LE INDAGINI
PADOVA Tre militanti del centro sociale Pedro di Padova sono stati

Mercoledì 8 Maggio 2019
LE INDAGINI
PADOVA Tre militanti del centro sociale Pedro di Padova sono stati denunciati dalla Digos del capoluogo euganeo per danneggiamenti e percosse in concorso. Sono accusati di essere i picchiatori che nella notte seguita alle celebrazioni per l'anniversario della Liberazione, dentro al bar Strasse, nel cuore di Padova, al grido di «Fascisti! Fascisti!», hanno pestato l'ex consigliere comunale leghista 32enne, Nicolò Calore, e Alberto Bortoluzzi, artista 31enne militante di Casapound.
I tre sono stati incastrati delle telecamere di videosorveglianza che li hanno immortalati mentre arrivavano nel locale a due passi da piazza delle Erbe e pure mentre uno di loro sferra un pugno a Calore. In casa loro, ieri mattina, i poliziotti che hanno eseguito la perquisizione domiciliare, hanno trovato anche i vestiti indossati quella sera. Ma le indagini non sono concluse: per la Digos altre due persone hanno partecipato all'aggressione. E anche loro avrebbero ormai le ore contate.
Nei guai sono finiti tre volti noti alle forze dell'ordine. Si tratta di Marco Compagnin, 35 anni, Tommaso Meneghetti, di 25, e Rolando Lutterotti di 27.
PRECEDENTI
Il primo, in particolare, ha un lungo curriculum: nel 2009 fu condannato a sei mesi di reclusione per il reato di violenza privata aggravata, aver partecipato assieme al leader degli antagonisti, Max Gallob, all'occupazione di circa mezz'ora dell'ufficio dell'allora assessore comunale all'Urbanistica di Padova Luigi Mariani. Nel luglio dello stesso anno fu arrestato per aver preso parte ai disordini avvenuti a Torino in occasione del G8 universitario: fu condannato a un anno di reclusione per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Altro arresto anche nel settembre 2009 per una manifestazione alla Mostra del Cinema di Venezia.
E quella del 25 aprile, per Compagnin, non è nemmeno la prima aggressione all'urlo di Fascisti! Fascisti!. Il 18 dicembre 2012 partecipò al blitz dei no global all'interno del centro culturale San Gaetano a Padova, dove c'era la rassegna sul futurista Quirino De Giorgio, e un quartetto aveva aggredito Alessio Tarani, leader di CasaPound, buttandolo fuori dal locale e imbrattandolo di vernice: il giudice lo condannò assieme ad altri tre a otto mesi di reclusione per violenza privata aggravata. Ad aprile 2018, infine, venne arrestato nell'ambito dell'operazione Deep web per spaccio di stupefacenti.
Sia Lutterotti che Meneghetti sono stati, invece, indagati per gli scontri con la polizia in piazza delle Erbe a Padova del 17 luglio 2017. E il primo è stato denunciato per manifestazione non autorizzata per il corteo del 29 marzo in via Oberdan, sempre nella città del Santo: è il leader del Pedro che due giorni prima aveva strappato il documento con cui il questore comunicava il divieto alla sfilata di protesta contro Forza Nuova, organizzata dagli antagonisti.
Nel pomeriggio di ieri il centro sociale, che nei giorni scorsi aveva giustificato i picchiatori assicurando che pure i partigiani usavano la violenza contro i fascisti, ha commentato la vicenda con un comunicato: «Questa mattina tre compagni hanno ricevuto la sveglia da parte degli agenti della Digos che, in forze, hanno effettuato alcune perquisizioni in seguito ai fatti di via Gritti. Siamo stupiti dall'efficientismo delle forze dell'ordine e della magistratura e ci chiediamo da cosa possa essere generato così tanto zelo».
LE REAZIONI
Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia del Senato, che aveva denunciato per primo l'aggressione subita dai due giovani la notte del 25 aprile, in merito all'operazione commenta: «Ringrazio la Digos per l'ottimo lavoro. Lo Stato c'è e chi sbaglia, paga. Mi auguro che tutti i responsabili del vile pestaggio siano individuati. La città è stanca e chi la rappresenta non può nascondersi dietro a un dito. La condanna delle violenza non basta. Servono atti». L'assessore Regionale Roberto Marcato, rilancia: «I Pedrini sono i nuovi fascisti. Quel centro sociale va chiuso».
Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, e il suo vice, Arturo Lorenzoni, evidenziano: «Condanniamo atti di violenza di qualsiasi tipo e colore. E respingiamo le strumentalizzazioni. Le responsabilità di un'Amministrazione non sono mai quelle di acuire tensioni in città (aumentando i disagi per tutti), ma semmai sono riferite a un lavoro da fare con pazienza e con impegno proprio per evitarle dentro binari di democrazia, legalità ed equilibrio».
Marina Lucchin
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