LE INDAGINI
PADOVA Dov'è Samira El Attar? Per il giudice per le indagini

Sabato 25 Gennaio 2020
LE INDAGINI PADOVA Dov'è Samira El Attar? Per il giudice per le indagini
LE INDAGINI
PADOVA Dov'è Samira El Attar? Per il giudice per le indagini preliminari di Rovigo, che ha convalidato l'arresto di suo marito Mohamed Barbri per omicidio e occultamento di cadavere, non ci sono speranze di trovarla viva. Ma, viva o morta che sia, Samira dev'essere ritrovata. Per questo ieri mattina decine di carabinieri e vigili del fuoco hanno dato vita a una nuova ricerca minuziosa di tracce della marocchina di Stanghella, mamma di una bimba di soli 4 anni, sparita nel nulla il 21 ottobre scorso.
Militari e pompieri hanno lavorato con l'aiuto dei cani molecolari e del georadar, lo strumento con cui è stato cercato anche il corpo di Isabella Noventa, il cui assassinio ha dei punti in comune con la scomparsa di Samira: non è mai stato ritrovato il suo cadavere, né l'arma del delitto.
Le ricerche si sono concentrate in un'area adiacente il fiume Frassine a Sant'Urbano, nella Bassa Padovana, a pochi chilometri dalla casetta della coppia, persa nella profonda campagna di Stanghella. Il lavoro di carabinieri e pompieri è iniziato la mattina, intorno alle 11, mentre Barbri veniva ascoltato dal giudice in tribunale a Rovigo. La speranza, forse, era quella che davanti al gip il marito di Samira rivelasse qualche informazione utile per trovarla. Invece nulla.
La figlia della coppia alle maestre aveva detto, pochi giorni dopo la scomparsa della madre, delle frasi inquietanti: «Papà ha dato tante botte in testa alla mamma, poi l'ha buttata in acqua con i pesci. Dove c'è il tubo. È caduto in acqua anche il berretto». Così le ricerche, massicce, si sono concentrate nei pressi dei corsi d'acqua e dei pozzi che costellano la campagna nei dintorni della casa di Samira e Mohamed. L'altro giorno i carabinieri hanno anche richiesto delle mappe precise delle cisterne interrate e dei pozzi nella zona, lungo il Gorzone, il fiume più vicino all'abitazione dei due marocchini, sul cui argine Mohamed si era fermato tre ore la notte che la moglie era scomparsa, come aveva rivelato il gps del suo cellulare.
Cellulare che risulta spento dalle 17 del giorno di capodanno, quando Barbri aveva lasciato l'Italia per andarsene prima a Barcellona e poi a Madrid. Che fine avesse fatto il suo telefonino era stato un mistero fino a ieri, quando i carabinieri l'hanno ritrovato allacciato al caricabatterie inserito nell'accendisigari della Citroen del marocchino, nel garage di casa. Sul sedile anche la cartellina con tutti i documenti di Mohamed, della bambina e il passaporto scaduto di Samira.
Ma perché lasciare il cellulare in macchina se si parte alla volta della Spagna per cercare la moglie? L'avvocato Daniele Pizzi, difensore di Barbri, evidenzia: «Aveva detto che l'aveva lasciato a casa perché la figlia potesse giocarci. Dichiarazione che cozza col fatto che l'avesse messo nell'auto chiusa con le chiavi che si era portato in Spagna. Mi aspetto una svolta da lui. Gli elementi rinvenuti stridono con la sua versione. La prossima volta che comparirà davanti al giudice dovrà dire cose fondate».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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