che a ottobre saranno molti meno».
Carraro, davvero il Green pass può tradursi in una maggiore crescita del prodotto interno lordo?
«Eviterà senz'altro nuove chiusure, il che è molto importante. Scuole e fabbriche sono ripartite ed è la ripartenza in atto che va salvaguardata a tutti costi: chiudere la strada a interventi tipo il lockdown, fortemente restrittivi, è il primo passo da compiere per consentire al prodotto interno lordo di continuare a crescere in questo 2021».
Il ministro Brunetta azzarda addirittura una crescita vicina al 7%, quasi in concorrenza con la Cina.
«Dal nostro osservatorio emerge che la ripresa si è ormai estesa a tutti i settori. Stanno tornando gli investimenti. L'export va ottimamente. C'è un combinato disposto per chiudere bene l'anno, anche se questa crescita strepitosa è un po' un recupero sul crollo dello scorso anno».
Quanto tempo pensa ci vorrà perché il provvedimento sul Green pass abbia efficacia completa?
«Le disposizioni del governo sono precise e lasciano pochi margini di manovra. A marzo dello scorso anno, quando sono stati realizzati i primi protocolli per la sicurezza, la buona volontà di tutte le parti ha portato a chiudere in tempi rapidi. Sono confidente che si ripeta la stessa esperienza. L'auspicio è che tutto sia a posto entro la fine dell'anno».
Avremo più protocolli tra imprese e sindacati oppure ne avremo uno soltanto?
«Penso si tratterà ad un tavolo nazionale, non per singoli comparti o aziende. Per le situazioni particolari saranno previsti percorsi più adatti, ma sempre nell'ambito della massima sicurezza».
Lei si spende a favore del Green pass da quest'estate. Pure la Lega ha ascoltato il suo appello e dato semaforo verde. Se lo aspettava?
«Io penso che la Lega abbia ascoltato soprattutto l'appello dei suoi governatori, in primis di Zaia, che sono stati in prima linea nelle fasi più critiche della pandemia e che hanno una grande esperienza in materia».
Ha definito la sua azienda una comunità di persone, che deve comportarsi come tale. Che cosa intendeva esattamente?
«Mi spiego. Da me i primi a richiedere il Green pass sono stati proprio i collaboratori, che vogliono sentirsi al sicuro in fabbrica e in ufficio. Per questo abbiamo spinto affinché si estendesse l'obbligo del certificato non solo agli altri dipendenti del settore pubblico, dopo scuola e sanità, ma anche al privato».
Quanti sono nella sua azienda i dipendenti senza pass?
«Stimiamo il 15% dei 1.500 dipendenti che abbiamo in Italia. Non conosciamo il numero esatto, visto che per via della privacy abbiamo le mani legate. Il medico aziendale ha chiesto agli impiegati, con un questionario da compilare su base volontaria, se fossero vaccinati o meno, ma non ha potuto condividere le informazioni raccolte con l'ufficio del personale. Insomma, senza l'obbligatorietà del Green pass per noi finora è stato come navigare al buio».
Torniamo alla partenza del 15 ottobre. Giusto aspettare tutto questo tempo?
«È il minimo necessario. Serve programmazione. E bisogna lasciare un po' di tempo ai più recalcitranti che, per effetto di questo invito che io definisco gentile, nei prossimi giorni andranno a immunizzarsi».
Anche nel privato si prevedono sanzioni severe e sospensioni dello stipendio. Basterà a far scendere la quota di no vax in azienda?
«Penso proprio di si. Nella scuola il Green pass ha dato una grande accelerata. Oggi il 95% dei dipendenti pubblici del comparto istruzione risulta vaccinato. Non vedo perché nel privato non dovrebbe andare allo stesso modo».
Nessun licenziamento però. È il giusto compromesso?
«Secondo me sì. La sospensione senza stipendio è sufficiente. Inoltre l'auspicio è che il Green pass sia solo passeggero: se tutto va bene l'estate prossima questo strumento potrà essere mandato in pensione».
Ai no pass per scelta va concesso lo smart working in via prioritaria o ci sono lavoratori che rispetto a loro devono comunque avere la precedenza?
«Per prima cosa ricordo che lo smart working non si applica a tutti i lavoratori, si pensi agli operai che da remoto non possono fare niente. Detto questo, la priorità va data prima di tutto ai genitori con figli piccoli e a chi assiste i portatori di handicap. I no vax non possono avere dei diritti in più degli altri, caso mai dei diritti in meno».
C
on il costo dei tamponi calmierato non si corre il pericolo di fare un assist ai senza vaccino per scelta?
«Premetto che in linea teorica io sarei per concedere il Green pass soltanto ai vaccinati. Tuttavia credo che a prescindere dal costo dei test anti-Covid presto le persone non vaccinate si stancheranno di doversi fare tamponi ogni 48 o 72 ore e troveranno più conveniente farsi inoculare il vaccino».
Francesco Bisozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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