LA VICENDA
PADOVA L'incubo è di nuovo lì, dieci anni dopo, pronto a

Mercoledì 14 Febbraio 2018
LA VICENDA PADOVA L'incubo è di nuovo lì, dieci anni dopo, pronto a
LA VICENDA
PADOVA L'incubo è di nuovo lì, dieci anni dopo, pronto a bussare alla porta di Ruggero Squarise e della moglie Maria Grazia. Perché Victor Diaz Silva, barista e clandestino uruguayano di 39 anni, l'uomo condannato a 17 anni e 9 mesi per aver ucciso, il 30 giugno 2008, la loro Federica a soli 23 anni durante una vacanza sulle spiagge spagnole di Lloret de Mar, da luglio potrà uscire dal carcere. Merito dei permessi premio che la legge gli concede una volta che sono stati scontati due terzi della pena. Con il rischio concreto, denunciano i famigliari di Federica, che quei permessi però siano l'occasione giusta per il Gordo come tutti a Lloret de Mar chiamavano Victor per scappare e non farsi più trovare. «È scandaloso che possa godere anche di permessi premio, ma questa è la legge. Se uno così lo si fa uscire, chi lo prende più?», sono le parole che la famiglia ha affidato al legale Agnese Usai. Perché sapere l'assassino di Federica di nuovo in libertà è sale su una ferita che non ha mai smesso di bruciare sulla pelle dei genitori della giovane di San Giorgio delle Pertiche, catapultati ancora una volta nel baratro di quell'estate da tragedia del 2008, quando Federica e Stefania, la sua amica del cuore, si erano regalate la vacanza che da sempre sognavano in uno dei posti clou della movida.
L'AVVOCATO
Una vacanza divenuta tragedia e che adesso torna inesorabile ad appesantire i pensieri di papà Ruggero e mamma Maria Grazia. Indignati per una giustizia e una storia, quella della loro Federica, che rischia di essere calpestata ancora una volta. «Noi fa presente l'avvocato Usai a nome della famiglia Squarise confidiamo che la condizione di quel soggetto, che era e rimane clandestino, e nell'estate del 2008 si trovava a Lloret de Mar da soli quattro giorni, porti i giudici a pensare bene alle loro azioni. Che permessi premio gli vanno riconosciuti? Ha già avuto l'attenuante della collaborazione, in parte falsa dal momento che è stato arrestato mentre stava scappando: sì, messo alle strette ha parlato, ma se si trovasse di nuovo in libertà, non mi stupirei se come prima cosa gli venisse in mente di darsi di nuovo alla fuga».
Era il 30 giugno 2008, ma sembra ieri, quando a San Giorgio delle Pertiche, nell'Alta Padovana, era arrivata una prima, confusa, notizia dalla Spagna: Federica era sparita ma in hotel la polizia aveva trovato portafoglio e documenti. Tutto in ordine quindi, anche se la prima ipotesi dell'allontanamento volontario della giovane dipendente di Morellato non era decollata nemmeno per un istante. A gettare per sempre il cuore della famiglia Squarise in fondo al pozzo della disperazione ci penserà la cruda realtà soltanto una settimana dopo. Il 7 luglio il corpo nudo di Federica verrà trovato nascosto in un parco non distante dal centro della cittadina spagnola. Su di lei i segni di una fine violenta, di uno stupro e di una lotta che non ha lasciato scampo. «La famiglia Squarise si è sempre detta contraria alla concessione di permesso per il Gordo continua l'avvocato Usai auspicando la massima rigorosità nel rispetto della pena. Ripeto, è alta la possibilità che scappi».
I SOLDI
C'è poi la partita dei risarcimenti. Eccezion fatta per un assegno da 10mila euro consegnato dalla Regione Veneto quando il processo era agli albori, la famiglia Squarise non ha mai avuto nessun ristoro economico per la morte di Federica. E sì che la sentenza del tribunale spagnolo di Girona aveva condannato Victor Diaz Silva a rifondere con 250mila euro i genitori e i due fratelli della sua vittima. «L'imputato però era un soggetto nullatenente e sconosciuto all'anagrafe tributaria spiega il legale - Lo Stato risarcisce solo se le parti offese dipendono economicamente dalla vittima del reato. È la sconfitta più grande perché quei soldi sarebbero stati usati nella maniera più solidale possibile: la famiglia era pronta a metterli a disposizione della Onlus Per Federica (chiusa invece due anni fa, ndr) per aiutare le donne vittime di violenza»
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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