Nave contro la banchina: il comandante patteggia

Venerdì 5 Febbraio 2021
L'INCIDENTE
VENEZIA Il comandante della nave Msc Opera e altri quattro membri dell'equipaggio hanno patteggiato pene comprese tra due mesi e cinque mesi e 10 giorni per l'incidente che il 2 giugno 2019 fece tremare Venezia e soprattutto il mondo della portualità. La nave, 65mila tonnellate per 275 metri, finì priva di controllo contro la banchina non prima di aver speronato un battello fluviale, la River Countess, che era ormeggiata a San Basilio. Ci furono danni al battello e alla banchina, ma lo spavento dei passeggeri e l'eco mediatica dell'evento furono enormi, di portata mondiale, anche perché i passeggeri provenivano soprattutto dall'estero.
L'ACCORDO
Lo scorso ottobre i pubblici ministeri Andrea Petroni e Giorgio Gava avevano chiesto l'archiviazione nei confronti di quattro indagati (l'ufficiale di guardia in macchina, il co-navigatore e il direttore delle operazioni nonché il responsabile della sicurezza della nave) in quanto erano stati pienamente scagionati dalle meticolose consulenze. Queste avevano ricostruito per filo e per segno come erano andate le cose. Il patteggiamento è avvenuto in questi termini perché la parte davvero grossa, i risarcimenti dei danni, è stata già affrontata in separata sede dalle compagnie e dalle assicurazioni. Il reato di pericolo di naufragio è punito dal Codice penale con la reclusione fino a due anni senza un minimo edittale. Inoltre, l'accordo sull'applicazione della pena è avvenuto nel più stretto riserbo nel corso delle indagini preliminari, prima che fosse depositata l'eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Così il procedimento penale si è concluso nei confronti del comandante Carmine Siviero e dei membri dell'equipaggio Alexsandar Mustur, Petar Vasilev Zhelyakov, Giuseppe Guarracino e Raffaele De Gennaro per i quali era stato ravvisato un profilo di colpa.
La consulenza disposta dalla Procura aveva invece assolto, applaudendoli, i piloti dei rimorchiatori Angelina C e Ivonne C che fecero di tutto per far cambiare direzione alla nave e rallentarla evitando un epilogo ben più grave.
LA DINAMICA
Per i consulenti della Procura l'incidente fu il capitolo finale di una serie di errori e mancanze. Alle 7.26 del 2 giugno 2019 e fuori dalla bocca di porto del Lido, sui monitor della plancia dell'Msc Opera, di ritorno in laguna dopo una crociera nel Mediterraneo, comparve un allarme a causa di un'avaria ad un modulo elettrico del quadro elettrico che alimenta, tra le altre, la timoneria, il controllo dei giri dell'elica. Allarme completamente non considerato - avevano scritto i consulenti - dal capo elettricista, dal primo ufficiale di macchina e dal direttore di macchina. Un problema che sarebbe stato risolto facilmente: «sarebbe stato sufficiente (...) riarmare due interruttori». Per un'ora l'alimentazione della timoneria dalla plancia, del controllo dei giri dell'elica e, quindi, della velocità della nave, non veniva più assicurata dalla rete principale ma da un gruppo di continuità che funzionava regolarmente per circa un'ora, a fronte dei 30 minuti previsti. Esaurita la carica delle batterie, la nave diventò ingovernabile con timone inutilizzabile e sistemi di propulsione ordinari fuori uso.
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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