LA VITTIMA
PIEVE DI SOLIGO Camminare per casa. Dentro un silenzio colmo di angoscia.

Giovedì 24 Giugno 2021
LA VITTIMA PIEVE DI SOLIGO Camminare per casa. Dentro un silenzio colmo di angoscia.
LA VITTIMA
PIEVE DI SOLIGO Camminare per casa. Dentro un silenzio colmo di angoscia. Aspettare di sapere. Di capire. E ripetersi: non è reale, non sta accadendo a noi. Un pomeriggio interminabile, seguito da una notte interminabile. E una certezza che accompagnerà gli anni futuri di Eligio Campeol e sua moglie Mirka: Elisa, la loro secondogenita, è morta. Accoltellata dopo aver tentato di difendersi da un uomo che (all'apparenza) non conosceva. Nel luogo che più amava. Ogni delitto è un atto di violenza. Ma questa morte è uno schiaffo inaudito. Imprevedibile, efferata. Inutile. «Mia figlia era una donna troppo sensibile. Voleva cambiare vita, lasciare il bar e con la meditazione e le tecniche olistiche dedicarsi agli altri. La sua fine ci toglie ogni forza».
L'ultima cosa che i suoi occhi hanno visto è stato il Piave. E l'Isola dei Morti, quel luogo magico dove Elisa amava passeggiare e respirare la natura. Lì è stata colpita ripetutamente, lì ha cercato di difendersi, lì ha esalato l'ultimo respiro riversa vicino al lettino da spiaggia. Lì si sarà chiesta cosa stesse succedendo, cosa volesse quell'uomo da lei. E mille domande ora si affollano alla mente della comunità di Pieve di Soligo, dove la donna era nata e cresciuta. E mille domande rimbombano nella casa in via Pati, nella frazione di Petean, Pieve di Soligo, dove Elisa Campeol viveva con i genitori, una bella bifamigliare di design accanto a cui sta la sorella Sara, 41 anni.
LA CASA
È un pomeriggio di sole, estate piena. Pieve di Soligo qui si fa campagna e insieme zona industriale. Il piccolo bar è al piano terra di una costruzione datata. Ma dietro il giardino ordinato nasconde una bifamiliare essenziale, di gusto. Sara Campeol è la sorella maggiore. È in giardino con il cane, l'amatissimo Pascal. E sul divano, i genitori di Elisa cercano di capire, attendono conferme, notizie. La tranquillità di una famiglia comune si è sbriciolata in un secondo. Il bar è chiuso, e loro, mani portate alla testa, cercano di ritrovare un minimo di lucidità. «Aveva lavato i suoi panni e li aveva stesi; mi aveva ripetuto, scherzando, ho fatto il mio e ora vado all'Isola. Solitamente portava Pascal ma oggi lui aveva un problema alla zampa. Forse, ci fosse stato anche lui, si sarebbe salvata».
SENSIBILE
Studi professionali, cresciuta sempre un po' timida e molto sensibile, Elisa dopo le superiori aveva aperto Eli's Bar, un piccolo circolo di frazione, che all'inizio mandava avanti insieme al padre. «Ma non aveva la scorza adatta a quel lavoro - commenta la madre - non riusciva a farsi scivolare addosso la maleducazione e le parole di troppo». Così i genitori erano subentrati nella gestione, mentre Elisa stava cercando la sua dimensione. «Era una persona molto riservata, solitaria - ricorda la sorella Sara - negli ultimi anni si era avvicinata alle discipline olistiche. Aveva deciso di fare un corso e di cambiare vita». Uomini? Relazioni? Non negli ultimi anni. «Aveva avuto come tutti i suoi amori, ma da tanto tempo aveva scelto la solitudine. Ripeteva che era necessario prima trovare un equilibrio interiore per poi pensare ad altro», continua la sorella. «Ci avrebbe stupito sapere che aveva qualcuno. Passava le sue serate in casa, con noi. Forse una relazione recentissima, ma mi sento di escluderlo».
Sui social la trentaseienne si definiva una donna difficile, uno spirito libero, da guardare dritta negli occhi e con cui non fingere. Il tempo era diviso tra le occupazioni di routine e i pensieri. Ma, insieme, la voglia di ritrovare il baricentro. E poi il Piave, il greto, sfogatoio di emozioni e speranze. «Era la sua piccola oasi - conferma il padre - era l'unico luogo in grado di farla sentire bene». Un rifugio. Per questo anche ieri mattina aveva salutato la madre, preso un caffè con la sorella al bar (dove l'hanno vista gli ultimi avventori) e con la sacca da mare aveva preso l'auto per andare a Moriago della Battaglia. Una passeggiata nel piccolo bosco della memoria, il monumento alla battaglia del Solstizio, poi l'argine, l'acqua cristallina del fiume. Ed è proprio in un giorno qualunque che Elisa ha trovato la morte.
Nessuna rapina: la sua borsetta è rimasta chiusa e intatta. E, all'apparenza nessun movente. «Elisa stava bene con se stessa. E viveva in simbiosi con Pascal». Ma Pascal ieri è rimasto a casa, e sul greto deserto, Elisa era sola e vulnerabile. La sua Cinquecento latte e menta è ancora lì. Dentro, un mazzo di chiavi, un paio di scarpe. La parcheggiava sempre al boschetto verde, Elisa. La natura per lei era pace e ristoro. Gli abitanti delle colline chiamano ancora questo luogo l'isola verde. Il nome Isola dei morti è sempre suonato un po' altisonante, dannunziano. Mai, prima d'ora, così sinistro.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci