Musei scontati per gli islamici Venezia pensa di imitare Torino

Mercoledì 14 Febbraio 2018
Musei scontati per gli islamici Venezia pensa di imitare Torino
IL CASO
VENEZIA Le polemiche non si sono ancora smorzate. Il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco è finito sulla graticola per le sue aperture al mondo arabo con accuse in salsa elettorale da parte di Fratelli d'Italia. E subito ci si è divisi: favorevoli e contrari. E a Venezia? Gabriella Belli, direttrice dei Musei civici, dopo aver espresso solidarietà al collega torinese, rilancia: «Personalmente l'azione del Museo Egizio - sottolinea - la ritengo positiva. E non escludo che possa essere fatta anche da noi. È l'occasione di fidelizzare un pubblico che può avere poca dimestichezza con i musei. Non ci vedo nulla di male, anzi. Del resto, spesso e volentieri, anche noi come Musei Civici operiamo iniziative mirate: vedi l'8 marzo per le donne; il 19 marzo per le famiglie e per i papà o per gli innamorati il 14 febbraio. Ci sembra formativo favorire questo tipo di approccio alle collezioni e ai musei. E in tutto questo mi pare che si possa ragionare anche favorendo il mondo islamico».
UNA NUOVA SFIDA
Insomma, una questione di strategia culturale. «Esattamente - aggiunge la direttrice dei Musei veneziani - mi sembra una missione importante; un'occasione decisiva per mettere a disposizione quel patrimonio; perché queste persone possano ammirare tesori che non conoscevano e soprattutto recuperare le loro radici anche se sono lontane da casa». E dico di più: «Le scelte di Greco sono rivolte ad un mondo arabo che ha confini estremamente lontani. L'Islam è presente dal Marocco all'India, in un'area perciò estremamente vasta». Una situazione delicata per le polemiche che si sono accese in questi giorni e che, complice la campagna elettorale, sono diventate al calor bianco.
IL PROGETTO RIENTRATO
«È un patrimonio che va messo a disposizione di tutti - avverte Belli - E così faremo anche noi. Il progetto del Grande Correr (il museo nel palazzo omonimo in Piazza San Marco che racconterà la storia di Venezia dalle origini ai giorni nostri ndr) prevede infatti il recupero di quelle testimonianza di arte islamica che conserviamo nei nostri depositi o che sono solo parzialmente visibili». Quindi, un percorso museale completo. E che fine ha fatto quell'ipotesi di Museo di arte islamica che era stato annunciato alcuni anni fa sotto il governo Letta, e che avrebbe dovuto aver sede in un edificio nel cuore della zona di Rialto nel 2014? Allora si sollevò un vespaio... «Non abbiamo più un progetto museale come quello che era stato annunciato - spiega Belli - Quello che a noi interessa è un'altra cosa: puntare ad un percorso condiviso e complementare a quello che oggi è il tradizionale itinerario didattico ed educativo delle nostre collezioni museali. Si tratta di oggetti e testimonianze che, a differenza di altri casi, non è frutto di furti e depredazioni, ma di scambi culturali veri e propri tra Venezia e il mondo arabo-islamico. Ed è questo che dobbiamo insegnare». Insomma, partita chiusa. E caso archiviato, almeno secondo il canone veneziano.
DIDATTICA E COLLABORAZIONE
«Il nostro obiettivo - aggiunge la direttrice dei Musei Civici - è quello di puntare alla curiosità culturale. Lo facciamo anche con le nostre attività educative. Ci siamo posti il problema a chi rivolgerci. E non senz'altro facile. Di certo non possiamo essere in prima linea, ma nelle retrovie il nostro lavoro può essere importante. E per questo ci rivolgiamo soprattutto alle seconde e terze generazioni. E tutto nella logica di non banalizzare ogni richiesta sviluppando un'opzione culturale che possa consentire l'inclusione sociale. Alle seconde e alle terze generazione, laddove i loro genitori di origine straniera, hanno fatto migliaia di sacrifici per garantire il benessere, beh credo che dovremmo favorire una adeguata accoglienza senza alcuna banalizzazione perchè il nodo centrale è proprio questo: come siamo in grado di avvicinare queste persone; come fidelizzarli e soprattutto come dir loro che quanto posseggono le collezioni museali sono patrimonio di tutti. Anche loro».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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