LO SCANDALO
VENEZIA La caccia al tesoro di Giancarlo Galan può continuare.

Martedì 9 Giugno 2020
LO SCANDALO VENEZIA La caccia al tesoro di Giancarlo Galan può continuare.
LO SCANDALO
VENEZIA La caccia al tesoro di Giancarlo Galan può continuare. L'ha deciso la Cassazione, dichiarando la giurisdizione della Corte dei Conti sul procedimento che punta a dimostrare la simulazione della compravendita delle quote di Adria Infrastrutture fra Paolo Venuti, la società Pvp poi divenuta Piscopia 10 e l'impresa di costruzioni Mantovani: in ballo ci sono circa 105.000 euro incassati dal commercialista, che secondo l'accusa sarebbe però stato il prestanome dell'ex governatore, condannato in appello a risarcire 5,2 milioni alla Regione per il danno all'immagine causato dallo scandalo Mose. «Un'ordinanza storica», la definisce il procuratore contabile Paolo Evangelista, visto che «per la prima volta in Italia non sarà necessario promuovere questa azione davanti al giudice civile», tanto che ora la stessa strada potrà essere seguita anche per la vicenda della villa di Cortina intestata alla vedova di Giovanni Mazzacurati.
L'OPERAZIONE
Il pronunciamento delle Sezioni Unite era particolarmente atteso: il verdetto è stato depositato nei giorni scorsi, ma la camera di consiglio si era riunita il 12 febbraio 2019, per discutere un ricorso presentato ancora nel 2017. All'epoca la Procura regionale aveva citato, davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Venuti, Piscopia 10, Galan, Mantovani e Adria Infrastrutture, affinché venisse accertato un presunto imbroglio nell'operazione di acquisto e cessione del 7% di quest'ultima società, quella che sarebbe servita all'amministratrice delegata Claudia Minutillo per spingere i project financing veneti. Secondo gli inquirenti, le azioni apparentemente acquistate da Venuti e poi rivendute a Mantovani sarebbero appartenute in realtà a Galan.
LE DUE VERSIONI
Sul punto l'ex ministro aveva dato due versioni. «Acconsentii reputandolo un buon investimento per il futuro, per quando si sarebbe conclusa la mia esperienza da governatore», dichiarò l'azzurro nella memoria presentata nel giugno 2014 alla Giunta di Montecitorio che doveva pronunciarsi sul suo arresto. «Erano di Venuti quelle azioni, non mie», rettificò l'ex Doge in un'intervista al Gazzettino nell'agosto 2015. Comunque sia, Venuti e Piscopia 10 si erano opposti al tentativo della Procura di sequestrare il corrispettivo delle quote, sostenendo che l'azione di accertamento della simulazione fosse una prerogativa del Tribunale ordinario e chiedendo alla Suprema Corte di regolare così la giurisdizione.
SEI MESI
Tecnicismi? Non proprio: «Una causa civile può durare anche cinque-dieci anni, mentre il procedimento contabile ora potrà essere riassunto e discusso nel giro di sei mesi», sottolinea Evangelista, commentando l'ordinanza con cui la Cassazione ha stabilito che il procuratore regionale è legittimato a «realizzare una più efficace tutela dei crediti erariali». Dal momento che Villa Rodella era già stata incamerata dallo Stato, che a sua volta avanzava da Galan 2,6 milioni dopo il patteggiamento per corruzione, i beni che la Regione ha potuto aggredire sono l'assegno di fine mandato alla Camera, il vitalizio da ex consigliere regionale, un terzo della casa di famiglia a Padova, il bosco di Rovolon e le quote della società Margherita. «Se adesso la Sezione giurisdizionale accoglierà la nostra tesi conclude Evangelista gli atti di compravendita delle azioni di Adria Infrastrutture saranno giudicati inefficaci e il loro valore verrà recuperato». Una mossa che la Procura contabile conta di replicare anche per la vicenda della villa cortinese da 2,5 milioni di Mazzacurati, ritenendo che fosse stata comprata e rivenduta a nome della moglie Rosangela Taddei. Il procedimento era stato sospeso in attesa del verdetto della Cassazione su Venuti-Galan. A distanza di anni, i fili del Mose continuano ad annodarsi l'uno con l'altro.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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