Le divisioni sul salva-Stati

Venerdì 6 Dicembre 2019
LA GIORNATA
BRUXELLES Il governo italiano riesce a spuntarla all'Eurogruppo sulle regole del Meccanismo europeo di stabilità facendo emergere con maggiore nettezza la possibilità di applicare con flessibilità la regola del voto unico nelle decisioni dei detentori di titoli pubblici sotto eventuale ristrutturazione. Un modo per rendere meno facile la ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato che chiede l'aiuto del Mes. Ed evita il via libera alla roadmap per il negoziato sull'unione bancaria, che prevede la valutazione del rischio del debito pubblico nazionale detenuto dalle banche. Risultato, possono esserci le condizioni per uscire dallo stato confusionale in cui si è trovato sul tema della revisione delle regole del fondo salva-stati.
ORE DI TRATTATIVA
Dopo ore di trattativa, nel corso della quale ha pure minacciato di bloccare qualsiasi decisione, Gualtieri indica che «sono state difesi prerogative del Parlamento e interessi nazionali evitando l'isolamento del paese, di dare messaggi sbagliati sulla credibilità dell'Italia in Europa». Luigi Di Maio non sa se fidarsi oppure no, e lascia la pistola sul tavolo del governo. «Si è trovato un primo risultato, però è chiaro che non firmiamo niente fino a che nei dettagli non sono chiare anche le altre due riforme: assicurazione sui depositi e unione bancaria, su cui noi volgiamo vedere i dettagli», dice il leader M5S. «Non va bene - avverte - dire che lo stand by lo facciamo sulla road map, come sento dire in Europa».
I 19 leader dell'area euro non faranno altro che prendere nota dell'accordo «di principio» sulla riforma del Mes raggiunto dai ministri finanziari. Si è scaricata tutta la tensione e ci si organizza per le prossime tappe. Che tutti, compreso Gualtieri, riconoscono saranno tutt'altro che una passeggiata. A gennaio si tornerà discutere su alcuni aspetti considerati marginali ancora aperti della riforma del Mes; la firma del trattato è prevista a febbraio, massimo a marzo. Poi le ratifiche nazionali. La riforma promessa per fine 2019 slitta di qualche mese e non è un dramma. Ma è anche chiaro che il negoziato sull'unione bancaria (comprende la garanzia Ue dei depositi) è tutto in salita.
LA LISTA
Nella lista dei temi da negoziare preparata dagli organismi tecnici compariva il tema del trattamento del debito sovrano detenuto dalle banche in base alla valutazione del rischio (in linea con la posizione tedesca). Il fatto che l'Eurogruppo non l'abbia approvata non vuol dire che il tema sia sparito dal tavolo. Lì resta. «Sono state evitate decisioni sulla modifica del trattamento prudenziale dei titoli di stato detenuti dalle banche che era la questione più rilevante per noi perchè avrebbe un effetto negativo sulla stabilità e anche sulla competitività del nostro sistema finanziario», ha detto Gualtieri. Che vuole rovesciare l'impostazione del negoziato: «Qualsiasi elemento che collega i progressi dell'unione bancaria alla misurazione dei rischi deve tenere conto di tutti i rischi, non ci sono solo titoli sovrani (nazionali) o le sofferenze, che in Italia calano, ma anche i derivati, asset non liquidi che vanno monitorati». Un principio che è stato inserito nella roadmap. Occorre discutere su tutto, quindi.
La discussione all'Eurogruppo ha messo in luce le divisioni tra i governi tanto è vero che i ministri hanno solo preso nota della roadmap rinviando il confronto, ma non c'era animo né interesse alla rottura. Il presidente Mario Centeno ha detto che occorre tenere conto delle discussioni politiche in corso in Italia come in altri paesi. Sulle clausole di azione collettiva, il principio già esistente in documenti Eurogruppo non pubblici assurge a dignità di regola esplicita: è permessa la cosiddetta sub-aggregazione' per categorie. Di fatto si introduce discrezionalità sull'applicazione del principio del single limb (voto unico dei creditori) al posto del doppio voto necessario per ristrutturazione il debito. Per il governo salvaguarda la gestione del debito e fornisce maggiori garanzie ai detentori di titoli che ricevono una proposta tarata sulle caratteristiche del titolo senza compromettere l'operazione complessiva.
Gualtieri è ottimista sulle decisioni del parlamento italiano. Osserva che il via libera dell'Eurogruppo al paracadute finanziario per la risoluzione bancaria senza condizioni è «molto rilevante». Poi ribatte agli attacchi della Lega con Borghi che riapre il fronte uscita dall'euro' («non è più un tema tabù», dice il leghista): «Sono nemici degli interessi dell'Italia», fuori dall'euro «il valore di stipendi e pensioni sarebbe drasticamente ridotto, l'Italia diventerebbe un Paese molto più povero». Salvini è costretto a smentire qualsiasi intenzione in questo senso. Ma anche il ministro per le Politiche Ue Amendola attacca: «La Lega vuole l'Italexit».
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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