Nord in pressing su Salvini: basta M5S E Meloni: nuovo patto con un Pdl 2.0

Martedì 21 Maggio 2019
LA STRATEGIA
ROMA Da un lato Giorgia Meloni, con il supporto di Giovanni Toti, lavora per costruire una maggioranza alternativa, dall'altra i big della Lega premono per tornare a guardare al centrodestra, per un governo non più guidato da Giuseppe Conte e soprattutto senza i ricatti del Movimento 5Stelle: Matteo Salvini è accerchiato, spinto soprattutto dai governatori del Nord a rompere subito l'asse con i pentastellati per arrivare a nuove elezioni. Ma il vicepremier del partito di via Bellerio fino a questo momento ha respinto ogni tipo di pressing.
L'ASTICELLA
E non perché riferiscono i suoi non capisca che la situazione con Di Maio è difficilmente sostenibile. La variabile che deciderà ogni mossa sarà l'esito delle Europee. Se la Lega dovesse superare di molto l'asticella del 30% Salvini chiederà una delega in bianco, viene spiegato. Di poter di fatto dettare l'agenda dell'esecutivo. Tuttavia i fedelissimi del ministro dell'Interno ritengono che occorra considerare soprattutto una seconda ipotesi: è preventivabile un netto calo di consenso rispetto ai sondaggi di qualche mese fa, «significherebbe sottolinea un big della Lega che si rischia di venire affondati nell'abbraccio con il Movimento, che anche i nostri elettori non ne possono più di un governo frenato dai no M5S, dal giustizialismo e dagli attacchi ad personam di Di Maio».
SITUAZIONE FLUIDA
Situazione ancora fluida, quel che è certo è che la Meloni sta preparando una operazione di rifondazione del centrodestra. Prevede una Opa nei confronti di una FI orfana di Silvio Berlusconi: la convinzione di entrambi è che il partito azzurro non arriverà al 10% e che FdI al di là di quello che dicono il Cavaliere e Antonio Tajani supererà largamente l'asticella del 4%. Con un margine ristretto di distanza, Meloni, con Toti, ritiene che poi FI avrà il fiato corto, che non abbia una prospettiva. E guardano anche a chi vorrà rimettere in discussione il vecchio schema dell'alleanza ed arrivare ad un unico contenitore che promuova un congresso on delle primarie. Una prima linea composta, dunque, da Meloni, Toti, Carfagna, Crosetto, Gelmini, La Russa e tanti altri. Per costruire una sorta di nuovo Pdl e aggregare tutti coloro che non vogliono riversarsi nella Lega.
Una mossa che potrebbe anticipare un possibile endorsement del Cavaliere per Salvini. Il tutto però senza trasformismi o giochi di palazzo. Ma si tratta di due progetti alternativi: i moderati di FI non intendono prendere parte ad un piano sovranista. Al momento poi FdI sta cercando di incunearsi nell'impasse che si registra nella maggioranza giallo-verde. Per esempio in Rai osservano fonti ben informate il consigliere Giampaolo Rossi, espressione di Fratelli d'Italia e indicato da Marcello Foa sta alzando il prezzo, può mettere in difficoltà il presidente della Rai nel suo braccio di ferro con l'ad Fabrizio Salini.
Berlusconi dal canto suo punta a massimizzare i voti, con l'auspicio di superare il tetto del 10% e soprattutto di provare a contribuire a far cadere il governo nei prossimi mesi. Una rottura tra M5S e Lega questo il suo ragionamento gli permetterebbe di tornare al centro del ring e di avere non la golden share del centrodestra ma perlomeno un potere di interlocuzione. Magari anche in Europa, con il ruolo di collegamento tra il fronte populista e la famiglia del partito popolare. «Ma se questo governo non cade in pochi mesi farà un altro passo indietro», prevede uno dei dirigenti azzurri.
SFIDA ALLA SINISTRA
Salvini gioca anche su questa variabile, vorrebbe prendere tempo, provare eventualmente a ricucire i rapporti con Conte e Di Maio. «Andiamo al voto. Confiniamo il Pd in un angolo a sinistra e potremmo esprimere noi il premier», sussurra uno dei big del partito di via Bellerio, «che poi sia Salvini o Giorgetti non importa».
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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