«Non date retta alle sparate politiche» Il ministro del Tesoro rassicura la City

Mercoledì 19 Giugno 2019
IL PROTAGONISTA
LONDRA «Stiamo cercando un accordo con la Commissione, sono fiducioso che lo otterremo, questo governo è prudente, non date retta ai rumors elettorali, la nostra politica di bilancio non corrisponde ad alcune dichiarazioni politiche dovute al fatto che è un governo di coalizione e si cerca di ottenere maggiore consenso». Non esiste «un problema di rischio Italia».
Così il ministro dell'economia Giovanni Tria cerca di mettere una pezza sulla persistente fibrillazione politica e conseguente incertezza sulle mosse e sugli scopi ultimi dell'Italia.
Si rivolge a qualche centinaio di esponenti di società finanziarie riuniti da Euromoney Institutional Investor, una delle più grandi società europee di informazione finanziaria e di business. Tria non fornisce nuove cifre e indicazioni precise sul modo in cui cercherà di convincere Bruxelles e i governi dell'Eurozona per evitare la procedura sul debito. In un rapido botta e risposta cerca di mettere in fila i paletti della risposta italiana, di sostanziare la speranza che tutti si aggiusti. Che siano convincenti è da vedere. Tria non strappa gli applausi. Prima l'incontro al lussuoso Landmark Hotel Marylebone, per aprire il Global Borrowers&Bond Investors Forum (ci sono anche finanzieri e ministri dell'area mediorientale), poi la presentazione delle strategie italiane agli investitori al London Bloomberg Building (a porte chiuse), infine rapido colloquio con il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond. Un mezza giornata britannica per tamponare le preoccupazioni.
ALLARME MINIBOT
L'argomento del giorno è il minibot della Lega, prospettiva considerata unanimemente, dalla Bce agli investitori finanziari ai governi dell'Eurozona, l'anticamera dell'uscita dalla moneta unica. Il ministro si mette sulla scia di Mario Draghi: «È uno strumento pericoloso, illegale, non ne abbiamo bisogno per pagare le imprese, che comunque paghiamo in euro, non è nell'agenda del ministero del Tesoro e non penso saranno introdotti». Tria ammette che «la situazione economica non è molto buona», ma dipende anche dall'Europa. Comunque «il debito pubblico è sostenibile». La procedura sarà evitata perché il deficit/pil nel 2019 sarà al 2,1-2,2% per cui sarà compensato il mancato rispetto dell'obiettivo 2018. Se si distingue tra fatti e rumors elettorali, ci si accorgerà che la situazione non è né di rottura con l'Europa né preoccupante dal punto di vista dei conti pubblici.
FIDUCIA EROSA
Ammette il ministro che «la fiducia si era erosa l'anno scorso, quando l'incertezza politica ha avuto effetto sul debito sovrano, ma è stata eliminata quando abbiamo raggiunto l'accordo con la Commissione a fine anno dimostrando che la posizione dell'Italia in Europa è solida e che non potevano esservi dubbi sulla volontà dell'Italia di restare nella Ue». Tuttavia non spiega perché dopo qualche mese ci si è ritrovati nella stessa situazione.
Il ministro ribadisce niente manovra aggiuntiva (chiesta da Bruxelles e dall'Eurogruppo) perché il deficit/pil è già calato rispetto alle previsioni. E a proposito di manovra, ribatte alla variante «trumpiana» evocata da Salvini al ritorno da Washington: «Implicherebbe avere il dollaro e noi abbiamo l'euro: la nostra manovra è scritta nel documento di economia e finanza, una politica fiscale prudente ma compatibile con la necessità di crescere di più». Niente clausola per congelare qualche miliardo da usare in caso di buco' nel corso del 2019 (l'ha chiesta Bruxelles). Il ministro chiede di fidarsi del governo: «Vogliamo rispettare le regole di bilancio, per ragioni comprensibili non vogliamo creare problemi in Europa e poi dobbiamo agire per rafforzare la fiducia degli investitori europei sulla situazione finanziaria in Italia», aggiunge. Se tutto fosse davvero chiaro, non si capisce perché gli investitori vadano convinti. Le aste del debito pubblico vanno bene, ribadisce Tria, «il debito viene sottoscritto con grande entusiasmo essendo molto remunerativo». Come dire: teniamo la barra del timone. E sulla flat tax conferma la posizione: ok, ma va tenuta in linea con la compatibilità finanziaria. Salvini, da Roma, continua a sostenere l'opposto.
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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