Nessun hotel, la Casa dei Tre Oci a Venezia va all'istituto Berggruen per attività culturali

Mercoledì 24 Febbraio 2021
LA VENDITA
VENEZIA La Casa dei Tre Oci - gioiellino neogotico della Giudecca, già casa d'artisti, poi per anni nell'abbandono, da una decina recuperata e trasformata in una sede espositiva dedicata alla fotografia - cambia proprietà e, in prospettiva, anche destinazione. La Fondazione Venezia ha firmato un contratto preliminare di vendita dell'immobile con il gruppo Berggruen Institute, think tank indipendente e no-profit che si occupa di politiche internazionali e globalizzazione e qui aprirà la sua prima sede europea. L'annuncio è stato dato ieri dalla stessa Fondazione e chiude mesi difficili segnati prima da voci e smentite sulla possibile dismissione dell'immobile, quindi dalle polemiche per l'annunciata messa in vendita. Scelta legata alle difficoltà finanziarie della Fondazione, causate anche degli investimenti e dal flop dell'M9, il Museo del Novecento di Mestre. Tre Oci, al contrario, era una realtà espositiva che funzionava, con un'offerta apprezzata dagli appassionati di fotografia, ma anche in città. Ed ecco le proteste che si erano levate in questi mesi, con raccolte di firme, e interventi di esponenti del mondo della cultura. Tra i timori della città, non ultimo, quello che anche i Tre Oci, alla fine, venisse trasformata nell'ennesimo albergo.
LA SODDISFAZIONE
Timore, per ora, fugato. «Sono molto contento di come si è conclusa questa vicenda - ha commentato del presidente di Fondazione Venezia, Michele Bugliesi, ex rettore di Ca' Foscari - E penso possa essere contenta anche la città. Il senso della continuità sarà molto forte». Con una sede a Los Angeles e un hub a Pechino, per i Tre Oci il Berggruen Institute ha un «progetto di levatura culturale internazionale» assicurano dalla fondazione veneziana. «L'accordo raggiunto prevede che la Casa dei Tre Oci ospiti la prima sede europea del Berggruen Institute, dedicata all'organizzazione di simposi, vertici, workshops e convegni destinati ad accogliere ospiti, studiosi e policy makers di calibro internazionale. L'immobile sarà, altresì, destinato all'organizzazione e alla sponsorizzazione di mostre legate alla fotografia, all'arte e all'architettura, anche in co-operazione con grandi musei ed enti internazionali quali il Museum Berggruen, la Tate, il J. Paul Getty Trust, il Moma, il Lacma, l'Asia Society, la Fondation Beyeler».
ACCORDI SEGRETI
Bugliesi sottolinea l'unità di vedute trovata con il fondatore del Berggruen Institute, Nicolas Berggruen, 59enne miliardario e filantropo, figlio del collezionista d'arte tedesco Heinz, con doppia cittadinanza americana e tedesca. Coperto da un accordo di riservatezza il prezzo pattuito. La prima offerta degli americani era stata di 8 milioni. Ma in seguito era arriva la proposta di un imprenditore francese, Stéphane Courbit, pronto a versarne 10. L'accordo con gli americani prevede anche un periodo di transizione di due anni, in cui Fondazione potrà utilizzare la Casa per ulteriori due anni. «Per la realizzazione di iniziative culturali da svolgere anche in cooperazione con il Berggruen Istitute, in continuità con i fini di promozione culturale e artistica condivisi tra i due enti». Ma i dettagli sono ancora allo studio.
Roberta Brunetti
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