Lo staff di Di Maio al pm: abbiamo respinto i suoi emendamenti per le aziende amiche

Sabato 20 Aprile 2019
L'INCHIESTA
ROMA È «sulle molteplici relazioni ancora in atto di Paolo Arata con i massimi livelli istituzionali» che si concentra l'inchiesta di Roma nella quale è indagato Armando Siri. Gli inquirenti vogliono capire quanto l'imprenditore, accusato a Roma di corruzione per una presunta tangente al sottosegretario della Lega e a Palermo, insieme al figlio Francesco, per intestazione fittizia di beni, aggravata dal favoreggiamento alla mafia, fosse in grado di incidere sull'azione di governo e perché. Arata, ritenuto lo sponsor di Siri, lo avrebbe voluto sottosegretario al Mise, ma il patteggiamento a un anno e otto mesi per bancarotta avrebbe ostacolato quella nomina. Ed è sulla base delle pressioni dell'imprenditore che Siri avrebbe ottenuto l'incarico alle Infrastrutture. Anche l'incarico di Federico Arata a Palazzo Chigi, voluto dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, è uno degli elementi che la procura valuta per stabilire il ruolo dell'uomo in affari con Vito Nicastri, in carcere e sotto processo per avere finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, e le istituzioni. Sirii avrebbe più volte accompagnato Arata junior a Londra. E sarebbe stato quest'ultimo a inserire alcuni leghisti in Vaticano. Giovedì, a confermare ai pm le pressioni subite da Siri per garantire gli incentivi economici alle aziende siciliane sono stati il sottosegretario al Mise, Davide Crippa, il capo di Gabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli e la sua vice, Elena Lorenzini. I pm si concentrano sulle movimentazioni di denaro. Anche di Siri che non può essere perquisito e intercettato. Il sospetto è che oltre la tangente di 30mila euro ci siano state altre dazioni.
Sono stati sentiti giovedi dai pm Crippa, Cozzoli e Lorenzini. Lo scorso luglio, Siri si era presentato al Gabinetto del Mise con un testo che avrebbe dovuto modificare i termini per i benefici previsti per le aziende del fotovoltaico e sembra tagliato su misura per le società di Arata (delle quali Nicastri sarebbe socio occulto). Crippa gira al suo Gabinetto la pratica, a curare l'istruttoria è stata Lorenzini, che ai pm ha spiegato come la deroga alla legge per gli incentivi economici da parte dello Stato sia prevista solo per aziende in crisi. «Per questo abbiamo deciso di non presentare l'emendamento».
L'INTERCETTAZIONE
I pm di Palermo, intanto sono risaliti a tutte la partecipazione societarie di Arata nel business di Nicastri: la Solcara srl e la Etnea srl, titolari di sedici impianti per la produzione di energia da fonte eolica nella provincia di Trapani, e la Solgesta srl, una società partecipata interamente dalla Solcara che sta sviluppando progetti per la realizzazione di impianti di energia elettrica e bio gas utilizzando rifiuti organici. Arata, dicono i pm, era a conoscenza dell'indagine a carico di Nicastri ma continuava a parlargli: Nicastri metteva le carte dei progetti che gli interessavano in un cesto e lo calava dal balcone con una fune. A confermare il fatto che fossero soci sono le intercettazioni. «Naturalmente tuo papà mi ha fatto scrivere una carta che la società è sua al metà per cento, che ce l'ha... tuo papà le carte ce l'ha dal notaio. Però non ha tirato fuori una lira, neanche di Solcara ed erano soldi che mi dovreste dare, quando c'era la possibilità, me li dovreste... giustamente me li dovreste dare», diceva Arata a Manlio Nicastri, il figlio di Vito. «Mi fidavo totalmente di tuo papà, - continua l'imprenditore - per stima, per mille motivi, gli son sempre stato vicino. In quel momento lì lui era zero, non aveva una lira in tasca, ed io gli ho dato trecentomila euro», si sfoga.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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