LE TENSIONI
ROMA L'un contro l'altro armati: a un giorno dalle elezioni più

Sabato 25 Maggio 2019
LE TENSIONI
ROMA L'un contro l'altro armati: a un giorno dalle elezioni più attese degli ultimi anni, la piazza ha alzato i toni, il livello dello scontro è cresciuto e il rischio di una deriva violenta si è fatto sempre più concreto. Il fenomeno era già stato annunciato dai nostri servizi di intelligence che avevano sottolineato quanto fosse elevata la possibilità di una crescita della conflittualità in vista del voto europeo. Se a questo si aggiunge la benzina che viene gettata sul fuoco dagli esponenti di governo, ecco che il conflitto è servito.
Alla fine, sotto accusa, ci finiscono un po' tutti, a cominciare dalla polizia, che dopo le contestazioni di Genova, è di nuovo al centro delle polemiche. Tanto che qualcuno sbotta: «Dare giudizi sui fatti senza averne contezza è sempre sbagliato - è la reazione di Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato autonomo Fsp - Chiediamo un pubblico ministero in strada a ogni manifestazione; che giornalisti e altri professionisti che seguono i servizi di ordine pubblico siano accreditati e forniti di pettorine ben visibili; che ogni operatore dei servizi di sicurezza abbia addosso la telecamera». Una difesa accanita che offre spazio a ulteriori polemiche: che trattamento va riservato a chi è senza pettorina?
I CONTRASTI
Il sindacato ex Ugl è una piccola parte della polizia, anche se è un sentire comune quello espresso da Mazzetti. Di tutt'altro avviso, invece, il Silp-Cgil, che contesta alcune modalità di gestione dell'ordine pubblico. «Si sta creando nel Paese un clima di contrapposizione che chiede alle forze dell'ordine uno sforzo di equilibrio non comune - dichiara il segretario Daniele Tissone - Se poi passa il messaggio che le forze di polizia sono al servizio di qualcuno, il lavoro diventa decisamente più difficile e rischioso». E il riferimento, non casuale, è al ministro dell'Interno, in particolare quando indossa le divise mentre incontra esponenti di CasaPound.
A questo si aggiunge che, davanti alle contestazioni ogni procura ha la sua reazione. E se a Salerno il magistrato ha deciso di indagare per turbativa elettorale, il dissenziente, a Bari un pm ha ritenuto gli striscioni sequestrati a Gioia del Colle il 21 maggio scorso, «esternazioni del proprio convincimento politico». La ragione della decisione risiede in diverse sentenze della Cassazione e della Consulta, insieme con l'art. 21 della Costituzione che tutela il diritto di manifestare. Sebbene, giuridicamente, non sbaglia anche il pm di Salerno quando indaga l'autore della scritta offensiva, perché l'articolo 99 del Dpr n. 361/1957 stabilisce che «chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale è punito con la reclusione da uno a tre anni».
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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