Missionaria massacrata in Perù La polizia: «Il killer era di casa»

Lunedì 26 Aprile 2021
Missionaria massacrata in Perù La polizia: «Il killer era di casa»
IL DELITTO
VENEZIA Morta dopo quattro giorni di agonia, colpita brutalmente alla testa e in altre parti del corpo con un'ascia o un machete e una spranga mentre dormiva nella sua stanza da letto. Nella pagina Facebook della parrocchia Vergine Fedele Figlia del Dio Padre a Chimbote, sulla costa centro-settentrionale del Perù, sotto la sua fotografia, i parrocchiani piangono, ricordano e pregano. Qui, nel cuore povero del Paese sudamericano, è stata brutalmente assassinata una missionaria laica italiana. Si chiamava Nadia De Munari, 50 anni, di Giavenale, una frazione di Schio (Vicenza) e da quasi trent'anni aveva scelto di aiutare i poveri, di vivere in mezzo a loro, aiutandoli nelle fatiche di tutti i giorni. Nadia De Munari aveva voluto questa vita, impegnandosi nella casa famiglia Mamma Mia nell'ambito dell'Operazione Mato Grosso creata dal padre salesiano Ugo De Censi, per venire incontro alle popolazioni del sud del mondo.
L'AGGUATO
La donna è stata trovata mercoledì scorso in fin di vita nel suo giaciglio in una pozza di sangue. Aggredita durante la notte. Secondo i primi rilievi effettuati dalla Polizia peruviana, è stata colpita ripetutamente e violentemente probabilmente a scopo di rapina. Scattato l'allarme, la donna ha ricevuto i primi soccorsi dai medici dell'ospedale regionale di Chimbote, poi, viste le sue condizioni drammatiche, è stata trasferita a Lima, dove poi è deceduta. Nel frattempo sono scattate le indagini. Dalla casa famiglia pare siano stati rubati solo due cellulari. La Polizia ha interrogato cinque persone presenti nella struttura, tra cui un cittadino italiano. Tra di esse anche un'altra donna, Lisbet Ramirez Cruz, che è risultata esser stata anch'essa aggredita dai criminali. Gli investigatori ritengono particolarmente utile la sua testimonianza. La pista della rapina è quella seguita nella fase iniziale delle indagini. Desterebbe però sospetto, riporta la stampa locale, il fatto che la porta della camera di Nadia, chiusa a chiave, non presentasse segni di effrazione.
INDAGINI TRA I VOLONTARI
Nadia De Munari si era trasferita in Perù dopo un anno di missione in Ecuador. A Nuevo Chimbote gestiva alcuni asili, una scuola primaria e la casa famiglia. La volontaria, maestra elementare, si recava nelle case a portare cibo e si occupava della formazione delle insegnanti. La polizia peruviana ritiene che l'aggressore della missionaria possa essere da ricercare all'interno della casa famiglia Mamma Mia di cui la vicentina era la responsabile. È quanto scrivono anche alcuni media peruviani: nell'ambito delle indagini sono state rilevate le impronte digitali di tutti i presenti nel centro di assistenza sociale, una decina tra insegnanti e religiosi.
«Siamo increduli e scioccati - dice Massimo Casa, referente dell'operazione Mato Grosso - Negli ultimi venti anni non abbiamo mai avuto aggressioni del genere. Non ci diamo una spiegazione di tanta barbarie, meno che meno nei confronti di una donna, Nadia, che era mamma di tanti bambini. Gli investigatori sono al lavoro e speriamo si faccia in breve piena luce e che il corpo di Nadia possa tornare in Italia anche se i tempi non saranno brevi».
IL RITRATTO
Parole che risuonano nel dolore come quelle che ricostruiscono la personalità della vittima. «Era molto brillante, consapevole del lavoro impegnativo che svolgeva, ma era contenta. Con grande dedizione si prendeva cura delle maestre e dei più piccoli nelle baraccopoli. Era convinta che per fare buona una persona si dovesse iniziare dai più piccoli. Nadia era una persona buona, sensibile, sempre attenta ai bisogni degli altri, che nella sua dimensione di vita contavano più di ogni altra cosa materiale».
Scossa anche la Diocesi di Vicenza. «Ci stringiamo - ha detto commosso il vescovo Beniamino Pizziol - al dolore della famiglia De Munari, agli amici e alla comunità cristiana di Giavenale, quartiere di Schio, per la perdita dell'amata Nadia.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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