Maltrattava la compagna Maniero sarà processato

Sabato 11 Gennaio 2020
IL CASO
VENEZIA A San Valentino, Felice Maniero entrerà in un'aula del tribunale di Brescia affiancato dal suo legale, l'avvocato Luca Broli. Contro di lui, oltre alla procura lombarda, avrà anche la compagna Marta Bisello che nei mesi scorsi lo ha denunciato per maltrattamenti, facendolo arrestare, e ieri si è costituita parte civile nell'udienza che all'ex boss della Mala del Brenta è costata un nuovo processo, come deciso dal gup bresciano Alessandra Sabatucci. Il giudice preliminare infatti ha accolto la tesi della procura e ha rinviato a giudizio Maniero mettendo in calendario la prima udienza per il 14 febbraio.
I FATTI
La storia è quella che il 18 ottobre aveva riportato in cella Faccia d'Angelo, dopo nove anni di libertà. Il cardine dell'accusa è una denuncia dettagliata firmata dalla compagna storica di Maniero, Marta Bisello, 47 anni, padovana d'origine (la sua famiglia è di Piazzola Sul Brenta) e madre della figlia diciannovenne dell'ex boss. Nel racconto fatto alla polizia, Marta Bisello, portata in una struttura protetta dopo l'arresto di Faccia d'Angelo nella loro casa di Brescia, ha messo nero su bianco tre anni nel corso dei quali le mura di casa erano diventate il luogo del terrore nel quale l'uomo capace di confessare - con schietta naturalezza - sette omicidi, aveva costretto a vivere la donna che l'aveva sempre aspettato durante gli anni passati in carcere.
Secondo le accuse della procura bresciana, avrebbe costretto la donna a trattamenti umilianti (flessioni chiamandolo il colonnello) e le avrebbe rivolto pesanti minacce: «Non sai con chi ti sei messa, comandavo 500 uomini», erano le frasi ricorrenti pronunciate da Maniero ogniqualvolta voleva imporre la propria volontà sulla compagna, costringendola a subire maltrattamenti non solo fisici, ma anche psicologici e legati - per l'accusa - alla figura dell'ex capo della Mala.
LA DIFESA
«Abbiamo scelto la strada del dibattimento perché quella rappresenta la sede migliore nella quale dimostrare l'estraneità del mio assistito ai fatti così come sono contestati - ha commentato a fine udienza il legale di Maniero, l'avvocato Broli - Di fronte ad un giudice che potrà valutare anche su altri atti, siamo convinti di poter trovare accoglimento della nostra ricostruzione». Quella secondo cui se qualche episodio di maltrattamenti c'è stato, è stato solo sporadico. Una strada, questa, che Maniero aveva già percorso a pochi giorni dall'arresto quando interrogato dal giudice per le indagini preliminari, aveva ammesso di aver insultato la compagna, ma solo in poche occasioni tra l'ottobre 2016 e il maggio 2019, negando di aver mai usato violenza fisica se non qualche schiaffo e spintone in rarissimi casi.
«Non sono una persona violenta da oltre 25 anni», erano state le sue parole, incapaci di convincere il giudice che aveva respinto la richiesta di scarcerazione. Primo rigetto di una lunga serie in questi mesi. I problemi, aveva ribadito Faccia d'Angelo, sarebbero nati sempre attorno alla sua attività lavorativa. L'ex boss infatti aveva avviato una piccola impresa nel mondo dei distributori dell'acqua, e la compagna era la sua segretaria e contabile. Da qui gli attriti tra i due sulle divergenze e sul modo di condurre gli affari, frenati dopo che la trasmissione Report aveva svelato la vera identità di quell'imprenditore. «Le dicevo di fare una cosa, lei si dimenticava. Poi glielo ridicevo, e se lo dimenticava ancora, e allora iniziavamo a litigare», erano state le precisazioni in fase d'interrogatorio, prima di dirsi preoccupato per la figlia.
Versioni, tesi e teorie che dal 14 febbraio verranno messe in mano ad un giudice con il quale Maniero dovrà avere a che fare di nuovo. Dopo aver chiuso la sua carriera criminale collaborando con la giustizia per smantellare la sua stessa banda.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci