Open, indagato l'ex presidente della fondazione della Leopolda

Venerdì 20 Settembre 2019
L'INCHIESTA
ROMA La nuova tegola per Matteo Renzi arriva ancora dalla procura di Firenze, che a febbraio scorso aveva arrestato i suoi genitori. Questa volta, invece, le indagini riguardano la Fondazione Open, cassaforte degli eventi renziani e, in primis, della Leopolda. Due giorni fa la Guardia di Finanza ha bussato alla porta dello studio di Alberto Bianchi, l'avvocato che, finché è rimasta in vita (Renzi ha deciso di chiuderla nella primavera del 2018), ha presieduto la fondazione. È indagato per traffico di influenze.
L'ipotesi della procura potrebbe riguardare favori ottenuti o ricevuti quando a governare era il giglio magico. Avrebbe sfruttato i suoi rapporti con pubblici ufficiali, per incarichi o soldi. Alla lunga perquisizione ha assistito il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco e alla fine la Finanza ha portato via i bilanci e l'elenco dei finanziatori di Open che, in sei anni, ha incassato 6,7 milioni di euro. «Sono troppo amareggiato per fare dichiarazioni», ha tagliato corto Bianchi. L'unico a commentare è l'avvocato Nino D'Avirro, che difende Bianchi. «Alberto Bianchi è indagato per una ipotesi di reato fumosa qual è il traffico di influenze per prestazioni professionali a mio avviso perfettamente legittime», ha spiegato. D'Avirro aggiunge che Bianchi «ha messo a disposizione degli inquirenti la documentazione richiesta nella convinzione di poter chiarire al più presto questa vicenda che - ribadisce il legale - lo sta profondamente amareggiando».
Il nome dell'ex presidente della fondazione renziana era comparso anche nelle intercettazioni dell'inchiesta Consip. Le cimici del Noe avevano registrato un suo colloquio con l'ad Luigi Marroni. E a proposito degli incarichi, ai quali fa riferimento D'Avirro, c'è anche quello che Bianchi ha ricevuto proprio dalla centrale di acquisto della pubblica amministrazione. Una maxi inchiesta della Corte dei Conti sulle parcelle d'oro assegnati da Consip per consulenze. Il legale aveva difeso la centrale di acquisto della pubblica amministrazione nel contenzioso sulla multa inflitta alle due grandi coop delle pulizie: Consorzio nazionale servizi (Cns) e Manutencoop facility management (Mfm) per le belle scuole di Renzi.
LA FONDAZIONE
Nata nel 2012 era Bing bang, l'enclave di fedelissimi di Matteo Renzi, il cui scopo era supportare le attività e le iniziativa di Matteo Renzi fornendo contributo finanziario, organizzativo e di idee, cambia presto nome e diventa Open. Nel consiglio direttivo sedevano Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti, i più renziani del giglio magico. Fino al 2018, quando Renzi decide di chiudere. I finanziatori sono tani e generosi. In sei anni la fondazione porta a casa 6,7 milioni di euro. Tra i più prodighi, Davide Serra, fondatore del fondo Algebris (225mila euro), l'armatore Vincenzo Onorato (150mila euro) e British american tabacco (110mila euro), l'argentino Corporación América, con interessi nel settore aeroportuale, con 25mila euro. Una lista lunga, sparita insieme al sito da un anno oscurato, che comprendeva anche i versamenti pay pal, ma incompleta: la fondazione, che pubblicava l'elenco delle donazioni, ha garantito l'anonimato ai donatori che non avessero autorizzato la diffusione dei loro dati. Un terzo del totale resterà sconosciuto.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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