«Ora non ci sono turisti e aprire i musei è inutile: non sprechiamo risorse»

Mercoledì 6 Gennaio 2021
Sindaco Luigi Brugnaro, Venezia torna ancora a far parlare di sè: stavolta per la chiusura dei Musei civici fino al 1° aprile. C'è una mobilitazione in città e non solo, c'è una petizione nazionale, il quotidiano francese Le Figaro titola Venezia, clamore per la chiusura dei musei... Una decisione sua, visto che ha la delega alla cultura ed è vicepresidente della Fondazione Musei Civici, che gestisce Palazzo Ducale, Museo Correr e altri importanti sedi espositive cittadine. Che ne pensa?
«Una decisione che rivendico, difendo e spiego, perché qui è stata montata la solita bufera dal solito fronte sindacale interno, alimentata poi dalla solita parte che non vede l'ora di fare mozioni, petizioni, interventi, polveroni. Gli stessi che fino a pochi mesi fa erano contrari al Mose o che gridavano basta turisti: perse quelle battaglie, si buttano su questa...».
Si, ma spieghi...
«La Fondazione Musei è un bene pubblico, che merita una gestione oculata. In questa fase di pandemia, di incertezza su tutto, di assenza di mobilità, abbiamo programmato un bilancio a zero incassi per consentire di garantire la cassa integrazione ai dipendenti. Ed è a loro che mi rivolgo, per tranquillizzarli nella maniera più assoluta. Tenere aperto in questa situazione avrebbe voluto dire mettere a rischio i conti della Fondazione, i posti di lavoro. Così salviamo l'occupazione, anche se è chiaro che a nessuno fa piacere la cassa integrazione».
Ma non era possibile un accordo?
«Certo, avevamo proposto ad esempio di utilizzare i fondi per la formazione, ma i sindacati dei duri e puri lo hanno respinto, scegliendo lo scontro e facendo leva sulle paure. Già lo scorso anno, facendo i salti mortali per tenere aperto, abbiamo chiuso con un passivo di 7 milioni ma ci siamo salvati grazie alla gestione in attivo degli anni precedenti, quando c'era chi mi accusava di fare utili con una fondazione culturale, come se amministrare una fondazione come un'azienda sia un delitto. Ho agito come un buon padre di famiglia e lo rivendico».
Il suo vicesindaco, Andrea Tomaello della Lega, ha proposto che almeno si apra nei fine settimana.
«L'apertura dei musei dipende dalla ripresa della mobilità delle persone, dal bacino di utenza. I nostri vivevano e vivranno soprattutto dei turisti, di quel turismo di qualità su cui tutti sono concordi di voler puntare. La stessa parte che contesta sempre tutto, auspica che i musei siano al centro della ripartenza del turismo. Quindi senza turisti, come facciamo ad aprire?».
I residenti, che hanno ingresso gratuito, ne soffrono. Chiedono che si riapra anche per loro.
«Siamo sicuri che ci sarebbe la folla di veneziani ai musei, in questa situazione in cui si deve stare attenti perfino ad andare a fare la spesa al mercato? In questi mesi abbiamo rinunciato a tutto, i ragazzi non vanno a scuola, non abbiamo nemmeno visto i parenti a Natale... Davvero non possiamo resistere senza musei per un po', fare anche questo sacrificio che, in rapporto ad altri, non mi sembra così tremendo? Davvero la questione è che, in una situazione di pandemia così grave, non si può stare senza mostre per due o tre mesi? La Biennale a giugno è saltata, ma non ci sono state mozioni, petizioni, mobilitazioni. Lo stesso M9 di Mestre, il museo del contemporaneo, è chiuso da giugno, ma anche lì nessuno ha detto niente, forse perché quella Fondazione ha una governance diversa... Ma comunque c'è un'altra cosa voglio chiarire».
Cioè?
