Mascherine, in Veneto resta l'obbligo anche all'aperto

Lunedì 18 Maggio 2020
IL PROVVEDIMENTO
VENEZIA La prima regola è la mascherina: bisogna averla, chi esce di casa senza indossarla rischia una multa da 400 a 3000 euro. Come il Veneto è solo il Friuli Venezia Giulia, le altre Regioni hanno adottato regole più morbide. L'Emilia Romagna, ad esempio, impone la copertura di naso e bocca nei locali aperti al pubblico o laddove non sia possibile mantenere il distanziamento di un metro. Il Veneto è andato oltre: mascherina sempre e a prescindere, tranne per chi fa attività fisica intensa (ma dopo lo sport deve metterla immediatamente), per i minori di 6 anni, per i disabili. È la prima regola fissata nell'ordinanza firmata ieri sera dal governatore Luca Zaia. Spariscono però i guanti: è sufficiente l'igienizzazione delle mani nonché il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro (due nell'esercizio dell'attività sportiva).
LA RICHIESTA
Zaia non dice se il 2 giugno, festa della Repubblica, andrà in piazza a protestare contro il Governo come hanno annunciato la Lega (che è il suo partito) e Fratelli d'Italia: «Ho visto la pubblicità, non ne so nulla». Non polemizza con il premier Giuseppe Conte che nella prima conferenza stampa da Palazzo Chigi dopo il lockdown da coronavirus, sabato sera ha detto che ci sarà bisogno di una «riflessione sull'assetto costituzionale» e sul rapporto tra Stato e Regioni. Anzi, Zaia ribalta la dichiarazione: «Io la vedo in positivo, se Conte dice che serve una revisione allora vuol dire che ci vuole dare l'autonomia. Se poi intendeva altro è bene lo chiarisca». Sta di fatto che, a poche ore dall'annunciata apertura dell'intera regione (e del Paese), Zaia è costretto a rallentare: il nuovo Dpcm, il decreto del presidente del consiglio dei ministri, salta nella notte tra sabato e domenica, lo si aspetta per tutta la mattinata del dì di festa, viene annunciato per il primo pomeriggio, poi per l'ora del tè, arriva solo per cena, esattamente 13 ore prima della riapertura delle botteghe. Come al solito, tardi, tardissimo. L'aspetto positivo è che alla fine negli allegati al Dpcm, al numero 17, c'è tutto quello che le Regioni avevano concordato con il Governo: il metro di distanziamento, spalla con spalla, al ristorante; la riapertura delle spiagge con i 10 metri quadri per ombrellone; le botteghe senza più l'obbligo di sanificare i vestiti dopo le prove dei clienti; i barbieri e i parrucchieri e le estetiste. Regole che la Regione del Veneto aveva anticipato il giorno prima, incrociando le dita perché il decreto ancora non era stato firmato, dando però almeno modo ai commercianti e agli artigiani di attrezzarsi. Così, dopo aver rischiato la rottura con il Governo («Su quali temi? Volevano che le linee guida delle Regioni fossero un di cui, c'era il rischio di multe e contenziosi a carico degli operatori economici», ha detto Zaia), alla fine le linee guida già rese note sono entrate nel Dpcm. E subito dopo Zaia ha firmato la sua ordinanza. Ecco cosa succederà da oggi.
CHI APRE
Da oggi possono riaprire ristoranti, bar, stabilimenti balneari, alberghi e strutture ricettive, rifugi alpini, campeggi, parrucchieri, barbieri, estetiste, tutto il commercio al dettaglio, i mercati e gli ambulanti, gli uffici. Novità: riaprono le scuole guida e siccome sono decadute le precedenti ordinanze, i supermercati potranno restare aperti anche la domenica. Via libera anche alle attività di produzione teatrale (cioè teatri aperti per le prove, ma senza pubblico), aperte le piscine e le palestre (altre Regioni rinviano al 25 maggio), gli impianti sportivi, i musei, i parchi zoologici e i giardini botanici, anche gli impianti a fune come le seggiovie. E da oggi possono riprendere le attività formative, il tirocinio professionale, le funzioni religiose.
LE CHIUSURE
Cos'è che resta chiuso? Gli asili nido, i centri estivi, le attività per i più piccoli. Ed è sicuramente il tema più scottante perché se da oggi mamme e papà torneranno al lavoro, qualcuno dovrà occuparsi dei bambini. Ieri, prima che il Dpcm venisse firmato, Zaia aveva detto di escludere strappi: «Con i bimbi la responsabilità è troppo alta», poi, quando è arrivato il decreto, si è visto che l'allegato numero 8 parla del diritto alla socialità e al gioco. Palazzo Balbi si è riservato di approfondire la questione. Restano chiuse anche le attività di centri termali (eccetto le prestazioni sanitarie), i centri culturali e sociali, le sale giochi, scommesse e bingo, sale da ballo e discoteche, i parchi divertimento.
Intanto la Cgil avverte: «Siamo ancora ben lontani dall'applicare i protocolli su salute e sicurezza sottoscritti dalle parti sociali in tutti gli ambienti di lavoro - ha ammonito il segretario veneto Christian Ferrari - Questa non è una partita a poker, non sono ammessi bluff».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci