«Luca? Non si entra in quelle dinamiche Da ministro mai fatte invasioni di campo»

Domenica 16 Giugno 2019
Sul caso che riguarda Luca Lotti, Andrea Orlando, vicesegretario del Pd ed ex ministro della Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni, si limita a ripetere quando già detto da Nicola Zingaretti: «È giusto che ci sia un'interlocuzione tra la politica e i magistrati, ma ci deve essere, e va rispettata, l'autonomia dei ruoli. Certo, la politica interloquisce e nomina il vicepresidente del Csm che, in quanto membro laico, è espressione del parlamento. Poi, però, nell'interna corporis del Csm non ci si entra».
Per Orlando questa vicenda non è l'emblema di un correntismo esasperato all'interno del Consiglio superiore della magistratura, ma è una storia diversa: «Qui siamo davanti a pezzi - dice - anzi schegge che si muovono in maniera autonoma». Anche lui ha letto le intercettazioni delle discussioni notturne tra Luca Lotti e il magistrato Luca Palamara, ma preferisce non entrare nel merito del dibattito, se non fosse che è stato l'autore della riforma. Si ferma però un attimo prima. E spiega: «Non entro nel merito nelle intercettazioni. Bisognerebbe capire dove si è spinto l'uno o dove è arrivato l'altro, altrimenti così è fuorviante. Ci sarebbe da fare un dibattito, ma con contraddittorio».
Ammesso che sia stato scoperchiato un vaso di Pandora, da ex Guardasigilli l'esponente del Pd tiene comunque a specificare due cose: «Ora bisogna puntare sul riformismo. Anche il primo governo di cui ho fatto parte ha cercato di riformare il Csm , ma per una serie di motivi, a partire dal referendum , non è stato possibile intervenire. C'è bisogno di una riforma, c'è bisogno di una riduzione della discrezionalità dell'organo, che va ridotta notevolmente».
Viene spontaneo chiedergli se anche lui, quando sedeva a largo Arenula, abbia ficcato il naso sulle nomine, se abbia dato indicazioni, se abbia partecipato al risiko delle toghe che sta emergendo in questi ultimi giorni. Orlando se la cava prima con una battuta: «Se mi chiede se ho parlato con i magistrati le rispondo che è difficile pensare che un ministro dell'Agricoltura non parli con gli agricoltori, allo stesso tempo è impensabile che quello della Giustizia non si rapporti con i magistrati. Ma, scherzi a parte, ho avuto sempre il massimo rispetto dei ruoli. Non sono mai stato protagonista di invasioni di campo, mi sono sempre fermato prima, anche se E quando mi sono stati chiesti pareri senza mai entrare nel funzionamento del Csm».
LA STOCCATA
Di sicuro questa vicenda, continua, «sta facendo venire una serie di nodi al pettine», e la politica di converso si sta interrogando sul che fare. Il suo successore, Alfonso Bonafede del M5S, dice ora che va eretto un muro tra politica e magistrati. Una linea netta di demarcazione. «Erigere un muro? Detta così non vuole dire nulla. Bisogna - spiega ancora Orlando - fare interventi puntuali». E qui stila le tre priorità da mettere sul tavolo il prima possibile: «Va ridotta la discrezionalità del Csm, per fare in modo così che la politica non abbia più margini d'intervento. Tra di noi, anche nel gruppo Pd, ci sono idee diverse: c'è chi parla di separazione delle carriere e chi di sorteggi dei membri del Csm: una follia».
Adesso, continua, «va circoscritto il problema: non bisogna prendere le palla al balzo per togliersi degli sfizi. Come la separazione delle carriere o i test psico-attitudinali dei magistrati. Le tre cose da fare subito, secondo me, sono: legge elettorale, superamento delle nomine a pacchetto e funzionamento del disciplinare»
Ci sarebbe poi di sottofondo una questione tutta interna al Pd. Perché questa vicenda sembra aver messo di nuovo le ali a chi, dal fronte renziano, è pronto ad salutare il Nazareno per una nuova avventura, usando il caso Lotti come la deriva di un partito che con il nuovo corso di Zingaretti ha perso la stella polare dal garantismo tanto cara all'ex premier di Firenze: «Oggi - chiude Orlando - preferisco parlare da ex ministro della Giustizia. Le dico solo che abbiamo di fronte una questione politico istituzionale, il garantismo non c'entra niente».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci