LA TRAGEDIA
PADOVA Lei era seduta per terra, in pigiama, con la gola squarciata.

Martedì 5 Marzo 2019
LA TRAGEDIA
PADOVA Lei era seduta per terra, in pigiama, con la gola squarciata. Lui martoriato di coltellate, disteso a pancia in giù sul pavimento dell'antibagno al secondo piano, che era diventato un lago di sangue rappreso. Così sono stati ritrovati dalla polizia, ieri alle 16, i corpi di Piermatteo e Donatella Rigon, 49 e 52 anni, fratelli che vivevano al numero 50 di via Faggin, una strada di villette dell'Arcella, il quartiere più popoloso di Padova.
L'ALLARME
A far scattare l'allarme è stato un vicino di casa che non vedeva i due da parecchi giorni: silenziosi e riservati, erano diventati ancor più schivi da quando l'anziana madre era morta a dicembre. A destare sospetto erano l'auto ferma da tempo, quella finestra al secondo piano sempre aperta, diversamente dalle loro abitudini, e la luce accesa - di giorno e di notte - in un'altra stanza della casa, al piano terra, un bagno. Il vicino, che conosceva bene la famiglia, ancora da quando il padre e la madre dei tre fratelli erano in vita, ha quindi chiamato il maggiore dei Rigon, Mirco, che abita in un'altra casa e che non sentiva Piermatteo e Donatella da un paio di settimane. Arrivato al cancello d'ingresso, l'uomo ha provato più volte a suonare il campanello senza ottenere alcuna risposta. Così, preoccupato che fosse effettivamente successo qualcosa di grave, ha telefonato alla polizia. Sul posto è arrivata una pattuglia che ha constatato che, in effetti, non sembrava esserci nessun segno di vita all'interno della villetta di due piani con mansarda che si affaccia nella tranquilla strada residenziale, dove tutti ancora si conoscono, diversamente da altre zone della città del Santo.
LA SCOPERTA
Vista la situazione, gli agenti, con consenso del fratello Mirco Rigon, hanno forzato la porta d'entrata della casa. Al piano inferiore non c'era nessuno, quindi sono saliti a quello superiore per controllare le camere da letto. Nell'antibagno, la stanza centrale, dove gli scuri erano rimasti sospettosamente aperti da giorni, è stata fatta la macabra scoperta. Piermatteo e Donatella erano lì, morti da più di qualche giorno, forse addirittura una settimana. Il pavimento era incrostato da un lago di sangue rappreso, diventato ormai quasi nero. Tra il corpo di lei, in pigiama, e quello di lui, un coltello da cucina. Segni inconfutabili che la morte è stata violenta, così sul posto sono giunti gli investigatori della Squadra mobile, gli uomini della Scientifica, il medico legale e il pubblico ministero Roberto Piccione.
Secondo l'ipotesi più accreditata, il delitto è stato catalogato dagli inquirenti come un omicidio-suicidio e sarebbe stato consumato addirittura una settimana fa, quando i vicini hanno visto per l'ultima volta Donatella rientrare in casa. Ancora da chiarire il movente. La posizione dei corpi, delle ferite e del coltello, però, spingerebbe gli investigatori a ipotizzare che il delitto sia stato commesso dall'uomo, che poi si è tolto la vita. Sarebbe escluso il coinvolgimenti di terze persone.
La situazione familiare era peggiorata di molto subito dopo Natale, quando era venuta a mancare l'anziana madre dei tre fratelli, malata da molto tempo, che era amorevolmente accudita da Donatella. Piermatteo in passato aveva avuto problemi di dipendenze, alcol e stupefacenti. Un periodo oscuro della sua vita che aveva lasciato in lui il segno. I vicini lo ricordano come un uomo che aveva cambiato il carattere rispetto a quando era giovane. «Ultimamente sembrava anche un po' pericoloso, con lo sguardo un alienato», taglia corto un amico d'infanzia. Il magistrato ha disposto l'autopsia, mentre Mirco Rigon è stato sentito in questura dagli investigatori che vogliono andare a fondo di questo sanguinoso dramma familiare.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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