LA SVOLTA
BERLINO Un documento di 28 pagine, stilato in cinque giorni di colloqui e 24 ore di seguito fino a ieri mattina alle 10, è l'atto di nascita di quello che con probabilità sarà il prossimo governo di larghe intese in Germania, il terzo di Angela Merkel. La fumata bianca fra Cdu-Csu e Spd è giunta dopo un'intera giornata e un'intera notte trascorse nella sede Spd a Berlino, al quinto piano del Willy-Brandt-Haus a Kreuzberg. Fino alla fine il rischio era di un nuovo fiasco, il secondo dopo quello per un governo Giamaica a novembre. Sarebbe stato il requiem per la Merkel, ma anche per Martin Schulz (Spd) e Horst Seehofer (Csu). Soddisfazione di tutti nel presentare l'esito dei colloqui definiti da Schulz «lunghi, duri, tesi, intensi, turbolenti». Per la Merkel sono stati «un prendere e un dare» ma «seri e profondi» nell'interesse del Paese: ora la Germania può «continuare a vivere bene per i prossimi 10-15 anni». Sarà anche un rilancio dell'Europa: Berlino si impegna ad aumentare il contributo nelle casse Ue. «Vogliamo rafforzate l'Ue affinché affronti meglio i suoi compiti», recita il documento. Sollievo anche in Europa, con l'euro che si è subito impennato raggiungendo i massimi da tre anni sul dollaro: 1,2 biglietti verdi per un euro. Per il premier italiano Paolo Gentiloni l'intesa è «una buona notizia per l'Europa». Anche per il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani è una «notizia positiva, la Ue ha bisogno di stabilità per il rilancio del processo di riforme». Soddisfatto anche Macron. Ma vediamo i punti principali del documento: in materia fiscale l'aliquota massima non viene elevata al 45% come voleva la Spd ma resta al 42%. Il ricongiungimento delle famiglie di migranti non passa ma il tetto di arrivi viene portato a 220.000 l'anno e si autorizza l'ingresso di 1.000 familiari al mese. Non passa anche l'assicurazione dei cittadini (copertura sanitaria unica privata e pubblica) voluta dalla Spd per superare la sanità di due classi, ma saranno parificati i contributi di datori di lavoro e lavoratori che finora versavano di più. Le pensioni saranno garantite al livello attuale fino al 2025 (48%) e sarà introdotta una pensione minima per i lavoratori a basso reddito.
L'accordo sul clima, per una riduzione entro il 2020 del 40% delle emissioni di Co2, slitta di 10 anni. Decisi anche un aumento a 25 euro dell'assegno mensile per i figli, l'incremento di 8.000 unità nell'assistenza agli anziani, 15.000 nuovi poliziotti, 2.000 nuovi posti nella giustizia, investimenti in edilizia, in istruzione, cultura, ricerca e sviluppo (3,5% del Pil) e digitale (Gigabyte a tappeto) e strutturali nell'Est. Nella lunga maratona i negoziatori sono stati rifocillati con Currywurst, specialità berlinese, e Gulaschsuppe. Qualche big si è anche concesso una partitina a Skat.
