Obbligo di certificato per i deputati: compensi tagliati a chi non ce l'ha

Giovedì 23 Settembre 2021
IL CASO
In teoria, c'era ancora tempo per deliberare. Ma bisognava allontanare in fretta l'immagine della casta che si autotutela. O, per dirla con le parole del presidente, Roberto Fico, dimostrare che ciò «che vale per i cittadini vale allo stesso modo per i deputati» e quindi che «non c'è stato e non ci sarà spazio per nessun trattamento privilegiato». Dunque, dal 15 ottobre - al pari di quanto previsto per tutti i luoghi di lavoro - anche per accedere alla Camera sarà necessario esibire il Green pass. E questo vale per dipendenti, giornalisti e ovviamente per gli onorevoli.
LA DECISIONE
Ci sono voluti una capigruppo prima e una riunione dell'ufficio di presidenza poi, per approvare - peraltro all'unanimità - la delibera. Per il Parlamento vale infatti il principio di autodichia, una sorta di auto gestione: non era quindi possibile applicare in maniera automatica il decreto votato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri. Tanto che dal governo era arrivato soltanto un invito, per quanto perentorio. Al quale si adeguerà anche il Senato, sebbene la discussione sia stata rinviata a ottobre.
Ma come funzionerà? I dipendenti senza Green pass, proprio come accade per tutti gli altri lavoratori, staranno a casa senza paga. Per i deputati è leggermente diverso perché già ora lo stipendio base non è legato alla presenza. Tuttavia, partecipando ai lavori, si ha diritto alla cosiddetta diaria - 206 euro al giorno - che dunque non sarà percepita in caso di divieto di accesso.
I controlli saranno effettuati all'ingresso dai commessi di Montecitorio, laddove sono già collocati i metal detector. Proprio come ora si verificano i tesserini che consentono di accedere al palazzo, verrà richiesto di esibire il Green pass. Chi ce l'ha entra, chi non ce l'ha viene respinto prima di poter realmente accedere.
Cosa accade, però, se qualcuno cerca di forzare il divieto? Anche per i deputati sono previste delle sanzioni, come già adesso accade per chi - come successo per esempio con Vittorio Sgarbi - rifiuta di indossare la mascherina in Aula: si tratta della sospensione da due a 15 giorni, sempre con perdita della relativa diaria.
Ovviamente, il rischio che qualche deputato cerchi di bypassare il blocco in nome del diritto a svolgere le proprie funzioni rappresentative c'è, così come da parte dei vertici di Montecitorio si teme il risalto mediatico che un caso del genere certamente finirebbe per avere.
POLEMICHE
I malumori all'interno della maggioranza si annidano soprattutto tra i leghisti, come dimostrato dalle recenti votazioni sui precedenti decreti relativi al certificato verde: Claudio Borghi, per esempio, ha già annunciato la sua intenzione di fare ricorso alla Consulta.
Ma il punto, viene spiegato, è garantire la sicurezza dell'istituzione che verrebbe messa in discussione. D'altra parte, è sempre il ragionamento, chi non vuole vaccinarsi può ottenere la certificazione verde attraverso un tampone negativo.
E chi lo paga? Anche in questo caso la priorità era non dare la sensazione che i costi finissero per gravare sui cittadini. Nella delibera si stabilisce, infatti, che per i deputati il costo sarà a carico del fondo di previdenza alimentato dai loro stessi contributi. «La discussione di oggi - spiega il questore Gregorio Fontana di Fi - ha messo un punto fermo alla polemica sui parlamentari che si sottoporranno alle stesse regole previste per tutti i cittadini. Dimostriamo che non c'è nessuna zona franca».
Barbara Acquaviti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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