LA TRAGEDIA
MEOLO (VENEZIA) Strage della Solfatara, un unico responsabile. È

Venerdì 29 Gennaio 2021
LA TRAGEDIA MEOLO (VENEZIA) Strage della Solfatara, un unico responsabile. È
LA TRAGEDIA
MEOLO (VENEZIA) Strage della Solfatara, un unico responsabile. È stato condannato a 6 anni di reclusione Giorgio Angarano, 73 anni di Pozzuoli, legale rappresentante della società Vulcano Solfatara srl che gestiva da anni l'area flegrea dove il 12 settembre 2017 hanno perso la vita Massimiliano Carrer, la moglie Tiziana Zaramella e il loro figlio Lorenzo, precipitati uno dopo l'altro in una voragine e asfissiati dai gas venefici mentre stavano visitando il sito naturalistico. La sentenza del processo con rito abbreviato, emessa ieri dal Tribunale di Napoli, ha accolto tutte le richieste avanzate nei suoi confronti dalla Procura. Oltre alla pena detentiva, ad Angarano è stata inflitta l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento delle spese processuali, mentre è stata stabilita la confisca dell'area della Solfatara alla sua società, già sotto sequestro dal giorno della tragedia, l'interdizione dell'esercizio dell'attività per sei mesi ed il pagamento di una sanzione pecuniaria di 172mila euro. Sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto gli altri cinque soci della Vulcano Solfatara srl che si erano sempre proclamati estranei alla gestione del sito e che ieri, al pronunciamento della sentenza, affiancati dai loro legali, si sono sentiti sollevati. Si chiude così il processo per una tragedia che ha scosso non solo il paese di Meolo, dove i Carrer abitavano, ma tutti coloro che sono venuti a conoscenza di quanto accaduto.
IL FATTO
In quel martedì 12 settembre 2017, il papà Massimiliano, la mamma Tiziana e i loro due figli Lorenzo di 11 anni e Alessio di 7 stavano trascorrendo l'ultimo giorno di vacanza in Campania prima della ripresa della scuola. I bambini avevano espresso il desiderio di visitare la zona vulcanica di Pozzuoli, ma mentre camminavano nell'area della Solfatara, Lorenzo si era avvicinato ad una fangaia aperta al pubblico per scattare una foto, quando è precipitato in una voragine che si era allargata sotto i suoi piedi. Nel tentativo di soccorrerlo, il padre e la madre erano finiti anch'essi all'interno della buca e tutti e tre erano rimasti asfissiati dai gas sprigionati dal sottosuolo.
IL SOPRAVVISSUTO
Solo il piccolo Alessio si era salvato perché era stato mandato a chiedere aiuto. È stato poi il bambino a riferire agli inquirenti quanto accaduto, oltre ad alcuni turisti presenti in quel momento nell'area naturalistica. Fin da subito la Solfatara era stata posta sotto sequestro ed erano stati indagati i responsabili della società, Giorgio Angarano ed i cinque soci, in seguito rinviati a giudizio assieme alla stessa società, con numerosi capi d'imputazione tra i quali le pesanti accuse di omicidio colposo e di disastro colposo, dopo che un pool di esperti, nominati dalla Procura partenopea, aveva rilevato gravi negligenze e imprudenze nella gestione del sito. Tutti gli imputati avevano quindi scelto il rito abbreviato, che consente la riduzione di un terzo della pena. Nel 2019 i familiari dei Carrer, assistiti dallo Studio 3A, hanno ottenuto in sede civile un considerevole risarcimento milionario, che ha evitato soprattutto all'unico bambino superstite ed ai suoi parenti dei penosi strascichi giudiziari. Adesso però attendevano una risposta dalla giustizia penale, dopo le richieste di condanna a 6 anni per Angarano ed a 5 anni e 4 mesi per gli altri cinque soci. L'avvocato Vincenzo Cortellessa, del foro di Santa Maria Capua Vetere, difensore dei familiari delle vittime, ritiene equilibrata ma anche significativa la sentenza di ieri. «A parte la posizione degli altri soci - commenta Cortellessa riferendosi alla loro assoluzione - per tutto il resto sono state integralmente accolte le richieste della Procura: sei anni per l'amministratore della società non sono una condanna lieve. Quando la pena diventerà definitiva dovrà scontarli in carcere. È stata ritenuta colpevole anche la società stessa, che ha ricevuto una pesante sanzione pecuniaria, ma la vera punizione è la confisca dell'area, che le fa perdere una rilevante fonte di introito, considerato il quasi milione di turisti all'anno che faceva registrare il sito».
Emanuela Furlan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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