IL GRANDE RESET
Nell'insieme il documento è buono ma manca il grande reset che i tedeschi si aspettavano dopo la debacle subita dai tre partiti a settembre. L'Europa, in testa nel documento, funge refrain unificante con cui si spera di spiccare il volo, ma la strada è in salita, soprattutto per la Spd. Cdu e Csu non hanno bisogno di un congresso per l'ok, scontato, del partito. La direzione Spd deve ora convincere la base riottosa a un nuovo governo con la Merkel. Il 21 un congresso straordinario a Bonn voterà. Il sì non è scontato. Se vince il no, Schulz dovrà dimettersi e sarà la fine della sua carriera, ma lui è fiducioso. Se vince il sì, partiranno i negoziati di governo che dovrebbero durare poco. L'ultima parola tocca poi agli iscritti Spd che dovranno dire sì o no con voto per lettera. Se tutto fila liscio, a fine febbraio ci sarà la firma dell'accordo di coalizione e per Pasqua l'insediamento del nuovo governo, il quarto della Merkel. Se invece vince il no, si tornerebbe al voto e sarebbe la fine dell'era Merkel.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA BERLINO Un documento di 28 pagine, stilato in cinque giorni di colloqui e 24 ore di seguito fino a ieri mattina alle 10, è l'atto di nascita di quello che con probabilità sarà il prossimo governo di larghe intese in Germania, il terzo di Angela Merkel. La fumata bianca fra Cdu-Csu e Spd è giunta dopo un'intera giornata e un'intera notte trascorse nella sede Spd a Berlino, al quinto piano del Willy-Brandt-Haus a Kreuzberg. Fino alla fine il rischio era di un nuovo fiasco, il secondo dopo quello per un governo Giamaica a novembre. Sarebbe stato il requiem per la Merkel, ma anche per Martin Schulz (Spd) e Horst Seehofer (Csu). Soddisfazione di tutti nel presentare l'esito dei colloqui definiti da Schulz «lunghi, duri, tesi, intensi, turbolenti». Per la Merkel sono stati «un prendere e un dare» ma «seri e profondi» nell'interesse del Paese: ora la Germania può «continuare a vivere bene per i prossimi 10-15 anni». Sarà anche un rilancio dell'Europa: Berlino si impegna ad aumentare il contributo nelle casse Ue. «Vogliamo rafforzate l'Ue affinché affronti meglio i suoi compiti», recita il documento. Sollievo anche in Europa, con l'euro che si è subito impennato raggiungendo i massimi da tre anni sul dollaro: 1,2 biglietti verdi per un euro. Per il premier italiano Paolo Gentiloni l'intesa è «una buona notizia per l'Europa». Anche per il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani è una «notizia positiva, la Ue ha bisogno di stabilità per il rilancio del processo di riforme». Soddisfatto anche Macron. Ma vediamo i punti principali del documento: in materia fiscale l'aliquota massima non viene elevata al 45% come voleva la Spd ma resta al 42%. Il ricongiungimento delle famiglie di migranti non passa ma il tetto di arrivi viene portato a 220.000 l'anno e si autorizza l'ingresso di 1.000 familiari al mese. Non passa anche l'assicurazione dei cittadini (copertura sanitaria unica privata e pubblica) voluta dalla Spd per superare la sanità di due classi, ma saranno parificati i contributi di datori di lavoro e lavoratori che finora versavano di più. Le pensioni saranno garantite al livello attuale fino al 2025 (48%) e sarà introdotta una pensione minima per i lavoratori a basso reddito.
L'accordo sul clima, per una riduzione entro il 2020 del 40% delle emissioni di Co2, slitta di 10 anni. Decisi anche un aumento a 25 euro dell'assegno mensile per i figli, l'incremento di 8.000 unità nell'assistenza agli anziani, 15.000 nuovi poliziotti, 2.000 nuovi posti nella giustizia, investimenti in edilizia, in istruzione, cultura, ricerca e sviluppo (3,5% del Pil) e digitale (Gigabyte a tappeto) e strutturali nell'Est. Nella lunga maratona i negoziatori sono stati rifocillati con Currywurst, specialità berlinese, e Gulaschsuppe. Qualche big si è anche concesso una partitina a Skat.
IL GRANDE RESET
Nell'insieme il documento è buono ma manca il grande reset che i tedeschi si aspettavano dopo la debacle subita dai tre partiti a settembre. L'Europa, in testa nel documento, funge refrain unificante con cui si spera di spiccare il volo, ma la strada è in salita, soprattutto per la Spd. Cdu e Csu non hanno bisogno di un congresso per l'ok, scontato, del partito. La direzione Spd deve ora convincere la base riottosa a un nuovo governo con la Merkel. Il 21 un congresso straordinario a Bonn voterà. Il sì non è scontato. Se vince il no, Schulz dovrà dimettersi e sarà la fine della sua carriera, ma lui è fiducioso. Se vince il sì, partiranno i negoziati di governo che dovrebbero durare poco. L'ultima parola tocca poi agli iscritti Spd che dovranno dire sì o no con voto per lettera. Se tutto fila liscio, a fine febbraio ci sarà la firma dell'accordo di coalizione e per Pasqua l'insediamento del nuovo governo, il quarto della Merkel. Se invece vince il no, si tornerebbe al voto e sarebbe la fine dell'era Merkel.
Flaminia Bussotti
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