Luigi: siamo partiti male. Poi frena: mi fido E in chat deputati divisi: noi con il premier

Sabato 19 Ottobre 2019
LA STRATEGIA
ROMA L'affondo viene deciso durante un vertice ristrettissimo a Palazzo Chigi, a cui però mancano diversi ministri, in missione. Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora e Stefano Patuanelli più la numero 2 dell'Economia Laura Castelli si vedono e alla fine decidono di far partire un missile terra aria diretto al premier Conte: attento, senza il M5S non hai la maggioranza. «Questa manovra parte male, non c'è stata condivisione. Ne abbiamo appreso i contenuti solo durante la riunione di maggioranza, Castelli ha visto la lettera inviata a Bruxelles solo una volta pubblicata sul sito del governo», sono le lamentele che provengono dalle parti del leader M5S.
E da qui si arriva ai contenuti: «Non si possono bastonare i piccoli imprenditori e i commercianti, va fatta una lotta vera ai grandi evasori: serve coraggio». L'effetto è devastante perché l'ultimatum deflagra sul blog delle stelle. In serata il leader politico dei grillini fa poi trapelare: «Chigi era stato avvisato del post, poi Luigi e il presidente hanno avuto un contatto, si sono scritti, non vogliamo alzare lo scontro, da parte nostra c'è il massimo sostegno in Conte, ma siamo il partito di maggioranza relativa».
Sulle chat dei parlamentari pentastellati, soprattutto alla Camera dove è ancora in ballo l'elezione del capogruppo, scoppia una mezza rivolta per la «violenza» usata dal ministro degli Esteri nei confronti del premier. «Sono molto preoccupato da questa uscita di Di Maio, da parte mia e di altri c'è il massimo sostegno nei confronti del presidente», dice per esempio Giorgio Trizzino, che da tempo si è messo a capo della componente dei competenti, un gruppo di 40, tra senatori e deputati, che guarda a Conte in ottica di futuro leader del Movimento. E proprio da questo ambiente esce una battuta al vetriolo: «Forse Luigi non aveva smaltito il jet lag». Radio transatlantico racconta che anche le squadre che fanno riferimento ai due candidati alla carica di capogruppo Francesco Silvestri e Raffaele Trano durante la giornata rimangano abbastanza basiti dai toni usati dal loro capo politico. In chat si sfogano: «Non capiamo questa uscita di Luigi: che vuol dire che se anche le piccole imprese evadono siccome sono piccole non si toccano? Cos'è la nuova casta?».
L'OMBRA DELLA LEGA
Allora bisogna rileggere bene il post del ministro degli Esteri. Rivolto «ai milioni di partite Iva, commercianti e professionisti che lavorano ogni giorno». Un popolo che dal 2018 a oggi sembra essersi spostato verso la Lega di Matteo Salvini. E c'è chi vede anche il tempismo dell'affondo del leader M5S collegato con la manifestazione di oggi dell'ex ministro dell'Interno. Dal palco di piazza San Giovanni, a Roma, attaccherà il governo giallorosso sulle tasse e chiamerà alla rivolta democratica proprio quelle categoria che ieri Di Maio ha difeso pubblicamente prendendo così le distanze dall'impianto della manovra di Conte. Ecco, dunque il tentativo da parte di Di Maio di smarcarsi e di provare a uscire dal mirino di Salvini.
Il gruppo parlamentare rimane diviso. Di Maio ha dalla sua un gruppo di fedelissimi che va dal neo questore della Camera Francesco D'Uva a Vittoria Baldino, molto in auge negli ultimi tempi per via della presenza nelle trasmissioni tv. Anche il sottosegretario Alessio Villarosa fa asse con il leader politico così come Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri.
A nessuno sfugge però che questo attacco partito dal blog potrebbe minare i rapporti tra Conte e Di Maio. Ecco perché in questa fase il presidente della Camera Roberto Fico rimane silente, così come i ministri a lui più vicini. Anzi, nessuno escluda che possa essere proprio il leader degli ortodossi già in azione alla festa di Napoli a fare da cerniera tra Di Maio e Conte.
Al momento regna il gelo e il sospetto di una pericolosa intelligenza tra capo grillino e Matteo Renzi in ottica anti-premier. Il tema c'è e i parlamentari pentastellati si interrogano. «Voglio pensare - dice ancora Trizzino - che siano ricostruzioni dei giornali. Altrimenti sarebbe davvero grave».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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