Migranti, vendetta M5S contro il Viminale E la Lega: alt al Reddito

Giovedì 15 Agosto 2019
LA GIORNATA
ROMA Lega e 5Stelle divorziano nel peggiore dei modi: a dita negli occhi. E così la Difesa guidata dalla ministra pentastellata Elisabetta Trenta invia due navi della Marina a scortare quella della Ong con i migranti autorizzata dal Tar ad attraccare in Italia. E allora la Lega, dopo aver presentato ricorso al Consiglio di Stato per fermare i migranti, replica infangando il Reddito di cittadinanza con il viceministro Massimo Garavaglia che diffonde «primi dati della Finanza secondo i quali il 70% di quelli che lo prendono non ne hanno diritto». Immediata replica del viceministro leghista, Castelli: «Tutto falso».
Vendette. Accuse. Dispetti. Ultimi fuochi di una stagione basata moltissimo sulla comunicazione e sui simboli e ora questi simboli brucia.
La cifra della giornata di ieri sta in una sorta di t
utti contro Salvini e Salvini contro tutti. Il giorno dopo l'aula del Senato che sembrava decisiva per la crisi di governo e che invece ha confermato la data del 20 agosto come fine corsa per il premier Conte e il rilancio della Lega sull'ok al taglio dei parlamentari prima del voto, il vicepremier tiene il punto e insiste sulla sfiducia all'avvocato del popolo.
«Il 20 agosto sfiduceremo il premier», martella il leader leghista riferendosi alla risoluzione che il suo partito dovrebbe presentare subito dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, previste appunto martedì a Palazzo Madama. Il mantra restano le elezioni subito e il «no a giochini di palazzo o governi strani», ammonisce Salvini.
Ma ora il Capitano sembra più isolato, complice forse per un giorno la tregua del silenzio dettata dal primo anniversario del crollo del ponte Morandi, per rispetto delle 43 vittime.
Contro di lui Pd e Leu, oltre al risentimento di Forza Italia per un'eventuale lista elettorale unica che rischia di affogare il partito di Berlusconi. Al coro si uniscono gli ex alleati, sempre più distanti dal socio di contratto, ora bollato come «incoerente». Se sfiducia deve essere, «allora perché continua a rimanere incollato alla poltrona?», gli chiede il M5s sul suo blog.
IL DIALOGO
Rilancia la raccolta firme per le sue dimissioni pure Matteo Renzi: «Quando si perde, ci si dimette. Il Viminale ha bisogno di sicurezza, non di odio», scrive su Twitter: «Arriviamo a 50 mila firme entro il 20 agosto?». Ma se si allontana l'ipotesi di riaprire il dialogo con i 5Stelle, si fa più vicina quella di una nuova maggioranza tra il Movimento e i Dem.
Non la esclude Carla Ruocco, deputata pentastellata più vicina al presidente Fico: «Se si riesce a stilare un programma importante, non si esclude nulla», mentre è netta sul no a una seconda chance con la Lega: «Non ci sono margini». Possibilista pure Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera: «In una democrazia parlamentare - evidenzia - se c'è una crisi di governo allora esiste anche la possibilità che quello stesso Parlamento possa garantire maggioranze alternative».
Perplessità sul rebus elezioni anche nella lega e in particolare da parte del sottosegretario Giancarlo Giorgetti: sarebbe stato più facile andare a votare subito, se si fosse aperta prima la crisi di governo, conferma il leghista. E continua: «Ho sempre detto e lo ribadisco che secondo me, con le condizioni date, un voto» per sfiduciare Conte «non avrebbe senso: avevano senso le sue dimissioni». Il vicepremier ha sbagliato i tempi della crisi? «Sono le decisioni di un capo, un capo decide sempre lui da solo», taglia corto Giorgetti.
A ingarbugliare la situazione, il colpo di teatro di Salvini, ieri al Senato, per chiudere la partita della riforma costituzionale voluta dai 5 Stelle (ultimo passaggio in calendario alla Camera il 22 agosto) e poi dire addio al governo giallo-verde, tornando al voto. Un bluff per molti.
Va oltre il leader del M5s: «È una mossa della disperazione - ribadisce Luigi Di Maio in un'intervista al Fatto quotidiano - E comunque quando si va al voto lo decide il presidente della Repubblica, non certo lui».
Freddi anche i rapporti della lega con Forza Italia dopo la proposta del listone. Fi oltretutto sospettosa che la mossa di Salvini sul taglio dei parlamentari porti il voto alle calende greche .
Tant'è che di incontro tra il leader della Lega e Silvio Berlusconi non è ancora all'orizzonte.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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