«Che noi siamo pronti ad aprire anche domani, se ci sono le condizioni. L'orizzonte del 1° aprile è stato dato solo per garantire i lavoratori. Nel 2021 celebreremo i 1600 anni della nascita di Venezia, il 25 marzo. E la Fondazione Musei è al centro del progetto, per un anno intero. Ma le pare che possiamo concepire di avere i musei chiusi il 25 marzo? Anzi, l'idea è quella di coinvolgere i lavoratori della Fondazione, quelli volenterosi, nel progetto. Parlo a loro: il tempo ci darà ragione e tutte queste chiacchiere staranno a zero».
Una delle critiche è la sua concezione aziendale della cultura, che fatalmente si scontra con chi dice aprire i musei a Venezia è una questione di immagine: bisogna farlo a qualsiasi costo con fondi pubblici. Cosa risponde?
«Che questo scontro culturale c'è ed è bene che esca. Io dico che c'è anche una cultura imprenditoriale, gestionale del far funzionare le cose. Troppo comodo per quegli altri promettere, spendere, spandere e poi paga Pantalone. Loro promettono, si fanno belli con le battaglie di principio, poi scappano, restano i debiti e i buchi. Così si è spolpata Venezia, l'Italia. Sembra che ci si debba vergognare se uno amministra un bene pubblico come un'azienda, quando invece proprio perché pubblico si dovrebbe avere un occhio di riguardo in più. Vergognarsi di cosa? Di fare utili con una Fondazione? Venezia manco sarebbe nata senza una cultura imprenditoriale. Ma quelli fanno le battaglie solo quando fa comodo».
Cioè?
«Beh, un consiglio comunale intero, compreso il Pd e i 5Stelle, ha votato una mozione con cui si chiedeva al Governo di finanziare Venezia con 150 milioni l'anno. Il Governo ha dato bruscolini, promette e basta. Ma per questa battaglia a favore della città non ho visto petizioni né raccolte di firme, perché si trattava di firmare contro i loro. Invece abbiamo un autorevole esponente di governo che firma una petizione online per aprire i Musei...».
A chi si riferisce?
«Che un sottosegretario alla presidenza del Consiglio come Andrea Martella firmi una petizione mi sembra un segnale chiaro. Visto che è al governo, che faccia anche lui la battaglia per la città e si impegni a stanziare i fondi promessi e chiesti da tutto il consiglio comunale. Ma siamo sempre là: solo promesse. Certo, a fare le cicale si fa bella figura, ma sinceramente preferisco le formiche che lavorano e portano a casa il risultato».
Lei ha citato Pantalone. A musei chiusi, che ne sarà del Carnevale che da calendario parte il 14 febbraio?
«Il Carnevale c'è perché è sancito dal calendario e dalla tradizione, lo celebreremo facendo tesoro di quanto fatto in questi mesi con i teatri o gli stessi musei. Vedremo cosa ci consentiranno le norme anti Covid, stiamo pensando ovviamente ai social, a internet, a modalità interattive».
Lei ha anche detto che il 2021 sarà l'anno dei tornelli per chi entra a Venezia. Come vede la ripresa del turismo, il rilancio della città?
«Complicati entrambi, anche se è da fare un monumento a chi sta lavorando e garantendo la sopravvivenza delle aziende. Intanto bisognerebbe accelerare con decisione sui vaccini, dove non vedo grande slancio organizzativo a livello nazionale. Io credo che sul turismo ci sarà un effetto rimbalzo, che dovremo prepararci al ritorno dei visitatori, ma che una ripresa vera non la vedremo prima di un paio d'anni. Nel 2021 non so sinceramente cosa accadrà, dovremmo prepararci a stop and go continui».
E i tornelli?
«Sicuramente i tornelli saranno sperimentati, bisognerà trovare il tipo e i luoghi esatti, ad esempio in stazione ci sarà bisogno di un accordo con le Ferrovie. Ma di sicuro non entreranno a regime prima del 2022. E poi quest'anno dovremo anche ripensare la mobilità. Actv, la nostra azienda di trasporti, ha un disavanzo di 30 milioni causato da questa crisi. L'azienda si sosteneva con 30 milioni di turisti l'anno, ora si dovrà ripensare a come organizzarla per recuperare le perdite».
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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