Meno contagi in Veneto, ma 1 ricoverato su 3 ha il Covid

Giovedì 3 Dicembre 2020
IL PUNTO
VENEZIA Ieri il Veneto ha sfondato il muro dei 150.000 positivi dall'inizio dell'epidemia. Attualmente un ricoverato su tre, a queste latitudini, è un paziente Covid. E ogni 3.000 nuovi contagi, 10 malati vengono intubati. Ecco i numeri aggiornati dell'emergenza, in una regione gialla che domani saprà se rischia di diventare arancione, in base agli ormai famosi 21 parametri tra cui spiccano l'indice di trasmissione del virus (nell'ultima rilevazione l'Rt era pari a 1,23) e il tasso di occupazione ospedaliera (che da una decina di giorni ha raggiunto le soglie del 30% in Terapia intensiva e del 40% in area non critica).
I SEGNALI
Rispetto ai picchi quotidiani di 3.500-4.000 casi della scorsa settimana, sembra delinearsi la tendenza a una stabilizzazione dei contagi, verosimilmente indirizzata verso la discesa. Nella giornata di ieri ne sono stati registrati 3.287, il che ha fatto toccare quota 152.538. Oltretutto il confronto fra le 8 di martedì e la stessa ora di mercoledì ne segna ancora meno: 2.782, su 47.124 diagnosi fra esami molecolari e test rapidi. «Qualche timido segnale di miglioramento si intravvede commenta il governatore Luca Zaia anche perché effettuiamo una valanga di tamponi e assicuriamo il tracciamento dei contatti sull'85% dei positivi, quando il minimo richiesto dalla cabina di regìa sarebbe il 60%. Però per il Covid abbiamo oltre tremila ricoverati totali (a sera erano 3.081, ndr.), un numero che corrisponde a sei ospedali e che si aggiunge a quello dei 6.979 degenti ordinari. La pressione quindi è alta, anche perché il tasso di occupazione in Terapia intensiva è arrivato al 31%». I pazienti che hanno bisogno della respirazione assistita, infatti, sono saliti a 337. E sono cresciuti pure quelli accolti in Malattie infettive e Pneumologia: 2.744, che drenano il 42% dei posti letto.
IL TEMPO
Quand'è che inizieranno ad appiattirsi pure le curve dei ricoveri e dei decessi (ieri altre 91 vittime, per un totale di 3.940)? «Il ritardo del Veneto, ma anche del Friuli Venezia Giulia risponde Zaia è stimabile in un paio di settimane, rispetto a regioni come Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana. Certo è che, se continuiamo ad agevolare gli assembramenti, finiamo in ospedale». E un contagiato su 300, per citare il calcolo del coordinatore del comitato di crisi Paolo Rosi, va dritto in Terapia intensiva. «Al momento osserva il presidente della Regione la maggior parte dei parametri è in linea con il giallo, ma questo colore non può diventare un alibi, dobbiamo ragionare sull'orlo della zona rossa». Scenario da lockdown, come qualcuno invocherebbe? «Sarebbe un fallimento sociale totale commenta Zaia ma indubbiamente dobbiamo essere responsabili. Speriamo prima o poi di vedere la bozza del dpcm e capire quali saranno le misure, dato che dovrà essere firmato entro mezzanotte».
IL RECOVERY PLAN
Da questo punto di vista, il Veneto rivendica la puntualità con cui ha deliberato il proprio Piano regionale per la ripresa e la resilienza, declinazione locale del Recovery Plan. «Nell'utilizzo delle risorse europee propone il governatore invocherei un principio federalista, che dovrebbe essere mutuato dalla virtuosità: capacità di spesa e investimenti compatibili, come sarebbero i nostri, pensati per opere assolutamente cantierabili e utili. Ma ho sempre il terrore che i fondi vengano dispersi. Purtroppo 209 miliardi a livello nazionale sono un treno che passa una volta nella vita. Se non abbiamo scoperto prima le nostre carte, era stato per rispettare il negoziato delle Regioni. Ma poi abbiamo deciso di pubblicare tutto, perché non si dicesse che non avevamo fatto i compiti per casa».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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