Lombardia, la Finanza a casa di Fontana: copiati i dati dal suo telefonino

Giovedì 24 Settembre 2020
L'INCHIESTA
ROMA La guardia di finanza bussa a casa del governatore della Lombardia Attilio Fontana per il caso Diasorin - San Matteo. Ieri le fiamme gialle hanno eseguito una copia forense del suo cellulare. L'esponente leghista, pur non essendo indagato, ha subito «una perquisizione presso terzi» spiegano i suoi legali, che aggiungono: l'operazione «è stata eseguita con un decreto non circostanziato, con evidenti criticità di carattere costituzionale, vista la presenza di conversazioni istituzionali nel telefonino del presidente Fontana». La stessa operazione da parte degli inquirenti è stata effettuata sul telefono di Giulia Martinelli, la responsabile della segreteria del presidente lombardo, ed ex compagna del leader della Lega Matteo Salvini.
Ad ogni modo l'esame dello smartphone del numero uno del Pirellone, valutano gli inquirenti, sarà forse utile per fare chiarezza su un appalto sospetto. Una gara, si ipotizza truccata, in cui sono coinvolti i vertici del Policlinico San Matteo di Pavia e della società Diasorin con l'accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato per l'accordo stipulato tra l'ospedale e la società piemontese per l'effettuazione dei test sierologici anti-Covid in Regione. Nel mirino della procura di Pavia c'è l'accordo con la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. L'ipotesi è che i risultati delle attività di sperimentazione effettuate dalla Fondazione siano state trasferite alla Diasorin, che sarebbe quindi stata favorita a discapito di potenziali concorrenti.
Lo scorso 23 luglio erano strati perquisiti della Finanza 8 persone, tra cui il presidente della Fondazione Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi, il dg Carlo Nicora, il responsabile del laboratorio di virologia molecolare Fausto Baldanti. I finanzieri avevano perquisito uffici e abitazioni, sequestrando agende, appunti, materiale informatico. Nel mirino dei pm ci sono i rapporti con la Lega e i «legami politici - si legge nel decreto di perquisizione del 23 luglio- che possono avere influito sulla scelta» della Diasorin come partner del San Matteo.
LA LEGA
I magistrati sottolineano infatti che l'azienda piemontese ha uffici nell'Insubrias Biopark a Gerenzano (Varese). E all'interno dello stesso polo «si trova la sede legale della Fondazione Istituto Insubrico il cui direttore generale è Andrea Gambini, già commissario della Lega varesina e presidente della Fondazione Irccs Carlo Besta».
Gambini è anche presidente del cda della Servire, il cui unico socio è proprio la Fondazione Insubrico. Dagli accertamenti della Finanza erano emersi stretti rapporti commerciali tra Diasorin, la Fondazione Insubrico e la Servire: Diasorin è «un cliente di primo piano della Fondazione», si legge nel decreto del 23 luglio. E proprio questi rapporti, per il procuratore aggiunto Mario Venditti e il pm Paolo Mazza, devono essere approfonditi, tanto che anche la Fondazione Insubrica di Ricerca per la vita e la Servire hanno ricevuto la visita delle Fiamme gialle. Al centro dell'inchiesta c'è quindi l'affidamento diretto alla Diasorin della sperimentazione dei test di massa iniziata a fine aprile in Lombardia. Fondamentale per l'accordo sarebbe stata la figura del professor Baldanti. La scelta del policlinico di procedere a un accordo diretto, ignorando i tanti operanti disponibili sul mercato, per i pm sarebbe «viziata da un conflitto d'interessi».
Il professore, infatti, era il responsabile scientifico del progetto di collaborazione Fondazione San Matteo-Diasorin, ma era anche membro del gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità presso il ministero della Salute, che avrebbe dovuto valutare il test, e infine membro del tavolo tecnico-scientifico istituito dalla regione Lombardia.
Giuseppe Scarpa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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