LE INDAGINI
VENEZIA L'autopsia, come prima cosa, per capire le cause della morte.

Giovedì 19 Settembre 2019
LE INDAGINI
VENEZIA L'autopsia, come prima cosa, per capire le cause della morte. Cioè se il pluricampione di offshore Fabio Buzzi, 76 anni di Oggiano (Lecco), come il pilota e amico d'impresa Luca Nicolini (57) e il pilota olandese Erik Hoorn siano deceduti all'istante nello schianto del loro scafo contro la lunata (magari sbattendo la testa all'interno dello scafo) o se invece siano annegati nelle acque tra Punta Sabbioni e il Lido di Venezia, subito dopo aver polverizzato il record di velocità sulla tratta Montecarlo-Venezia, percorse martedì in poco meno di 19 ore.
Poi, ecco i tanti dubbi che si lascia dietro questo incidente fatale avvenuto durante una gara personale contro il tempo: dalle autorizzazioni al passaggio del motoscafo offshore a quasi 135 chilometri di velocità a ridosso della diga - in una zona battuta dalle barche dei pescatori - alla conoscenza (o meno) da parte della Capitaneria di Porto di Venezia del tentativo di battere quel record di velocità. Come luce va fatta su chi fosse alla guida del bolide lanciato a pelo d'acqua quando è avvenuto l'impatto con la lunata: non è chiaro se al timone fosse Buzzi o uno degli altri due piloti deceduti. Ciò che è certo che a guidare non era Mario Invernizzi, unico sopravvissuto alla tragedia e ora ricoverato in ospedale al Civile. Dalla sua testimonianza passerà quindi gran parte dell'analisi degli ultimi attimi dell'imbarcazione da gara.
LA RELAZIONE
Sul caso la procura di Venezia ha aperto un fascicolo in mano al sostituto Lucia D'Alessandro e supervisionato dal procuratore capo Bruno Cherchi. L'incartamento è senza indagati né tantomeno c'è un reato contestato ma si procede a modello 45 per atti relativi alla morte del supercampione e ingegnere della nautica e dei due piloti, oltre al ferimento del quarto membro dell'equipaggio.
Per dare il via agli accertamenti tecnici - escluse le autopsie per cui nei prossimi giorni ci sarà l'incarico - la procura lagunare attende la relazione completa sull'accaduto da parte della Capitaneria di Porto. Dai primi riscontri sembra che la Capitaneria veneziana non fosse a conoscenza della gara, cosa non del tutto inverosimile dal momento che per questo tipo di competizioni in mare aperto e in acque non soggette ai limiti, le federazioni che organizzano la gara non sono tenute a informare la Capitaneria. In questo caso la federazione del Principato aveva solo dato l'ok alla partenza date le buone condizioni meteo.
I DUBBI
Altro nodo da chiarire, i limiti di velocità che dovevano essere rispettati davanti alla lunata, dal momento che non si era oltre le tre miglia dalla costa, punto da cui non esistono più i limiti di velocità.
Le indagini della magistratura veneziana riguarderanno anche l'imbarcazione progettata direttamente da Buzzi, così come le sue strumentazioni di bordo, ad esempio il radar. Possibile che a causare l'incidente sia stata una distrazione del pilota o che qualcosa non abbia funzionato meccanicamente sulla barca, vegliata nella notte tra martedì e ieri da un equipaggio della Guardia costiera per evitare che ci fossero incidenti e recuperata ieri mattina per essere trasportata in un cantiere navale a Santa Marta e sequestrata dalla magistratura. Un altro aspetto su cui dovrà lavorare l'indagine è il funzionamento delle luci di segnalazione della lunata, che comunque sembravano non avere avuto problemi, ma che avrebbero potuto confondere il pilota scambiandole per quelle delle dighe alla bocca di porto del Lido.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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