LA STORIA
PORDENONE La cicatrice resta, il dolore per quel colpo di pistola contro

Venerdì 15 Febbraio 2019
LA STORIA
PORDENONE La cicatrice resta, il dolore per quel colpo di pistola contro il figlio non si cancella. Ma con la grazia, firmata ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la coscienza di Franco Antonio Dri, 77 anni, di Fiume Veneto, è più sollevata. Aveva ottenuto la comprensione di Procura e Carabinieri. I compaesani avevano raccolto 1.100 firme a supporto della domanda di grazia e i suoi legali, Giancarlo Zannier e Arnaldo De Vito, erano riusciti a ottenere anche l'attenzione del senatore Franco Dal Mas a Roma. Dri non ci credeva più. Quando ha visto il comandante dei carabinieri di Fiume Veneto pensava a un normale controllo, invece nel tardo pomeriggio di ieri il pm Federico Baldo ha firmato l'ordine immediato di liberazione.
LA PENA
L'uomo stava scontando un residuo pena di 6 anni 2 mesi e 20 giorni per l'omicidio del figlio Federico, 47 anni, tossicodipendente. Era il 26 gennaio 2015, quando esasperato afferrò la pistola al termine di una giornata di forti tensioni familiari. Lo scorso dicembre aveva lasciato il carcere di Treviso perchè aveva ottenuto i domiciliari. Ieri ha abbracciato il suo avvocato. Guardava l'atto del presidente Mattarella e ripeteva «non me l'aspettavo, non me l'aspettavo». Sorrideva, ma non era felicità. Era commozione, così grande che non riusciva nemmeno a parlare. «È un uomo che si tiene tutto dentro - spiega l'avvocato De Vito - Il dolore per la morte di Federico resta intatto, ma la grazia lo ha sollevato, significa che anche il Capo dello Stato, che rappresenta l'intera collettività, ha compreso il suo gesto». La domanda di grazia era supportata da una lettera di perdone firmata dai parenti e da una petizione. «Crediamo che Franco Dri - scrivevano i suoi compaesani - abbia scontato preventivamente il tempo che ancora dovrebbe trascorrere in carcere quando in mille modi, con la disperazione nel cuore, cercava di salvare il figlio».
Cristina Antonutti
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