LE TERAPIE
PADOVA Sta funzionando. Il plasma del sangue dei guariti dal virus

Mercoledì 29 Aprile 2020
LE TERAPIE
PADOVA Sta funzionando. Il plasma del sangue dei guariti dal virus sta aiutando i ricoverati. I primi dieci pazienti che sono in trattamento sperimentale, grazie a un progetto pilota in Italia dell'Azienda ospedaliera di Padova, hanno registrato significativi passi avanti.
«Siamo confortati» risponde Giustina De Silvestro, direttore dal 2003 dell'Unità operativa complessa Immunotrasfusionale. «Il campione non ha ancora una numerosità tale da avere rilevanza scientifica ma presto ne tratteremo una trentina e allora potremmo essere più sicuri». Per ora la certezza è che dei pazienti ricoverati, fra cui uno in terapia intensiva e molto grave, hanno mostrato sintomi decisi di miglioramento. «Significa che la loro funzionalità respiratoria è aumentata e che la febbre è regredita. Ora dobbiamo consolidare la conquista». Merito dei consigli dei medici di Wuhan che visitarono l'ospedale qualche settimana fa? «Certo, ma ricordo che quando ero a Pediatria il professor Zanesco trattava così anche i bimbi oncologici che magari prendevano la varicella. Sapendo che il virus del fuoco di S.Antonio è dello stesso ceppo della varicella lui inseriva il plasma dei guariti».
IL PROTOCOLLO
Insomma un soggetto guarisce perché il sistema immunitario risponde producendo le immunoglobuline contro il virus. Dunque perché non provare? «Il fatto è che questo virus lo impariamo a conoscere giorno dopo giorno. Il problema più complicato è stato redarre un protocollo trasfusionale pienamente sicuro. Prima di tutto capire se il donatore aveva sviluppato anticorpi specifici. Poi oltre ai normali controlli ne abbiamo fatti di aggiuntivi per inattivare il plasma dai virus passandolo anche ai raggi ultravioletti». In questo modo diventava una sorgente pura. È stato assegnato a pazienti con un quadro clinico considerato grave ma non ancora intubati che hanno ricevuto tre infusioni di plasma, una al giorno per tre giorni consecutivi. Il plasma è la parte più liquida del sangue: è composta da acqua, proteine, nutrienti, ormoni, e contiene una quota di anticorpi che si sono formati dopo la battaglia vinta contro il virus. Il donatore regala 600 millilitri di plasma e insieme a un secondo donatore, con 1200 millilitri il paziente riceve tre dosi da 400.
«I malati hanno risposto bene, ma dobbiamo studiare ogni singolo parametro e in fondo dopo il lungo lavoro di preparazione sono passati solo una decina di giorni. Ma i malati hanno progressivamente avuto meno bisogno di assistenza respiratoria. Questo è un dato».
I DUE POLI
Il progetto, approvato dalla Regione che l'ha molto caldeggiato, dal Comitato etico dell'Azienda ospedaliera e dal Centro nazionale sangue, è partito insieme a Pavia, i due poli nazionali ai quali si stanno unendo il Sacco di Milano e Pisa. In Veneto Padova è capofila: hanno aderito Verona, Vicenza, Venezia e Treviso. «Ora abbiamo di fronte due scenari. Noi continueremo a raccogliere plasma per i pazienti futuri, si spera di no, ma potrebbe servire. Se così non sarà lo metteremo a disposizione delle industrie farmaceutiche per il suo carico di immunoglobuline specifiche».
«Quello che mi ha colpito dal punto di vista umano - conclude la dottoressa De Silvestro a capo di un team di 70 persone ora confinato in spazi inadatti al primo piano del monoblocco ma che presto dovrebbe trasferirsi in ambiti più consoni - è stata la risposta dei volontari, oltre un centinaio, che si sono presentati spontaneamente per dare il sangue. Alcuni di loro sono operatori sanitari, quindi con una sensibilità elevata, ma altri si sono fatti vivi attraverso il passa parola sui social».
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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