Maggioranza, lo scontro rinviato in aula un decreto del premier per stanare M5S

Domenica 10 Novembre 2019
IL CASO
ROMA Quarantotto ore ha promesso Giuseppe Conte per dare una svolta alla vicenda dello stabilimento ex Ilva di Taranto. Nell'attesa la maggioranza giallorossa ha messo da parte lo scontro sullo scudo penale e attende di conoscere le reali intenzioni del gruppo franco-indiano. Una chiusura dell'acciaieria sarebbe infatti un colpo non da poco per l'esecutivo. Anche se gli accordi con gli indiani sono stati conclusi dai precedenti governi, la bomba occupazionale finirebbe con l'esplodere su palazzo Chigi e destinata a scombinare anche l'esile accordo raggiunto tra i partiti di maggioranza sulla manovra di Bilancio.
LA FINE
Con il fiato sospeso si cerca quindi di sapere sino a che punto, e con quali costi, la multinazionale franco-indiana è intenzionata a rimanere a Taranto. La strada degli esuberi, indicata ieri dal presidente di Confindustria Francesco Boccia e criticata dalla Cgil, apre di fatto ad una trattativa - e non alla chiusura dello stabilimento - alla fine della quale potrebbe tornare d'attualità il tema dello scudo penale che agita la maggioranza. Ieri il tema è stato posto in secondo piano, anche se le distanze rimangono tra Pd e Italia Viva, favorevoli al suo ripristino, mentre i grillini sono fermi nel difendere la sua soppressione a suo tempo votata anche dalla Lega di Salvini. L'idea di inserire un emendamento nel decreto fiscale, attualmente in discussione alla Camera, è però archiviata. Il nodo dello scudo penale molto ricorda il braccio di ferro sul Tav che a suo tempo vide la capitolazione del M5S. Analogo destino rischia di ripetersi ora qualora palazzo Chigi e sindacati raggiungano un accordo con Mittal su produzione ed esuberi che alla fine contempli proprio lo scudo penale necessario per procedere alle opere di ambientalizzazione dello stabilimento.
Lo stallo nelle trattative ha spinto ieri Luigi Di Maio a puntare il dito sul gruppo franco-indiano senza accennare al problema dello scudo penale, ma per il Movimento il momento dell'ennesima scelta decisiva potrebbe essere solo rinviato. La permanente rivolta interna al M5S non aiuta la soluzione della vicenda e fa aumentare il rischio che alla fine il Movimento possa implodere, trascinato dall'ala più intransigente composta da ex ministri ed orfani del governo gialloverde. Resta il fatto che se Conte riuscirà a raggiungere un'intesa con Mittal, sarà poi complicato per i grillini bocciare in Parlamento un eventuale decreto del presidente del Consiglio che di fatto reintroduca lo scudo penale. Anche se il decreto potrebbe essere votato anche da un pezzo d'opposizione, lo strappo nella maggioranza non sarà indolore. Per ora Di Maio non ha ancora usato il bastone, preferendo la carota costruita con una serie di concessioni sul fronte della riorganizzazione del Movimento.
LA SPERANZA
Pd e Italia Viva restano però convinti che alla fine il passaggio non sarà eludibile pur lasciando al presidente del Consiglio e al ministro Patuanelli la trattativa con l'azienda e i sindacati. Per ora la speranza dei partiti di maggioranza è che Conte riesca a riportare Mittal al tavolo della trattativa anche se nel M5S c'è chi continua a temere che la multinazionale voglia tenersi lo stabilimento di Taranto «solo per chiuderlo piano, piano» e che quindi «sono inutili ulteriori concessioni». Una prospettiva che aprirebbe la strada ad una nuova nazionalizzazione sulla quale però Pd e M5S sono di nuovo su fronti opposti.
Ma. Con.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci