«Mio figlio dovrà pagare per quelle coltellate assurde»

Venerdì 2 Aprile 2021
«Mio figlio dovrà pagare per quelle coltellate assurde»
L'INTERVISTA
MOGLIANO (TREVISO) «La prima cosa che spero è che Marta si riprenda. Ma voglio anche risposte: voglio capire cosa sia scattato nella testa di mio figlio. Questa tragedia ha distrutto due famiglie». A dieci giorni dal brutale accoltellamento di Marta Novello, la madre del 15enne finito in carcere ha raccolto le forze e ha deciso di parlare, assistita dall'avvocato Matteo Scussat. La prima a non avere risposte è proprio lei, che ora spera di trovarle nelle indagini della Procura dei minori di Venezia.
La Procura indaga per tentata rapina (oltre che per tentato omicidio ndr), da subito era la prima ipotesi. Dunque suo figlio avrebbe agito per denaro, trafiggendo poi Marta con 25 coltellate. Crede a tale ipotesi?
«Di sicuro è una rapina anomala. Non mi ha mai dato motivo di pensare che avesse bisogno di soldi o problemi con qualcuno, gli sarebbe bastato chiedere. Qualcosa deve per forza essere scattato nella sua mente. Che cosa, non lo so: non è mai stato violento né aggressivo, mai richiami a scuola, nessun precedente penale. Ha fatto una cosa terribile e non lo giustifico, ma non è mai stato un delinquente né un bullo, era un adolescente come gli altri».
Ora i carabinieri e gli specialisti in carcere stanno analizzando la sua psiche. C'è mai stato un gesto o una parola che oggi ricollega a un'avvisaglia?
«Me lo chiedo continuamente: ma no. Anzi mi sento in colpa per non aver colto eventuali segnali, ma non ha mai detto o fatto nulla che potesse destare sospetto. Tutti quelli che lo conoscono sono sconvolti. Ora sarà la sua mente a dover parlare».
Che persona è suo figlio? Come viveva le sue giornate?
«È sempre stato attivo, amava il calcio, la musica, in casa cantava sempre e adorava cucinare: si era iscritto all'alberghiero proprio al corso di cucina. Prima del Covid era contento della scuola, si allenava tre volte a settimana e ogni domenica aveva le partite, usciva con gli amici in paese. Le restrizioni sono state un duro colpo: per un po' ha continuato ad andare in presenza ai laboratori a scuola due volte a settimana, poi sono stati sospesi sia quelli che il calcio. Era dispiaciuto, stare incollato al computer a seguire le lezioni non lo appassionava. La routine stravolta lo aveva reso un po' insofferente, ma nessun comportamento aggressivo. Mai».
In questi mesi poteva aver sviluppato qualche dipendenza? Magari dai social, dai videogiochi, da internet.
«Lo escludo. Anzi, tutti i pomeriggi passava qualche ora fuori proprio per non stare sempre in casa. Tanto che quel lunedì quando non l'ho visto pensavo fosse in garage a sistemare la bici o in zona con i coetanei».
Come è andata quella giornata?
«Nulla di strano inizialmente. La mattina ha fatto lezione, io ero al lavoro. Alle 15.30 sono rientrata e lui era in camera, tranquillo. Ho fatto una doccia per mezz'ora e quando ho finito non lo ho trovato. Non mi sono preoccupata fino a quando, vedendo che non era in cortile, ho notato il cellulare in camera. Era l'unica stranezza, infatti ho provato a chiedere agli amici se sapessero dov'era. Nel frattempo sono arrivati i carabinieri».
Cosa è successo a quel punto?
«Avevo appena sentito delle ambulanze, ero terrorizzata. Pensavo avesse avuto un incidente. Quando mi hanno detto che aveva accoltellato una ragazza non volevo crederci. Ho chiesto mille volte se fossero sicuri. Poi mi hanno fatto controllare e ho scoperto che mancava un coltello da cucina. Mi è crollato il mondo addosso».
Lui conosceva Marta?
«Che io sappia assolutamente no».
Lei ha incontrato i Novello?
«Non ancora, è una questione delicata che gestiremo in privato. Spero solo che Marta sia a casa prestissimo».
Ha ricevuto manifestazioni di solidarietà da amici, dal paese, dalle istituzioni?
«Molte, ci hanno rincuorato. Chi non conosce mio figlio ha giudicato troppo in fretta. Ci ha contattati il parroco, lo abbiamo molto apprezzato. Non abbiamo invece avuto contatti con il Comune».
Ha rivisto suo figlio?
«Solo pochi minuti quando lo hanno interrogato. Se lo avessi davanti la prima cosa che gli chiederei è Perché?. Non dormo più, tutta la famiglia è distrutta. Penso a Marta. E mi manca mio figlio. Ma ora dovrà pagare per quello che ha fatto».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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