Le funivie contingentate Controlli sugli sciatori: si occupa un posto su tre

Martedì 3 Marzo 2020
IN MONTAGNA
BELLUNO Gli addetti agli impianti contano i passeggeri, ad ogni corsa della funivia, poi chiudono i cancelli. Alla stazione di partenza della rinnovata Freccia nel cielo, accanto allo stadio Olimpico, c'è un sistema di amplificazione audio e il personale avvisa gli sciatori delle limitazioni imposte anche agli impianti di risalita (cabinovie e funivie). Ma ieri a Cortina, dove nel primo pomeriggio la neve cadeva in abbondanza, non ci sono stati disagi per chi varcava i cancelli della rinnovata Freccia del Cielo, accanto allo stadio Olimpico, perché il numero dei turisti, questa settimana, si è drasticamente ridotto. Sui vagoncini della nuova cabinovia del Col Druscié, fino all'8 marzo, non possono salire più di tre persone, rispetto ai dieci passeggeri che sarebbero nelle potenzialità. Sulla vettura ben più grande della funivia del monte Faloria, capace di 50 persone, ne salgono 15. I controlli sono rigorosi, ma la cabinovia del Druscié viaggia comunque a una velocità tale che la portata oraria è più che sufficiente, anche se ridotta a un terzo.
ANOMALIE
Il nuovo decreto ha comunque creato qualche anomalia, così come rilevato dagli impiantisti che utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per rispettarlo: per le funivie, l'accesso all'area di partenza delle cabine è già regolato automaticamente con i cancelletti; nel caso delle cabinovie, invece, spetta agli addetti all'impianto controllare che il numero di persone che entrano in cabina sia secondo la normativa. Spesso devono spiegare agli sciatori meno aggiornati il motivo di un utilizzo contingentato degli impianti. «In queste prime giornate non stiamo incontrando grossi problemi. Ciò anche grazie al maltempo che riduce l'afflusso di sciatori - dice Renzo Minella, presidente Anef -. Però stiamo già riscontrando che la limitazione dell'accesso agli impianti ha come conseguenza il formarsi di file di persone in attesa di salire sugli impianti: non c'è affollamento all'interno delle cabine, ma lo si crea alla partenza delle cabinovie e delle funivie. Questa è un'anomalia che abbiamo segnalato e ci attendiamo di avere un riscontro. In pratica, carichiamo meno persone in cabina e le stesse persone stanno in coda un tempo maggiore di quello che impiegherebbero nella risalita che poi li porta a sciare all'aria aperta».
Un altro paradosso è dato dal fatto che il decreto vale per il Veneto e non per il Trentino Alto Adige. Considerato che da tutti i comprensori bellunesi del Dolomiti Superski si può arrivare con gli sci ai piedi - e con un unico skipass - sulle piste delle province autonome, può capitare che gli stessi sciatori debbano salire su un impianto bellunese dalla portata limitata, per poi entrare, durante la successiva risalita oltre il confine veneto, in una cabina affollata.
Andrea Ciprian
Marco Dibona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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