Libia, ricatto sul vertice Haftar blocca il petrolio L'Onu: «Governo unico»

Domenica 19 Gennaio 2020
IL VERTICE
BERLINO Alla fine i due principali contendenti, il premier libico Fever Al Serraj e il generale della Cirenaica Khalifa Haftar, hanno deciso di partecipare e sono arrivati a Berlino per partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite. Ma quest'ultimo, prima di lasciare casa, ha chiuso i rubinetti dei pozzi di petrolio attivi nella parte Est della «mezzaluna» che controlla. Una mossa, quella dell'uomo forte della Cirenaica che, semmai ce ne fosse stato bisogno, svela la vera natura della contesa. Sinora l'estrazione di petrolio ha garantito un ingente flusso di risorse provenienti dalla vendita che finivano nelle casse della Banca Centrale libica che poi provvedeva ad una ripartizione contestata però da Haftar. Bloccare il flusso di dollari derivante dall'estrazione del greggio rappresenta un colpo per Tripoli, per le tribù legate al premier Al Serraj e per la popolazione che vive grazie a questa rendita. Intanto la Turchia ha annunciato di voler inviare due navi per una nuova operazione di esplorazione e perforazione nella zona economica esclusiva di Cipro, facendo piovere una nuova tegola sul vertice. Un'attività «illegale» per l'Europa, che la «respinge», tornando a contestare l'accordo di fine novembre tra Ankara e Tripoli, con Fayez Al-Serraj che, in cambio di aiuto militare contro il generale Haftar, aveva sottoscritto una spartizione del Mediterraneo orientale con Erdogan.
Sinora la Nationals OIL Corporation era stata tenuta fuori dal conflitto. Haftar, comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), ha indicato come responsabili le tribù e milizie che controllano le zone dei terminal e che avrebbero agito così per protestare contro il governo di Tripoli e l'intervento turco. Una mossa, quindi, con la quale tenta di attribuire la mossa ad un moto popolare, e non ad una decisione militare che di fatto è e rappresenta una violazione della tregua faticosamente raggiunta nei giorni scorsi a Mosca. Immediata la reazione di Ghassan Salamè, inviato delle Nazioni Unite in Libia, appena arrivato a Berlino, che esprime « profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio» nel Paese». Secondo l'inviato Onu « questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese».
FOREIGN FIGHTERS
In Libia attualmente sono presenti foreign fighter di oltre 10 Paesi. Il conto lo ha fatto lo stesso Salamè che prima di arrivare nella capitale tedesca ha rilasciato ad un quotidiano arabo dove ha sostenuto che a Berlino sarà illustrato «un piano di sicurezza che chiede il ritiro di tutti i foreign fighter, a prescindere dalla loro nazionalità» e dal motivo che li ha spinti ad arrivare in Libia.
L'Italia partecipa alla conferenza con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Tutti e due nei giorni scorsi hanno messo in atto un forcing diplomatico per recuperare il tempo perso in precedenza dall'Italia, e molto hanno spinto per arrivare all'appuntamento di oggi di cui si parla da prima della scorsa estate. Una lunga serie di incontri e contatti telefonici proseguiti anche ieri con la telefonata tra Conte e la Cancelliera tedesca Angela Merkel. A Berlino oggi ci saranno sia Serraj che Haftar anche se non intendono incontrarsi e non è quindi escluso che alla tavolo possano sedere dei loro rappresentanti. Per Tripoli, oltre a Serraj, ci saranno il ministro degli Esteri Mohammed Syala e quelle dell'Interno Fathi Bishaga.
Al summit, organizzato dalla Cancelliera, prenderanno parte i rappresentanti dei governi di Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti insieme ai rappresentanti di Onu, Ue, Unione africana e Lega araba. I lavori inizieranno alle 13 e verteranno sulla messa punto di un documento finale, che già ieri sera è iniziato a circolare nelle cancellerie, suddiviso in sei capitoli e 55 punti.
IL TESTO
Nel testo si legge che i partecipanti lavorano a un «forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale della Libia». «Soltanto un processo politico guidato dai libici e dei libici può porre fine al conflitto e portare una pace duratura». Via le interferenze esterne e quindi riconoscimento al ruolo centrale delle Nazioni Unite. I partecipanti allaConferenza chiedono anche «a tutte le parti coinvolte lo smantellamento dei gruppi armati e delle milizie» per un «cessazione generale e duratura delle ostilità, comprese le operazioni aeree». Disarmo delle milizie, pieno incarico alle Nazioni Unite di far rispettare questo processo sino alla richiesta che sia il Consiglio di Sicurezza ONU ad «imporre sanzioni appropriate» a chi viola gli accordi.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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