Medici di base in prima linea «Subito il rifornimento di kit: mascherine, camici e guanti»

Venerdì 28 Febbraio 2020
L'INCONTRO
VENEZIA Più kit, un numero telefonico dedicato, un vademecum. Sono le tre richieste messe ieri sul tavolo, sia fisico che permanente, dai rappresentanti di medici, infermieri, farmacisti e altri professionisti della sanità, nell'incontro con i vertici della Regione che si è tenuto a Marghera. «Noi siamo in prima linea, la Regione ci metta in condizione di lavorare con un po' di serenità», hanno detto i portavoce del settore mobilitato ormai da una settimana sul fronte della guerra al Coronavirus.
I DISPOSITIVI
Siccome in battaglia si combatte con le armi, ma anche con gli elmetti e con gli scudi, i sanitari hanno auspicato innanzi tutto di poter essere riforniti ciascuno di almeno tre dotazioni complete di mascherina, copricapo, camice, guanti, calzari e visiera. Al riguardo gli esponenti dello Snami hanno fatto presente che la disponibilità è invece molto carente. «In questo momento ci sono sedi di medicina di gruppo che hanno ricevuto una sola mascherina per cinque dottori», ha affermato Salvatore Cauchi. «Personalmente prima di arrivare a questa riunione ho effettuato cinque visite senza alcun dispositivo di protezione individuale», ha aggiunto Bruno Di Daniel. «Anche negli ospedali la distribuzione sta avvenendo a macchia di leopardo ha osservato Giovanni Leoni (Cimo) e chiaramente la priorità va alle strutture più esposte come sono quelle di Padova, Venezia e Dolo. Domandiamo però di potenziare le forniture pure a Treviso e Mestre». Domenico Crisarà (Fimmg) ha provato a mediare: «Dobbiamo capire che c'è stato un grave problema di approvvigionamento nazionale. Ora si sta cercando di fare l'impossibile per garantire le consegne, ma anche in questo caso la precedenza va data ai medici di base e alle guardie mediche più vicini alle aree che sono focolaio, dopodiché con un po' di pazienza si arriverà dappertutto». Andrea Maschera, a nome dell'Ordine che raggruppa le professioni sanitarie, ha invitato a non dimenticarsi dei tecnici di laboratorio: «Anche questa è una categoria mobilitata giorno e notte, alcuni colleghi sono finiti in quarantena».
IL NUMERO E IL VADEMECUM
Impegno in tal senso è stato ribadito dall'assessore Manuela Lanzarin, disponibile pure all'attivazione di un numero di telefono riservato ai medici sul territorio. «Abbiamo bisogno pure noi di chiedere indicazioni su come muoverci rispetto ai nostri pazienti hanno spiegato i sindacalisti ma finora dobbiamo contattare la linea aperta al pubblico, con il risultato di rimanere ore in attesa di una risposta». Da parte della Regione, infine, c'è stata apertura anche alla pubblicazione «in tempi rapidi» di un prontuario che standardizzi le procedure da seguire. Gli esperti regionali hanno così approntato uno schema, basato sulle precisazioni inviate dal ministero della Salute, che spiega come comportarsi con il contatto di un caso confermato. Se il soggetto è asintomatico, viene posto in isolamento domiciliare fiduciario, senza tampone. In caso di sintomi durante i 14 giorni, scatta la presa in carico da parte dell'Ulss. Se la sintomatologia è lieve, il medico curante fa la valutazione e viene eseguito il test. Se invece la situazione è grave, interviene il 118 per trasferire il paziente in ambulanza al reparto di Malattie Infettive (o eventualmente di Rianimazione), dove viene svolto l'accertamento.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci