LA TRAGEDIA
PELLESTRINA (VENEZIA) Un morto a Pellestrina, il prezzo più

Giovedì 14 Novembre 2019
LA TRAGEDIA PELLESTRINA (VENEZIA) Un morto a Pellestrina, il prezzo più
LA TRAGEDIA
PELLESTRINA (VENEZIA) Un morto a Pellestrina, il prezzo più alto di un evento improvviso quanto eccezionale che ha trasformato un tratto di laguna da cartolina estiva in uno scenario da apocalisse, flagellato da una matrigna ribelle. Con raffiche di vento a quasi 100 chilometri all'ora che hanno sospinto le acque con violenza ben oltre quel muretto di contenimento eretto lungo le rive ricostruite da qualche anno, con un enorme investimento. Fin nelle case, negli scantinati, nei pianterreni dove da sempre gli abitanti vivono, nonostante gli episodi di alta marea che hanno costellato la vita di ciascuno. Ma questa volta tutti si sentivano al sicuro, grazie alle pompe di sollevamento che finora nei casi peggiori avevano funzionato, tenendo quasi all'asciutto il centro abitato. Invece martedì queste apparecchiature sono state aggredite da una tale violenza e da una tale pressione idrica che si sono rivelate impotenti all'istante, per far defluire la quantità d'acqua che ha raggiunto quasi l'altro capo dell'isola.
Allagati per centinaia di metri i giardini, i campi da calcio che ricordavano le risaie, accatastate le auto nel punto più alto dell'isola, dalla parte del Murazzo Zendrini, che anche nel 66 era stato di fondamentale importanza.
COLPO DI GRAZIA
Ma il colpo di grazia è stato black out, durato per circa 14 ore, che ha reso impotente qualsiasi tentativo di intervento meccanico: la gente ha messo in salvo quanto poteva, al buio, ma ormai l'acqua aveva invaso, in modo diverso da zona a zona, - talvolta per 30 talvolta per 60 centimetri - le abitazioni, incuneandosi negli scantinati fino a due metri e mezzo.
Persi elettrodomestici, frigoriferi, lavatrici, caldaie, danneggiati i mobili e molte attrezzature da lavoro, molte auto sono diventate inservibili perché il motore è stato attraversato dalla salsedine, spazzati via i casoni da pesca, diventati nel tempo, al loro interno, dei loft di lusso.
E soprattutto la velocità con cui tutto è avvenuto ha spiazzato i più: perché erano attesi 140 centimetri, una quota che garantisce l'incolumità dell'isola se le pompe fossero entrate in funzione regolarmente. Invece le previsioni sono state aggiornate con continuità al rialzo. E nonostante per molti l'informazione arrivi in tempo reale, così non è stato per Giannino Scarpa, muratore di 78 anni in pensione: nel tentativo di staccare la spina di un freezer, per evitare un corto circuito, è rimasto folgorato da una scarica elettrica potentissima, quando il pavimento del suo appartamento ha iniziato ad essere bagnato dall'acqua che entrava. E le testimonianze sono concordi: per tutti si è trattato di una specie di tsunami: l'acqua, superato il muretto in laguna, entrava dalle porte e dai balconi, dalle prese di corrente, dai fori di areazione. Improvvisamente, quel flusso di acqua pur consistente è diventato un'ondata, devastante. E non è rimasto che rimboccarsi le maniche.
SECCHI E RAMAZZE
«Abbiamo passato la notte con secchi e ramazze - raccontano gli abitanti - ma sembrava di dover svuotare il mare con un cucchiaino. Più lavoravamo, più ci sembrava che arrivasse acqua. E non avevamo mai visto punti di Pellestrina bagnati dall'acqua della laguna, neanche nell'alluvione del 66. Gli scarichi dei tombini risultavano intasati e non ricevevano l'acqua».
Nella tarda mattinata di ieri sono arrivate alcune pompe della Protezione civile in sostituzione di quelle già installate, con varie peripezie: dalla terraferma sono state imbarcate successivamente su due ferry boat, al Tronchetto e a Santa Maria del Mare. Ma i traghetti a loro volta, in condizioni di marea superiori a 130 centimetri, facevano fatica a imbarcare mezzi pesanti. Così è stato necessario attendere e sono state messe in funzione soltanto nel primo pomeriggio, quando doveva esserci il picco minimo, grazie ai volontari provenienti da tutta la Città metropolitana. Ma l'acqua è defluita molto lentamente, ieri sera alle 18 c'erano ancora una ventina di famiglie con l'acqua in casa. All'imbrunire, oltre a 60 pompieri dei comandi di Verona e Vicenza coordinati dall'ingegner Matteo Carretto, è arrivata un'apparecchiatura mastodontica dei vigili del fuoco: quattro stazioni di pompaggio ad alta capacità che riescono ad aspirare fino a 50 metri cubi al minuto. Si lavorerà fino a quando l'emergenza non sarà conclusa, nella speranza che il peggio sia passato.
Raffaella Vittadello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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