LA STORIA
VENEZIA Ci sono posti nel mondo in cui l'unica raccolta differenziata

Lunedì 9 Dicembre 2019
LA STORIA VENEZIA Ci sono posti nel mondo in cui l'unica raccolta differenziata
LA STORIA
VENEZIA Ci sono posti nel mondo in cui l'unica raccolta differenziata di rifiuti è quella effettuata porta a porta da povera gente che si fa consegnare dagli abitanti qualche pezzo di materiale riciclabile di minimo valore o dove gli ultimi della terra affondano le mani tra montagne di spazzatura sperando di trovare scarti che garantiscano spiccioli di sopravvivenza. Ma proprio in America Latina, nella terra di tante rivoluzioni, un giovane ricercatore veneto in Bolivia sta dando il suo contributo a un progetto per l'appunto rivoluzionario: riuscire a coinvolgere questi disperati spazzini per necessità in un piano di raccolta dei rifiuti che arrivi a inquadrarli in un contesto lavorativo, rompendo le catene della marginalità e del degrado.
Noi che esultiamo - giustamente - per l'esito della raccolta differenziata nel nostro Comune, che applaudiamo (non tutti) alle iniziative di Greta and friends, probabilmente non abbiamo la risposta a una domandina semplice: come funziona (se e quando c'è) la raccolta dei rifiuti nei paesi del Terzo o Quarto mondo? Dove finisce la loro spazzatura? In fin dei conti se è vero che non c'è un pianeta B anche quel che accade su questo fronte in Africa o in America Latina dovrebbe interessarci. Può essere almeno consolante sapere che uno di noi in Bolivia sta dando un contributo significativo a un nuovo approccio al tema in una delle città più affascinanti e complicate del mondo quale è La Paz. Dove, per l'appunto, si era quasi all'anno zero, come spiega Navarro Ferronato, giovane di Bassano con radici familiari anche a Mogliano, che con le sue attività legate prima alle tesi magistrale in Ingegneria per l'ambiente e il territorio (si è laureato a Trento nel luglio 2016) e poi al dottorato di ricerca in Scienze ambientali presso l'Università Insubria di Varese, presso il Dipartimento di scienze teoriche applicate, sta da tre anni collaborando con le autorità della città boliviana per l'avvio di una nuova politica per trasformare i rifiuti da enorme problema a potenziale risorsa.
EMERGENZE
«In Bolivia come in altri paesi le emergenze sono altre - spiega Navarro - o almeno quella ambientale non era percepita come tale. I rifiuti vengono semplicemente stoccati in grandi discariche - per la maggior parte a cielo aperto - e proprio il disastroso crollo di una delle più grandi - costruita in pendio - ha generato una riflessione nel paese, i media hanno cominciato a focalizzare la loro attenzione sul tema e le autorità locali si sono mosse sulla spinta della pressione dell'opinione pubblica. Le persone più avvedute della classe dirigente boliviana hanno così cominciato a porsi il problema e con la mia tesi ho incrociato questa nuova sensibilità».
Decisivo è stato il riconoscimento che il Governo municipale di La Paz e la locale Università di San Andrés hanno dato al lavoro di Ferronato, con il supporto della professoressa Gabriela Guisbert (Dipartimento di ingegneria ambientale) e il prof. Marcello Gorritty (Istituto di ricerca e sviluppo dei processi chimici) che hanno fatto decollare il progetto.
CONTRIBUTI
«In Bolivia come in altri paesi sudamericani, dove mancano tecnologia e conoscenze specifiche, si è agito spesso solo sugli effetti delle emergenze, affidandosi a multinazionali che puntavano a risolvere la situazione contingente: facevano il loro business e se ne andavano. C'era invece bisogno di cominciare a progettare iniziative di gestione e raccolta dei rifiuti sul territorio, su piccola scala, verificandone la fattibilità e la successiva esportabilità in altri contesti del paese. Ed è quel che abbiamo fatto in collaborazione con le autorità locali».
Il lavoro di Ferronato, basato anche sul coinvolgimento delle popolazioni locali e sulla valorizzazione del ruolo di giovani e donne, ha attirato l'interesse della Ong italiana Coopi e ottenuto anche il contributo del distretto 2060 del Rotary international (Veneto-Friuli-Trentino) grazie al supporto dei club Bassano Castelli e La Paz Sopocachi. «Studiare le condizioni per far spazio a imprese locali di riciclaggio di rifiuti è stato il primo passo, puntando sull'informazione della popolazione locale. Un aspetto fondamentale ad esempio è l'inclusione dei cosiddetti raccoglitori informali nel sistema di riciclaggio: si tratta di quelle persone, nell'80% dei casi donne, che in Bolivia vanno nelle case o peggio nelle discariche per raccogliere gli scarti riutilizzabili con un minimo di ritorno economico. Dar loro un riconoscimento da parte del Governo municipale è un modo per far uscire queste persone dal limbo di precarietà e disumanità in cui spesso svolgono il loro lavoro».
NUOVA MISSIONE
Il lavoro di Ferronato, supportato da attori boliviani e italiani, sta incontrando un interesse crescente proprio per la sua applicabilità nel contesto della gestione dei rifiuti in una grande città in via di sviluppo in contesti a basso livello economico ed ha attirato anche l'attenzione della Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) che attraverso un bando pubblico finanzierà con una borsa di ricerca la prossima missione di Ferronato in Bolivia da metà gennaio. «Attraverso la cooperazione internazionale - conclude Ferronato, che nel Paese andino ha già trascorso 15 mesi in tre diversi periodi - e italiana in particolare, si sono create le condizioni perché possa partire un progetto articolato per supportare l'implementazione di piani di raccolta e trattamento dei rifiuti basato sui principi dell'economia circolare. La fiducia e la collaborazione delle autorità locali sono fondamentali, ora il grande obiettivo è far decollare una iniziativa pilota dal basso, basata sull'informazione e il coinvolgimento vero delle popolazioni locali, che possa essere quindi replicabile in altri contesti simili a La Paz».
Gira e rigira, anche su un tema peculiare come quello della gestione rifiuti vale la vecchia regola di chi vuol aiutare davvero popolazioni nel disagio: non serve tanto portare i pesci da mangiare quanto insegnare a pescare.
Tiziano Graziottin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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