LA VISITA
VENEZIA L'uomo che da premier si paragonava a Gesù mentre cammina

Venerdì 15 Novembre 2019
LA VISITA
VENEZIA L'uomo che da premier si paragonava a Gesù mentre cammina sulle acque, per solcare piazza San Marco deve rassegnarsi come tutti a indossare un paio di stivaloni. Eccolo qui Silvio Berlusconi, gomma verde ai piedi e cappotto di cachemire blu, mentre saluta il sindaco Luigi Brugnaro e abbraccia il governatore Luca Zaia, che da suo ex ministro lo accoglie con un angloitaliano: «President, come stai?». Sta benone l'azzurro, oggi europarlamentare in visita nella Venezia del fido deputato Renato Brunetta, tanto da promettere tutto il suo impegno per la città sommersa dall'acqua alta: «Ho appena ricevuto una telefonata di Antonio Tajani, ha parlato con il commissario Hahn (l'austriaco Johannes, delegato alle Politiche Regionali, ndr.) che si è messo assolutamente a disposizione per intervenire con il Fondo europeo contro le calamità naturali. Abbiamo anche calendarizzato per lunedì in Parlamento una nostra richiesta per un finanziamento immediato. E per quanto riguarda l'Europa, vogliamo presentare una domanda per far sì che ciò che spenderemo per la messa in funzione del Mose, venga considerato fuori dal patto di stabilità: bisogna fare presto perché, come dite voi, è uno scandalo che dopo tanto tempo non sia entrato in funzione».
I RITARDI
Berlusconi fu il presidente del Consiglio che, il 14 maggio 2003, posò la prima pietra del sistema di dighe mobili, sfilando di mano la cazzuola a un capomastro del Consorzio Venezia Nuova, mentre l'allora governatore Giancarlo Galan gli reggeva il secchio di cemento. Altra epoca, quanti ricordi. «All'inizio ammette tutti quanti avevamo delle forti perplessità sul progetto e avevamo consultato un mare di esperti. Ma alla fine le perplessità erano cadute perché questo era l'unico modo per difendere Venezia nei secoli a venire. Ora che i lavori sono arrivati al 94%, sarebbe una follia non finirli. Finora ha giocato purtroppo l'atteggiamento dei signori dei Cinquestelle, soprattutto del precedente ministro, che ha una sua contrarietà di base contro qualsiasi opera pubblica». Brugnaro ironizza: «Oggi sei buono, evangelico quasi». Zaia annuisce: «Xe veneto». A stretto giro di agenzie arriva il piccato tweet del sottosegretario pentastellato Stefano Buffagni: «Ha governato questo paese per decennio insieme a chi è stato arrestato e condannato per tangenti sul Mose ha anche il coraggio di attaccare Danilo Toninelli! Vergogna!». Ma sullo scandalo giudiziario il leader di Forza Italia sorvola: «C'è stato anche quello, che evidentemente ha provocato dei ritardi, ma oggi questo è alle spalle: c'è soltanto la volontà politica di continuare con i finanziamenti che mancano e di togliere di mezzo le difficoltà burocratiche».
IL RETROSCENA
Brugnaro svela il retroscena: «Ho invitato io Berlusconi, perché con le relazioni e le amicizie che ha a livello internazionale riusciamo a spiegare all'Europa e al mondo la difficoltà di vivere a Venezia e di proteggerla. Serve un'agenzia dell'Onu per l'acqua: chi meglio di lui può aiutarci?». Prima la tappa a Palazzo Ducale («Questa bellezza mi commuove»), poi in Basilica l'incontro con il patriarca Francesco Moraglia: «Ci siamo detti che bisogna fare uno studio appropriato, definire il budget e cercare il sostegno degli altri Paesi. Se ci fosse una spesa di 200 milioni, i tre quarti potrebbero essere coperti dai singoli Stati e il restante quarto dai privati». Gli chiediamo: da mecenate, lo farebbe un regalo alla città? Risposta: «Certamente sì, sto pensandoci proprio». Quello a cui pensa il sindaco, però, è anche un proprio ruolo di primo piano nel futuro del Mose, al di là del neo- commissario Elisabetta Spitz. Così scatta il suggerimento all'orecchio di Berlusconi, che in tempo zero dichiara: «Vogliamo che da oggi vengano dati poteri alla città e che quindi sia il sindaco a controllare lo sviluppo dei lavori che restano, per dare la spinta finale al completamento dell'opera. Brugnaro nuovo Doge? Sì».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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